#Recensione,

Recensione - La cattedrale del mare di Ildefonso Falcones

lunedì, agosto 31, 2020 Baba Desperate Bookswife 3 Comments

 

Il libro
La cattedrale del mare di Ildefonso Falcones 
Editore: Longanesi  | Pagine:650 | Pubblicazione: 2007  | Prezzo 14,00€| Trama Qui
Genere: narrativa storica

Notizie sull'autore
Ildefonso Falcones de Sierra (1959) vive a Barcellona con la moglie e i quattro figli. Il suo romanzo d’esordio, La cattedrale del mare, uscito in Italia presso Longanesi, è stato un successo sensazionale in tutto il mondo, e a oggi vanta oltre un milione di lettori. Vincitore di numerosi premi in patria, in Italia si è aggiudicato il Premio Boccaccio Sezione Internazionale. Dal romanzo è stata tratta la fortunata serie tv disponibile su Netflix.
Longanesi ha inoltre pubblicato i bestseller La mano di Fatima (2009), vincitore del premio Roma nel 2010, che mette in scena lo sterminio dei moriscos per mano dei cristiani nel Sud della Spagna del XVI secolo; La regina scalza (2013), ambientato a metà Settecento tra Madrid e Siviglia, tra l’oppressione dei gitani e il fiorire della vita teatrale, e il seguito della Cattedrale del mare, Gli eredi della terra (2016). Con Il pittore di anime (2019) si riconferma un maestro della narrativa storica raccontata con gli occhi degli umili e dalla parte degli oppressi.
Recensione 
e mezzo

STORIA DELLA MIA COPIA
Buongiorno lettori cari, come state? E così ci lasciamo alle spalle anche agosto, un altro mese è volato durante quest'anno così assurdo da non sembrare nemmeno reale. 
Oggi vi parlo di un libro che ho comprato senza sapere nemmeno il perché, un romanzo storico famosissimo in tutto il mondo che però non mi ha mai particolarmente attratta. Ne ho sentito parlare da diverse persone, poi un giorno capito in libreria e lo acquisto. Dopo nemmeno molto tempo, complice Lucrezia Scali, si organizza un bel gruppo di lettura. Proprio così è iniziata la storia di questa lettura e adesso non mi resta che parlarvi di quello che mi ha lasciato.

COSA NE PENSO
E Così mi ritrovo in Spagna intorno al quattordicesimo secolo e faccio conoscenza con Bernart Estanyol, sua moglie Francesca e il figlio Arnau. 
Questa è la storia del piccolo Estanyol, di come è nato, di ciò che è diventato e di tutto quello che lo circonda durante quel periodo storico lì. Un romanzo completo, composto da avvenimenti che hanno cambiato la Spagna, momenti di vita personale, intrighi, complotti, amori malati, passioni pure, inquisizione, fede, devozione, cattiveria, brutalità, sangue. Il tutto accompagnato dalla costruzione di una cattedrale, anzi LA CATTEDRALE: Santa Maria del Mar. Uomo e Opera Architettonica crescono insieme, pietra dopo pietra, fino al raggiungimento della bellezza. Io possiedo anche un'edizione illustrata del libro, che posso solo definire magnifica. 
Definire quest'opera semplicemente ricca sarebbe riduttivo; in tanti l'hanno paragonata a "I Pilastri della Terra" affermando si trattasse di una brutta copia. Io invece sostengo che sia molto meglio, più scorrevole ed emozionante. 
Il protagonista è un bambino che ha conosciuto la sofferenza troppo presto, ma che nella sfortuna ha avuto l'amore incondizionato di un padre che gli ha insegnato il rispetto e il significato di libertà. Arnau è un uomo, con le sue fragilità e il suo tallone d'Achille ma è un personaggio eccezionale, che non si può non amare. 
Vorrei spendere due parole anche sulle donne del romanzo, che purtroppo non riescono a trovare pace, o causa della troppa cattiveria cresciuta nel loro animo o perchè il Signore non è stato clemente nei loro confronti. Non che per gli uomini ci siano tante più gioie eh...diciamolo! 
Un affresco su quella che doveva essere la vita durante quegli anni, il peso della Chiesa, la brutalità dell'inquisizione, la giustizia che è semplicemente un termine, non un fatto. 
Un libro che non credevo mi sarebbe tanto piaciuto, un colpo di scena positivo nella mia vita da lettrice. 

PER CONCLUDERE
Non sono un'esperta, non ho letto molti romanzi storici di questo tipo ma posso affermare che si tratta di una lettura avvincente, scorrevole e mai banale. Probabilmente alcuni personaggi sono un po' forzati, lo scrittore si è lasciato trasportare e alcuni fatti magari sono un pochino esagerati e credibili solo in parte ma...si tratta di un romanzo e non di vita reale, quindi se il risultato è comunque positivo, alla fine...chissenefrega! Da leggere. Ma occhio, dovete avere lo stomaco forte perchè alcuni passaggi potrebbero avere degli effetti collaterali.

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settembre2020

Recensione - La bella estate di Mèlie di Barbara Constantine

domenica, agosto 30, 2020 Baba Desperate Bookswife 2 Comments

 

Il libro
La bella estate di Mélie di Barbara Constantine 
Editore: Cairo  | Pagine:221 | Pubblicazione: 2009 | Prezzo 15,00€| Trama Qui
Genere: narrativa 

Notizie sull'autrice
Barbara Constantine
È una sceneggiatrice francese di origini americane che ha lavorato, tra gli altri, con Robert Altman. Vive tra la campagna e Parigi. In Italia sono stati pubblicati i romanzi La bella estate di Mélie (Cairo, 2009), Non dire gatto... (Cairo, 2010), E poi, Paulette... (Einaudi, 2012).
Recensione 
4 STELLE E MEZZA SU CINQUE

Buongiorno carissimi, come state? Prima della fine del mese e dell'estate, torno a parlarvi di un libro che mi ha catturata. L'autrice la conoscevo già grazie ai consigli della mia amica Margherita. Tempo addietro lessi "...e poi Paulette" e mi piacque molto. Lo scorso anno comprai altri due libri firmati dalla stessa autrice ma editi in Italia da Cairo Editore. 

La bella estate di Mélie è ambientato in una campagna francese che profuma di ricordi, di affetto e di sentimenti positivi. 
Clara ha dieci anni e viene mandata per le vacanze estive a trovare la nonna Mélie, settantaduenne gagliarda che trascorre le sue giornate senza annoiarsi. Fanette, la madre di Clara, è alla ricerca della felicità, perché a parte la figlia, non ha grandi soddisfazioni sentimentali. 
Marcel è un vecchio amico del marito defunto di Mélie, oggi vive all'interno di una stanza presso una residenza per anziani, è un brontolone un po' imbruttito ma in fondo una brava persona. 

Barbara ci racconta di un'estate, di una bambina che sta per diventare ragazzina e prova i primi sentimenti verso l'altro sesso, ci narra cosa ha reso i personaggi quello che sono oggi, ci scrive di oggetti fatti aggiustare, di scampagnate in bicicletta, di nottate nello stesso letto, di gufi che cantano nella notte, di cinciallegre canterine, di feste estive, ma soprattutto la Constantine ci regala speranza e poesia. Fa sembrare le cose più semplici...le più belle. Che poi è così se ci si pensa bene. Bisogna godere delle piccole cose quotidiane e non perdere il momento pensando al domani. 
Non è un libro dove accade chissà che cosa, non vengono risolti misteri, non c'è una storia d'amore folle e travagliata. Ma c'è la bravura di una scrittrice poco conosciuta qui in Italia, un'autrice in grado di regalarmi emozioni semplici e durature, una persona che con il suo stile mi ha conquistata la prima volta e continua a farlo. 
Una scrittura diversa, un romanzo costruito in maniera differente, ma a livello emozionale questa storia mi ha ricordato una di quelle della mia amata Flagg. E magari la copertina non sarà come quelle della famosa autrice Americana, probabilmente in libreria non lo notereste nemmeno, ma vi assicuro che se siete alla ricerca di una storia semplice, di una scrittura diretta, che a volte passa da un personaggio all'altro senza troppe cerimonie, di sentimenti veri, allora questo libro potrebbe fare per voi. 
Se invece sentite la necessità di un romanzo prolisso e di descrizioni dettagliate di scene e paesaggi, adesso questo non fa per voi. 
Ad ognuno il suo! Il mio...l'ho trovato. ❤️
E comunque, come parla di anziani questa donnina qui... in pochi lo sanno fare. 

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#Recensione,

Recensione - La forma del silenzio di Stefano Corbetta

giovedì, agosto 27, 2020 Baba Desperate Bookswife 2 Comments

 

Il libro
La forma del silenzio di Stefano Corbetta 
Editore: Ponte alle Grazie  | Pagine:233 | Pubblicazione: 27/08/20 | Prezzo 16,00€| Trama Qui
Genere: narrativa

Notizie sull'autore
Stefano Corbetta è nato a Milano nel 1970. Accanto alla professione di arredatore di interni, ha affiancato negli anni esperienze in ambiti diversi: la musica jazz, il teatro, la scrittura.
Ha tenuto laboratori di scrittura in alcune scuole dell’area milanese. Ha esordito nel 2017 con il romanzo"Le coccinelle non hanno paura" (Morellini). "Sonno bianco", il suo secondo romanzo, è uscito per HACCA nel settembre 2018. Sempre nello stesso anno è stato incluso nella antologia "Lettera alla madre" (Morellini). Nel 2019 ha scritto due racconti che sono stati inclusi nella raccolta "Polittico" (Caffèorchidea) e "Mosche contro vetro" (Morellini).
Recensione 
Buongiorno lettori, come state oggi? Oggi vi parlerò di una storia un po’ diversa, un romanzo che narra la vita di Anna, giovane psicologa che da diciannove anni combatte con la mancanza di un fratello scomparso nel nulla in una notte d’inverno. Leo era piccolo, frequentava la scuola elementare nel 1964 ed era sordo. All’epoca non c’era spazio per i bambini che non potevano udire e parlare. Erano considerati diversi, problematici e dovevano andare in istituti apposta per loro, la lingua dei segni non era preventivata, anzi era bandita. 

“Lo aveva stabilito la Conferenza internazionale di Milano sull’educazione dei sordomuti nel 1880. Loro sapevano esattamente quale fosse la cosa migliore da fare. Loro, che non erano sordi nè muti, loro che potevano parlare e sentire e vivevano in quel mondo perfetto, loro che a occhi chiusi potevano dire il loro nome e lasciarlo galleggiare nell’aria, quelle stesse persone  che avevano deciso che nelle scuole La Lingua dei Segni andava bandita, perché i gesti erano per gli animali, l’istinto dei primati e svilivano l’uomo. Solo la parola avrebbe salvato. Perché in principio era il Verbo, e il verbo era Dio.”

Ho tremato davanti a questo estratto, mi sono sentita piccola e molto fortunata. Cosa ha dovuto patire il piccolo Leo? Ha dovuto trasferirsi per cinque giorni in un istituto a Milano, una scuola apposta per lui, un posto che detestava e che lo teneva lontano dalla sua famiglia e sopratutto da Anna, sorella maggiore amorevole e comprensiva, ragazzina che ha perso un pezzo di stessa nel momento stesso in cui i Carabinieri hanno dato loro la notizia della scomparsa. Da quel momento la famiglia si è frantumata, raccogliendo i pezzi di se stessa che avevano l’odore della paura e delle domande che non riceveranno risposta.

Dopo tutti questi anni un certo Michele trova Anna e le racconta con la Lingua dei Segni (anche lui non può sentire il rumore della vita) di aver visto Leo la notte della sua scomparsa. Niente altro. Solo questa confessione e poi il buio. Michele scappa e non riesce a formulare nessun altro pensiero. 

Questo è un libro particolare, una storia che non scorrerà veloce, che non vi terrà sulle spine con colpi di scena durante la lettura e non vi getterà nell’ansia. Questo romanzo vi permetterà di conoscere dei personaggi e vi metterà in contatto con loro, facendovi leggere nella loro mente disegnando con cura il loro profilo psicologico. Incontrerete Anna, le sue fragilità e il suo carattere schivo, la accompagnerete durante le sue ricerche, starete con lei quando non riuscirà ad alzarsi e avrà i conati di vomito dopo aver scoperto qualcosa su suo fratello. 
Scoprirete quanto spazio occupa una mancanza, quanto possa essere ingombrante il silenzio, quando invece si vorrebbe solo sentire un semplice verso. 
Conoscerete una donna, Elsa, che ha dovuto proteggere quello che restava della sua famiglia, non dandosi per vinta e sperando che il suo bambino stesse bene, ovunque fosse finito. 
Tasterete quello che si prova a ricevere delle risposte, quando forse non le si aspettava più e allora dovrete sedervi su di una sedia e sperare di non avere un mancamento perché la verità non sempre rende liberi.

Ho scoperto Stefano Corbetta e sono felice di aver dedicato il mio tempo di lettura alla sua nuova storia. Con uno stile scorrevole, dolce e poetico vi accompagnerà tra queste pagine ricche di emozioni e sentimenti. 
Oggi esce in libreria e io ancora lo ringrazio per avermi donato una copia di questo romanzo. L’ho portato in vacanza con me, dategli una possibilità. 










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Recensione - La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi

lunedì, agosto 24, 2020 Baba Desperate Bookswife 3 Comments

 

Il libro
La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi 
Editore: Longanesi  | Pagine:372 | Pubblicazione: 2015 | Prezzo 14,90€| Trama Qui
Genere: thriller 

Notizie sull'autore
Donato Carrisi è nato nel 1973 a Martina Franca e vive a Roma. Dopo aver studiato giurisprudenza, si è specializzato in criminologia e scienza del comportamento. È regista oltre che sceneggiatore di serie televisive e per il cinema. È una firma del Corriere della Sera ed è l’autore dei romanzi bestseller internazionali (tutti pubblicati da Longanesi) Il suggeritore, Il tribunale delle anime, La donna dei fiori di carta, L’ipotesi del male, Il cacciatore del buio, Il maestro delle ombre, L’uomo del labirinto, La ragazza nella nebbia, dal quale ha tratto il film omonimo con cui ha vinto il David di Donatello per il miglior regista esordiente, Il gioco del suggeritore. In uscita nell’autunno 2019 il film diretto da Donato Carrisi e tratto da L’uomo del labirinto.
Recensione 

Buongiorno ragazzi belli e buon lunedì! Oggi vi parlerò di un thriller tutto italiano scritto da un autore che ho scoperto qualche tempo fa grazie all'insistenza di Daniela Un libro per amico che mi ha fatto leggere il Suggeritore. Questo è il terzo libro dello scrittore pugliese che ho il piacere di sfogliare e tra l'altro...non finisce qui perché "La ragazza Nella Nebbia" è anche un film, diretto proprio da Carrisi, che grazie a questo lungometraggio ha portato a casa un David di Donatello come miglior regista esordiente. Insomma, non bruscolini.
 
Ad Avechot scompare una ragazzina, Anna Lou, una sedicenne ancora acerba cresciuta in una famiglia un po' bigotta, una ragazzina dai capelli rossi amante dei braccialetti di perline e dei gattini. Una vittima perfetta da santificare, un colpevole da scovare e da mettere alla gogna per la sua colpa. 
L'agente speciale Vogel è colui che si occuperà del caso, accompagnato dal giovane Borghi e dai giornalisti, che sembrano alleati dell'uomo di legge, coloro che puntano i riflettori sulla piccola e assonnata cittadina, ma che permettono i processi in piazza, quelli che alla fine macchiano indelebilmente la memoria delle persone. 

Una storia che si legge velocemente, senza intoppi e con la voglia di scoprire cosa è accaduto alla povera Anna Lou, un poliziotto accattivante ma con qualche macchia, un sospettato che convince lasciando qualche dubbio sulla sua personalità, personaggi interessanti e ben caratterizzati, un finale che però non mi ha convinta del tutto, che mi ha dato delle risposte per carità, ma non così soddisfacenti. 
Avete presente quando passate davanti ad una pasticceria e vedete un dolcetto pazzesco che non potete non mangiare. Lo desiderate, immaginate un ripieno a sorpresa nascosto lì dentro, lo afferrate, iniziate a mangiarlo e vi convince, quando arrivate alla fine eravate sicuri fosse il dolce perfetto ma qualcosa nel finale non vi ha convinto così continuate a pensare che sia strepitoso ma non perfetto. 
Questo è quello che è accaduto a me, ma ciò non toglie che sia uno dei mistery più gradevoli che abbia letto e sono curiosissima di vedere il film, che mi chiama da un po'. 

Ancora una volta penso all'abilità dell'autore di mischiare le carte e creare confusione nel lettore, che ad un certo punto sospetta un po' di tutti e nessuno, seduto sulla poltrona con il libro in mano si pone delle domande e inizia a fare congetture, senza riuscire però ad arrivare al dunque. Pensa ad Anna Lou, al dolore dei genitori, ad un Natale rovinato per sempre da una mancanza che non verrà mai colmata e poi invece si sofferma sul ruolo dei media, quello di ingrandire dei drammi che già sono immensi, infilando il dito nella piaga per fare ascolti e con le facce falsamente contrite fingono di voler essere d'aiuto ma il più delle volte sperano di fotografare un cadavere martoriato. 

Infine vi lascio con un quesito: come si fa a tracciare il confine tra il giusto e lo sbagliato? Ci sono delle regole da seguire? Se leggerete il libro...scoprirete il perché della mia domanda!  

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Recensione - Un'estate con la strega dell'ovest di K. Nashiki

venerdì, agosto 21, 2020 Baba Desperate Bookswife 4 Comments

 

Il libro
Un'estate con la Strega dell'Ovest   di Kaho Nashiki
Editore: Feltrinelli| Pagine:144 | Pubblicazione: 2019| Prezzo 12,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autrice
Kaho Nashiki è nata nel 1959 nella prefettura di Kagoshima e si è laureata all’Università Dōshisha di Kyoto. È autrice di romanzi, libri illustrati e saggi, per adulti e per bambini. Nel 1994, con il suo primo romanzo, Un’estate con la Strega dell’Ovest, vince il premio JAWC New Talent Award, il premio Nankichi Niimi e il premio Shōgakukan; il libro ha un successo enorme in Giappone e viene adattato al cinema. Da allora ha continuato a scrivere opere toccanti e sorprendenti, alimentata anche dai suoi interessi per le religioni tradizionali, le piante e i viaggi. Vive a Ōtsu, nella prefettura di Shiga, nel Giappone centrale. Per Feltrinelli ha pubblicato Un’estate con la Strega dell’Ovest. E altre storie (2019).
Recensione

Mai è una ragazzina difficile, così la definisce sua madre al telefono, mentre parla con la nonna, dalla quale la manderà poichè Mai non vuole più saperne di andare a scuola. 
La casa della nonna è immersa nella natura, gode di una bellezza fatta di serenità, quotidianità e amore. Pian piano la piccola protagonista capisce di essere al suo posto e inizia a godere della sua vacanza a casa dell'anziana Signora inglese che ha così tanto da insegnarle. 

Ho letto in giro che questo libro ha commosso i lettori di tutto il mondo e io mi rendo conto, ancora una volta, di non avere molto feeling con gli scrittori orientali. 
Non posso affermare che sia una brutta storia, che non scorra o che io non l'abbia compresa. Semplicemente non mi ha regalato molto e se devo pensare a come rispondere alla domanda diretta Ti è piaciuto? risponderei Carino dai!
Anche scrivere una recensione in questo caso è un arduo compito, semplicemente perchè non so cosa digitare sulla tastiera. Posso però dirvi che: 

  1. 1- ci ho messo molto tempo a leggerlo e tutte le volte che prendevo il kobo in mano...mi mettevo a fare altro.

  2. 2- ho pensato che Mai fosse molto tenera e che Io avrei voluto poter conoscere almeno una delle mie due  nonne, ma che purtroppo non sono stata così fortunata. 

  3. 3- L'epilogo ahimè è quello che mi ha emozionato di più ma che i racconti alla fine del libro non mi hanno entusiasmata nonostante aggiungano qualcosa alla storia stessa. Ma io non amo i racconti. 

  4. 4- non avevo alte aspettative, quindi non mi sento particolarmente triste, anzi in fondo è un mezzo successo, perchè solitamente lancerei i libri fuori dalla finestra (una cultura troppo lontana e sconosciuta dalla sottoscritta, a parte Le ricette della signora Tokue che ho amato alla follia).

  5. 5- Una volta terminato questo breve romanzo ho pensato di averci impiegato moltissimo tempo e che questo non era un buon segno, anche perchè ho mormorato "finalmente finito!" ma nonostante tutto non me la sento di parlarne male perchè non posso affermare che sia brutto. Semplicemente è grazioso ma...niente di più.
E ancora una volta vi ho permesso di entrare all'interno dei miei assurdi pensieri, senza badare troppo alla forma! Insomma siete o non siete dei vecchi amici di merende? Certe confidenze possiamo permettercele. Ma sopratutto visto che ancora non ho capito del tutto se per me questo librino sia promosso oppure no, vi chiedo di raccontarmi cosa invece vi ha stregato. Ditemi qualcosa che proprio vi ha emozionato leggendo le pagine scritte dalla Nashiki. 

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Recensione - TRE Una storia vera di violenza e rinascita di Panciroli e Spohr

mercoledì, agosto 19, 2020 Baba Desperate Bookswife 0 Comments

 

Il libro
Tre Una storia vera di violenza e rinascita di Alberto Panciroli e Lorena Spohr
Editore: BookaBook| Pagine: 132| Pubblicazione: maggio2020| Prezzo 11,00€| Trama: Qui
Genere: biografia
Notizie sugli autori
Alberto Panciroli nasce a Gorgonzola (Mi) nel 1959. Educatore e
formatore, lavora in ambito sociale con bambini, adolescenti e adulti. Ha
scritto articoli per riviste di settore e capitoli di libri di saggistica. Uno dei
suoi obiettivi è di coniugare le storie straordinarie che incontra professionalmente con la passione per la scrittura.

Lorena Spohr è nata a Barcellona nel 1974. Pedagogista, lavora in ambito sociale coordinando progetti e servizi a favore di donne, bambini e
famiglie. In questo libro ha unito il piacere della scrittura a una delle storie
incontrate nella sua professione.

                                              Recensione
Quante volte durante la nostra giornata parliamo di libertà o almeno usiamo questo termine? Qualche tempo fa sul mio profilo Instagram ho pubblicato una foto un po' sexy per una campagna contro le violenze psicologiche, fisiche e morali. Contro le offese. Contro i pregiudizi. Contro i giudizi facili che feriscono e fanno male. La Libertà è tutto, dalle piccole cose agli ideali massimi e finisce sempre dove inizia quella di un'altra persona. O almeno è quello che mi hanno insegnato. Oggi parleremo di qualcosa che purtroppo non cenna a fermarsi, ovvero le violenze fisiche e brutali sulle donne, sulle mogli.

Gli autori di questa storia, Alberto e Lorena, nella vita fanno gli educatori e non sono dei romanzieri di professione, ma hanno conosciuto la protagonista, Nalin e insieme hanno deciso di trascrivere in un piccolo libro la vita di questa donna, fatta di sofferenze, lacrime e umiliazioni. 
Se pensate di trovare un volume che vi faccia piangere a dirotto giocando sui sentimenti della vittima e poi digeriti da voi lettori...non è questo il caso. 
Questa storia è divisa in tre parti, tre vite: quella di Nalin quando abitava con la sua famiglia vicino a Istambul, quella del suo matrimonio, ovvero una vita durata venticinque anni e infine la terza, ovvero la sua esistenza dopo aver fatto il passo per uscire dall'oblio. 

Durante il mio percorso emotivo sono arrivata a queste conclusioni: 
  1.  gli autori sono stati formidabili, dopo aver lavorato per anni a questo progetto hanno costruito un libro di qualità, che acchiappa il lettore e non gli permette distrazioni. Sono poco più di 130 pagine e io l'ho letto tutto d'un fiato, senza quasi fermarmi.

  1.  Nalin è una vittima, ma invece di piangersi addosso va avanti come può, cerca di proteggere i suoi figli e spera che prima o poi le torture QUOTIDIANE finiscano. Non è stato scritto per ricevere una pacca sulla spalla, è stato scritto per supportare chi pensa di non riuscire ad uscire da determinate situazioni. 

  1. oltre ad essere d'aiuto o supporto a chi una situazione del genere purtroppo la vive... credo che possa essere un libro preventivo, una biografia da far leggere ai ragazzi nelle scuole, da far leggere sopratutto a quelle fanciulle che sognano di innamorarsi di Mr Grey, spiegare loro che la violenza esiste davvero, che i pazzi sono dietro l'angolo e si mimetizzano alla grande, dire loro di fare attenzione, che i segnali si possono anche vedere se si presta attenzione, ma sopratutto che le donne che muoiono sono tante, troppe. Anche solo una sarebbe un numero eccessivo. 
E mentre la rabbia cresceva dentro di me tra uno schiaffo che fa sanguinare un orecchio e un calcio che toglie il respiro, battevo le mani e pensavo al coraggio di una donna ormai stremata che riesce a pensare di poter trovare una soluzione. E se ci sono ancora persone che  giustificano la violenza ( eh si giovani ragazze, ci sono delle donne - questa è la cosa peggiore -  che pensano che se una moglie se le prende...in qualche modo l'avrà fatta grossa, certo che lui non avrebbe dovuto, però insomma Lei è proprio grama/rompiballe/litigiosa/puttana/incostante/fannullona/alcolizzata/drogata/ e che quindi anche se lui non doveva, lei se l'è cercata), e durante tutti questi confusi pensieri io applaudivo perchè oltre a dover combattere contro alla violenza di uno sposo aguzzino bisogna anche affrontare il giudizio e la paura di non essere credute. 

Nalin si è aggiustata da sola e adesso brilla più che mai, come una stella che ha conquistato un cielo e si gode il suo posto nel mondo, portando cicatrici, raccontando con fierezza che lei ce l'ha fatta. 
E se qualcuno afferma "ahhhh io no! Io uno così lo avrei mandato a cagare dopo un giorno" io a quel qualcuno dico a gran voce che NO! NON PUOI SAPERE COSA AVRESTI FATTO, A MENO CHE NON TI SIA CAPITATA UNA COSA ANALOGA. 

Leggetelo signori, perchè sì, a me lo ha proposto la casa editrice e probabilmente mi sarebbe sfuggito, ma sono molto, molto contenta di averlo tra le mani. Un piccolo documento che testimonia quanto si possa essere forti senza alzare un dito contro un'altra persona.  
Grazie Nalin per aver buttato su carta la tua atroce esperienza e grazie ai tuoi biografi che l'hanno saputa raccontare così bene. 

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#Nadia,

Keep Calm and Read Nadia #70 - Recensione di Sotto cieli rossi scritto da K. Kan

martedì, agosto 18, 2020 Baba Desperate Bookswife 4 Comments



Buongiorno lettrici e lettori, come procede la vostra estate? Le mie vacanze sono state più brevi del solito, ma almeno mi sono rilassata un po', e ci voleva!
Oggi vi parlo di un libro che non è né un romanzo né un saggio, ma semplicemente il racconto in prima persona della vita di una giovane ragazza cinese: sto parlando di Sotto cieli rossi, di Karoline Kan. Anche se il sottotitolo del libro parla di "millennial" la scrittrice è in realtà nata nel 1989, quindi ha già trentun anni e la maturità di una giovane donna.
Karoline naturalmente è il nome occidentale che l'autrice usa come "nome d'arte". Non ho capito il motivo, ma tra i giovani cinesi vige l'abitudine di avere un nome occidentale, non so se soltanto per praticità nell'interagire con europei e americani o anche un po' per moda. Il nome cinese della scrittrice è Chaoqun.

foto di Nadia

In questo libro Chaoqun comincia col raccontare al lettore che lei non avrebbe dovuta nascere: nel 1989 infatti era solidamente in voga la politica del figlio unico. Le donne potevano avere un secondo figlio soltanto se il primo era una femmina, perché il governo cinese"capiva l'importanza di un maschio" per l'economia famigliare. I genitori di Chaoqun hanno già un maschio, ma sua madre desidera fortemente una bambina, a costo di abbandonare la scuola dove insegna e di ricorrere a mille stratagemmi e sotterfugi per evitare di essere costretta ad abortire quando rimane incinta. Durante la politica del figlio unico per un bambino nato "illegalmente" bisognava pagare una multa salatissima, equivalente a diversi anni di stipendio. Chi non poteva permettersi questo prezzo condannava il figlio a una vita da clandestino, senza documenti per lavorare legalmente, viaggiare, sposarsi. La famiglia di Chaoqun riesce, con sacrifici e qualche regalia, a ottenere i documenti di identità per la bambina, ma l'autrice sentirà sempre forte il peso della sua condizione di "seconda", come una sorta di marchio che dovrebbe condizionarle la vita. Per questo motivo principalmente, per il sentirsi costantemente in competizione con il fratello in merito non solo ai risultati scolastici, ma anche al suo diritto di avere un proprio posto nel mondo, Chaoqun svilupperà un fortissimo senso critico nei confronti del sistema sociale cinese, delle sue contraddizioni, e in ultima istanza anche della sua stessa famiglia.
Quella di Chaoqun è la storia di una ragazza moderna, forte e ambiziosa che, pur essendo nata in un villaggio rurale, è riuscita a studiare per fare il lavoro che sognava, ovvero giornalista e scrittrice. Attraverso il racconto di episodi della propria vita l'autrice descrive la Cina moderna al pubblico occidentale, invitandolo a conoscere e ad apprendere prima di dare giudizi o accontentarsi di pregiudizi. Ero molto curiosa di leggere questo libro e forse le mie aspettative erano un po' troppo alte. Ero ansiosa di conoscere qualcosa in più sulla Cina, un Paese enorme di cui sappiamo veramente pochissimo, scoprendolo attraverso gli occhi di una donna giovane (quasi) come me. La storia di Chaoqun /Karoline mi è piaciuta molto e ho apprezzato la sua determinazione, ma avrei voluto saperne di più su un Paese dalla storia così antica e in un certo senso controverso. Sicuramente questo libro ha il merito di avermi incuriosita e spinta a informarmi di più; avrei comunque preferito un maggior approfondimento su tematiche solo sfiorate, come la strage di piazza Tien an Men o la soppressione del Falun Gong.



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#Recensione,

Recensione di Echi in Tempesta di C. Dabos

martedì, agosto 11, 2020 Baba Desperate Bookswife 4 Comments

 


Il libro
La Memoria di Babel di Christelle Dabos
Editore: e/o| Pagine: 560| Pubblicazione: 9 ottobre 2019| Prezzo 16,00€| Trama: Qui
Genere: fantasy
Notizie sull'autrice
Christelle Dabos (Costa Azzurra-1980) è cresciuta a Cannes in una famiglia di musicisti e artisti. Scrive le prime storie all’università. Durante un periodo di convalescenza si unisce al Silver Plume, una comunità di scrittori su internet che la incoraggia a partecipare a un concorso organizzato da Gallimard Jeunesse. Dal 2005 vive e lavora in Belgio. Nel 2013 ha vinto il Prix du Premier Roman Jeunesse Gallimard-RTL-Télérama per Fidanzati dell’inverno. Nel 2016 i primi due libri della saga sono stati premiati con il Grand Prix de l’Imaginaire.

voto complessivo serie:

                                       voto quarto volume:
e 1/2

Cari i miei amanti delle Arche, come state? E niente, oggi vi parlerò dell'ultimo capitolo di questa saga fantasy scritta dalla giovane autrice francese. 
Dovrebbe essere la resa dei conti, questo romanzo dovrebbe condurre il lettore alla verità e alla sistemazione dei molteplici personaggi. 
Finalmente Ofelia e Thorn hanno compreso di amarsi, e non poco, peccato che debbano nascondersi, entrambi devono cercare di rimanere in incognito per salvarsi e ottenere le risposte che cercano. Fino ad arrivare al finale, il gran finale oserei dire. Adesso cercherò di sintetizzare il mio pensiero. 

Purtroppo inizio con il dirvi che ho trovato l'inizio di questo volume alquanto caotico: l'autrice ha scritto un comodo riassuntino delle puntate precedenti e ha sintetizzato i vari personaggi per aiutare il lettore a districarsi meglio (molto utile devo ammettere). Nonostante questo purtroppo ho fatto fatica a stare dietro alle vicende di Ofelia, tutto mi è apparso confuso, sfumato e di difficile comprensione. Il termine che mi viene in mente è ATTORCIGLIATO. 
Ho sperato che le cose cambiassero andando avanti, ma purtroppo, anche se la situazione migliora e pian piano si giunge ad un risultato, non ho provato piacere durante la lettura, insomma ho terminato il volume perchè l'ultimo capitolo di una saga e non potevo non conoscere l'epilogo. 

Ho come avuto l'impressione che la Dabos abbia messo troppa carne al fuoco, confondendo il lettore con troppe domande e risposte arrivate solo alla fine e comunque trattate velocemente. Ad un certo punto cerano mille quesiti in ballo e nessuna risposta ancora data e ancora quesiti da far venire il capogiro. Sembrava di essere all'interno di una giostra, proprio come Ofelia all'interno dell'osservatorio. 

Ho apprezzato la metafora della ricerca del proprio Io, uno studio sulla comprensione e accettazione del proprio essere, uno sguardo dentro la propria mente e la consapevolezza di poter essere l'ombra di se stessi. Sicuramente molto profondo, ma forse, secondo il mio umile parere, troppo azzardato per il tipo di libro, o almeno per come è iniziato. Un fantasy diverso dal solito, questo sembravano urlare i primi due capitoli e io ho pensato "EVVIVA"! Forse non tutto è andato come speravo, pazienza.
Posso affermare però di essere felice di averli affrontati, nonostante questo non sia il mio genere preferito, lo rifarei, nonostante non abbia apprezzato quest'ultimo volume. E' una storia particolare, strana, confusa ma assolutamente fantasiosa. Tirando le somme... brava Christelle, non dev'essere semplice inventare dei mondi, essere credibile e fidelizzare il lettore! E poi la sciarpa, diciamocelo, è un bellissimo simbolo, un oggetto, un marchio. Ci piace :-) 

4 commenti:

#Nadia,

Keep Calm and Read Nadia #69 - Mia sorella è una serial Killer

martedì, agosto 04, 2020 Baba Desperate Bookswife 1 Comments


Buongiorno lettrici e lettori!

Oggi vi racconto di un esordio, un romanzo di un’autrice di origine nigeriana che si ambienta a Lagos: sto parlando di Mia sorella è una serial killler, di Oyinkan Braithwaite. Puntavo questo libro come un cane da caccia da quando ne ho letto la recensione fatta da uno dei miei contatti americani su Goodreads. Il numero di edizioni internazionali di questo libro continuava ad aumentare, ma, come spesso accade, in Italia non veniva tradotto, e mai come in questo periodo purtroppo non ho tempo di leggere in lingua. Per fortuna La nave di Teseo ha sopperito alla mancanza e io mi sono fiondata in libreria, perché questo romanzo mi chiamava tantissimo.

Fonte: Google

Mia sorella è una serial killer racconta la storia di due sorelle, Korede e Ayoola. La prima è la voce narrante, giovane infermiera sveglia e intelligente ma non particolarmente avvenente, con la passione per i detergenti per la casa. La seconda, così bella che nessun uomo sembra resisterle, superficiale e un po’ viziata, ha il “vizio” di assassinare fidanzati. La prima volta che succede Ayoola chiama la sorella perché la aiuti a pulire e a liberarsi del cadavere, e Korede crede alla legittima difesa, ma poi la storia si ripete, e Korede dovrà chiedersi se conti di più l’amore per la giustizia o la lealtà alla sorella. Il conflitto si farà pressante quando Ayoola conoscerà Tade, il medico di cui Korede è segretamente innamorata…

Mia sorella è una serial killer può essere definito una commedia nera: la Braithwaite intesse una storia originale e apparentemente semplice, ma che dà al lettore molti spunti di riflessione, dall’importanza della famiglia al potere della bellezza esteriore, senza trascurare piccoli ma interessanti accenni alla società nigeriana, tema che personalmente ho molto apprezzato. Il tutto venato da un’ironia sottile, che alleggerisce la storia e che traspare già dalla (a mio parere) meravigliosa copertina. Alcuni flashback, riguardanti un personaggio che non vi svelo per non spoilerare troppo, aiutano il lettore a comprendere la natura del rapporto tra le sorelle e creano quell’empatia che rende una storia apparentemente assurda assolutamente credibile.

Un romanzo che si legge velocemente ma senza spegnere il cervello, una lettura secondo me davvero indicata per questa stagione estiva. Spero che sentiremo ancora parlare di Oyinkan Braithwaite, perché la ragazza ha davvero stoffa!



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