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Recensione - La forma del silenzio di Stefano Corbetta
Il libro
La forma del silenzio di Stefano Corbetta
Editore: Ponte alle Grazie | Pagine:233 | Pubblicazione: 27/08/20 | Prezzo 16,00€| Trama Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autore
Stefano Corbetta è nato a Milano nel 1970. Accanto alla professione di arredatore di interni, ha affiancato negli anni esperienze in ambiti diversi: la musica jazz, il teatro, la scrittura.
Ha tenuto laboratori di scrittura in alcune scuole dell’area milanese. Ha esordito nel 2017 con il romanzo"Le coccinelle non hanno paura" (Morellini). "Sonno bianco", il suo secondo romanzo, è uscito per HACCA nel settembre 2018. Sempre nello stesso anno è stato incluso nella antologia "Lettera alla madre" (Morellini). Nel 2019 ha scritto due racconti che sono stati inclusi nella raccolta "Polittico" (Caffèorchidea) e "Mosche contro vetro" (Morellini).
Ha tenuto laboratori di scrittura in alcune scuole dell’area milanese. Ha esordito nel 2017 con il romanzo"Le coccinelle non hanno paura" (Morellini). "Sonno bianco", il suo secondo romanzo, è uscito per HACCA nel settembre 2018. Sempre nello stesso anno è stato incluso nella antologia "Lettera alla madre" (Morellini). Nel 2019 ha scritto due racconti che sono stati inclusi nella raccolta "Polittico" (Caffèorchidea) e "Mosche contro vetro" (Morellini).
Recensione
Buongiorno lettori, come state oggi? Oggi vi parlerò di una storia un po’ diversa, un romanzo che narra la vita di Anna, giovane psicologa che da diciannove anni combatte con la mancanza di un fratello scomparso nel nulla in una notte d’inverno. Leo era piccolo, frequentava la scuola elementare nel 1964 ed era sordo. All’epoca non c’era spazio per i bambini che non potevano udire e parlare. Erano considerati diversi, problematici e dovevano andare in istituti apposta per loro, la lingua dei segni non era preventivata, anzi era bandita.
“Lo aveva stabilito la Conferenza internazionale di Milano sull’educazione dei sordomuti nel 1880. Loro sapevano esattamente quale fosse la cosa migliore da fare. Loro, che non erano sordi nè muti, loro che potevano parlare e sentire e vivevano in quel mondo perfetto, loro che a occhi chiusi potevano dire il loro nome e lasciarlo galleggiare nell’aria, quelle stesse persone che avevano deciso che nelle scuole La Lingua dei Segni andava bandita, perché i gesti erano per gli animali, l’istinto dei primati e svilivano l’uomo. Solo la parola avrebbe salvato. Perché in principio era il Verbo, e il verbo era Dio.”
Ho tremato davanti a questo estratto, mi sono sentita piccola e molto fortunata. Cosa ha dovuto patire il piccolo Leo? Ha dovuto trasferirsi per cinque giorni in un istituto a Milano, una scuola apposta per lui, un posto che detestava e che lo teneva lontano dalla sua famiglia e sopratutto da Anna, sorella maggiore amorevole e comprensiva, ragazzina che ha perso un pezzo di stessa nel momento stesso in cui i Carabinieri hanno dato loro la notizia della scomparsa. Da quel momento la famiglia si è frantumata, raccogliendo i pezzi di se stessa che avevano l’odore della paura e delle domande che non riceveranno risposta.
Dopo tutti questi anni un certo Michele trova Anna e le racconta con la Lingua dei Segni (anche lui non può sentire il rumore della vita) di aver visto Leo la notte della sua scomparsa. Niente altro. Solo questa confessione e poi il buio. Michele scappa e non riesce a formulare nessun altro pensiero.
Questo è un libro particolare, una storia che non scorrerà veloce, che non vi terrà sulle spine con colpi di scena durante la lettura e non vi getterà nell’ansia. Questo romanzo vi permetterà di conoscere dei personaggi e vi metterà in contatto con loro, facendovi leggere nella loro mente disegnando con cura il loro profilo psicologico. Incontrerete Anna, le sue fragilità e il suo carattere schivo, la accompagnerete durante le sue ricerche, starete con lei quando non riuscirà ad alzarsi e avrà i conati di vomito dopo aver scoperto qualcosa su suo fratello.
Scoprirete quanto spazio occupa una mancanza, quanto possa essere ingombrante il silenzio, quando invece si vorrebbe solo sentire un semplice verso.
Conoscerete una donna, Elsa, che ha dovuto proteggere quello che restava della sua famiglia, non dandosi per vinta e sperando che il suo bambino stesse bene, ovunque fosse finito.
Tasterete quello che si prova a ricevere delle risposte, quando forse non le si aspettava più e allora dovrete sedervi su di una sedia e sperare di non avere un mancamento perché la verità non sempre rende liberi.
Ho scoperto Stefano Corbetta e sono felice di aver dedicato il mio tempo di lettura alla sua nuova storia. Con uno stile scorrevole, dolce e poetico vi accompagnerà tra queste pagine ricche di emozioni e sentimenti.
Oggi esce in libreria e io ancora lo ringrazio per avermi donato una copia di questo romanzo. L’ho portato in vacanza con me, dategli una possibilità.
Mi hai assolutamente incuriosita e adesso la wishlist si allunga! Sentiti in colpa ahahahah!
RispondiEliminaSì, lo farò ah ah ah ah ah ah
EliminaAnzi, a pensarci bene...nemmeno un po'!!!