#Recensione,

Recensione - Quello che si salva di Silvia Celani

venerdì, settembre 25, 2020 Baba Desperate Bookswife 3 Comments


Il libro
Quello che si salva di Silvia Celani
Editore: Garzanti | Pagine: 287| Pubblicazione: settembre 2020 | Prezzo 16,90€| Trama: Qui
Genere: narrativa 
Notizie sull'autrice
Silvia Celani è nata a Roma, ma da sempre vive in provincia, in una casa immersa nel verde, dove ama invitare gli amici per pranzi e cene che, di solito, si prolungano all’infinito. Adora i libri, il mare e le facce impiastricciate di Nutella dei suoi bambini a colazione. È sicura che Walt Disney avesse ragione: «Se puoi sognarlo, puoi farlo». Per Garzanti ha pubblicato nel 2019 "Ogni piccola cosa interrotta".
Recensione 
e 1/2

Lo scorso anno ho avuto il grande piacere di conoscere un'autrice esordiente molto emozionata ma carica di positività. Mi trovavo a Milano, seduta al fresco in un dehor di un lussuoso hotel a sorseggiare buon vino in compagnia di questa donna dolce, motivata e appassionata. 
E' trascorso poco più di un anno e ricordo con affetto il suo esordio letterario, così non appena ho scoperto che sarebbe "uscita" di nuovo ho pensato che avrei dovuto leggere il suo nuovo libro, subito! Ringrazio Garzanti per la copia e Silvia per le frasi che mi ha dedicato su di un biglietto che conserverò con cura. 

Oggi vi parlerò di un libro che ho amato ancora di più del primo, di una storia che coinvolge per le verità trattate, che emoziona per il dolore ma anche per la tenerezza che i personaggi riescono a trasmettere. 
Giulia è una donna molto anziana, una vita alla spalle di cui non parla e un rito annuale da non trascurare mai: il 9 settembre c'è un giro da fare a Roma, un tour sempre uguale da percorrere in compagnia di Flavia, la sua vicina di casa ma anche una nipote acquisita. 
Flavia non conosce il perchè di questo anniversario, ne comprende l'importanza ma non fa domande, fino a quando Giulia non vede un sevivon (una trottola ebraica) raffigurato su di un cartellone. Giulia entra nel negozio ed esige quell'oggetto, ma non è possibile: andrà all'asta e prima di un mese non sarà in Italia. Questa notizia la sconvolge a tal punto da maltrattare Flavia, escluderla dalla sua vita quando le pone dei quesiti per aiutarla. Da qui in poi un tuffo nel passato, una ricerca di se stessi e due storie diverse da rincorrere. 

Silvia Celani torna in libreria più in forma che mai e ci racconta la storia della resistenza romana durante la seconda guerra mondiale, ci parla di persone che hanno combattuto per la libertà, rinunciando alla propria famiglia, dando in pasto ai leoni la sicurezza personale, sporcandosi le mani per una ragione giusta. Tutto questo senza trascurare un'ambientazione impeccabile e una psicologia dei personaggi disegnata con cura. 
La fragilità rende Flavia una persona sensibile: si accaparra i consensi del pubblico che fa il tifo per lei. Giulia è pragmatica, riservata e poco incline a parlare di se stessa, ma i continui salti temporali ci permettono di conoscere la persona che è stata. 

Un libro per approfondire e prendere spunto, un libro per riflettere sul significato di libertà, un libro ambientato in un periodo storico molto gettonato dagli scrittori ma in questo caso la Celani ci parla di qualcuno realmente esistito e questo volume è proprio un omaggio a quella persona lì. 
Se volete fare amicizia con due donne che mi hanno dato tanto non potete non prendere in considerazione "Quello che si salva", Giulia e Flavia vi accompagneranno alla scoperta di una Roma diversa, meno conosciuta e più malinconica. Grazie Silvia, mi hai fatto piangere ancora una volta. 

Vi lascio con una citazione.

"In ogni persona che incontriamo nella nostra vita, spesso cerchiamo qualcosa che va ben oltre quanto ci possa veramente offrire. Il ricordo di una sensazione. Una certezza che eravamo lì lì per conquistare da sole, ma che poi ci è sfuggita di mano. Ogni volta che incontriamo una persona, prima di legare il nostro cammino al suo, dovremmo capire se siamo attratte da quella persona o se invece cerchiamo in lei solo ciò che in quel momento non abbiamo. Ciò che non abbiamo mai avuto o che semplicemente abbiamo perduto."

3 commenti:

#Nadia,

Keep Calm and Read Nadia #72 - La lista degli stronzi di Niven

martedì, settembre 22, 2020 Baba Desperate Bookswife 5 Comments

Carissimi come state?  Siamo in autunno, è martedì e oggi tocca a Nadia :-) Meno male che c'è. Ci parla di un libro di Niven, che ho in lista ma che ovviamente ancora non è nemmeno entrato in casa mia. A presto.

Buongiorno lettrici e lettori! Come procede il vostro settembre?

Oggi voglio parlarvi dell’ultimo libro di John Niven, scrittore famoso per la sua vena dissacrante e l’ironia pungente, autore fra l’altro del celebre A volte ritorno (e se non l’avete letto, ve lo consiglio spassionatamente!).

Il romanzo di oggi si intitola La lista degli stronzi (si può dire stronzi sul blog, Baba? Va beh, ormai l’ho detto, ehehehe!), ma che cos’è questa lista così “particolare”? Per scoprirlo bisogna conoscere Frank, il protagonista di questa storia che si ambienta, e poi vedremo che c’è una ragione per questo, nel 2026. Frank è un malato terminale, ha un cancro al colon che si è rifiutato di curare ed è ormai solo al mondo, nonostante sia stato sposato tre volte e abbia avuto due figli. Frank insomma non ha più nulla da perdere, e decide di impiegare il poco tempo che gli resta da vivere per “regolare i conti” con chi, direttamente o indirettamente, ha rovinato negli anni la sua vita e quella delle persone a lui care.

fonte Google


Parlavamo dell’ambientazione del romanzo in un futuro piuttosto vicino: nel 2026 come se lo immagina Niven Donald Trump, dopo essere stato rieletto nel 2020, con uno scaltro colpo di mano ha lasciato la presidenza nelle mani della figlia Ivanka. I seguaci della famiglia presidenziale sono sempre più numerosi (o forse solo più rumorosi?), le leggi sull’armamento personale sempre più permissive e, al contrario, quelle sulla libertà individuale sono sempre più restrittive. Nonostante la relativa vicinanza al nostro presente, Niven è bravissimo nel tratteggiare un futuro distopico e fortemente inquietante, soprattutto se pensiamo che basterebbero davvero poche, avventate scelte per far sì che questo si avveri.

Non voglio scendere nei dettagli della lista di Frank perché vi rovinerei tutto il divertimento di scoprirla da soli; vi basti sapere che, se Niven ha ambientato nel futuro questo suo romanzo, l’ha fatto anche per potersi prendere la libertà di criticare alcune decisioni che gli statunitensi non hanno ancora preso consapevolmente ma che sono davvero dietro l’angolo se non si sceglie un deciso cambio di rotta.

Sicuramente, non vivendo negli USA non avrò colto tanti riferimenti alla situazione attuale che l’autore ha disseminato per tutto il romanzo, ma la penna affilata di Niven fa sì che questa storia sia perfettamente godibile (e forse un po’ meno spaventosa) anche per un europeo. La sola cosa che mi ha un po’ delusa, in un romanzo che fa riflettere e che è molto meno “leggero” di quanto possa sembrare a prima vista, è stata il finale. Ho trovato infatti la conclusione un po’ troppo affrettata, scialba e banale rispetto alle ottime premesse di tutta la storia. Ma forse Niven l’ha fatto consapevolmente: in fondo non è tanto la conclusione che gli interessava, ma mostrare al mondo come si è arrivati fino a quel punto.

Se non avete ancora letto nulla di questo autore ve lo consiglio senza riserve: scoprirete delle letture brillanti, divertenti e capaci di farvi riflettere anche a distanza di tempo!




5 commenti:

#Recensione,

Recensione - Cambiare l'acqua ai fiori di Valèrie Perrin

venerdì, settembre 11, 2020 Baba Desperate Bookswife 7 Comments

 


Il libro
Cambiare l'acqua ai fiori   di Valèrie Perrin
Editore: E/O| Pagine: 480| Pubblicazione: 2019 Prezzo 18,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autrice
Valérie Perrin lavora da sempre nel mondo del cinema e per anni è stata fotografa di scena delle più importanti produzioni cinematografiche francesi, tra cui quelle del marito Claude Lelouch. Con Cambiare l’acqua ai fiori ha vinto il Prix Maison de la presse, il Prix Jules-Renard e il Prix des lecteurs du Livre de poche.
Recensione

STORIA DELLA MIA COPIA
Buongiorno lettori, oggi vi parlerò di un caso raro, uno di quelli che in casa mia sono praticamente unici: ho acquistato un libro e ho iniziato a leggerlo a distanza di pochi giorni. 
Certo è che la challenge #lefatichelibrosediercole2 ha aiutato nell'impresa poiché uno degli obiettivi è: leggi l'ultimo libro comprato. 
Ma bando alle ciance, addentriamoci in questa storia, che ha del meraviglioso. 

COSA NE PENSO (e intanto vi racconto UN PO' DI TRAMA)
Violette è una signora di mezza età che lavora all'interno di un cimitero di paese, è la guardiana, quindi vive all'interno del muro che divide i vivi dai morti. Potrebbe sembrare un mestiere inquietante e insolito ma per una donna come lei, dal passato burrascoso e dalla vita priva di grandi aspettative è perfetto. Grazie alla sua presenza tranquilla e discreta la vita all'interno di questo luogo è rilassante e si respira un senso di pace: lei coltiva i fiori, pulisce tutte le tombe abbandonate a se stesse, si prende cura delle lapidi sulle quali non viene appoggiato nemmeno un fiore. Violette prende nota su di un quaderno delle cerimonie funebri, così se qualcuno ha perso una sepoltura lei può fornire i dettagli a chi ne sente il bisogno. La vita scorre va avanti, i bambini nascono e le persone muoiono, è un ciclo e Violette si occupa di rendere più che dignitoso l'ultimo saluto e si preoccupa di confortare quelli che restano, che poi sono coloro che realmente hanno bisogno di appoggio. Una sconosciuta è la candidata perfetta per questo ruolo. 
Un giorno però bussa alla sua porta un uomo che si domanda il perché sua madre voglia posare le ceneri sulla tomba di una persona che non fa parte della famiglia. Quest'uomo è un poliziotto e dover fare risolvere il mistero a qualcun altro è cosa insolita. Da quel giorno per Violette la vita non sarà più la stessa, nel bene e nel male. 


Devo ammettere che i casi editoriali mi fanno sempre un po' di paura: credo che spesso le storie vengano messe su di un altare, le aspettative vengono alzate e per quanto una storia possa essere bella, ci si ritrova a chiedersi se davvero sia così bella come scrivono. Allora aspetto sempre che le acque si chetino, che le persone si tolgano gli occhi a cuore dal viso e si buttino su qualche altra storia. A quel punto è IL MIO MOMENTO, intimo, personale, unico. Magari arrivo in ritardo ma mi godo il romanzo con i miei tempi. 

Questa volta non è andata così e temevo che la delusione potesse nascondersi dietro l'angolo. Per fortuna è stato diverso e le paure si sono sciolte come ghiaccio al sole. Violette ha fatto colpo con il suo guardaroba estate/inverno, il suo sorriso malinconico, la casa che profuma di accoglienza e conforto, i suoi fiori in giardino, i ricordi dolorosi, il futuro bianco, le rughe di tristezza, la voglia comunque di andare avanti per una strada.
La protagonista, perché nonostante diversi personaggi popolino questo libro l'unica e indiscussa regina è lei, è un'amica e conosciamo ogni angolo della sua esistenza come se ci avesse confidato i propri segreti proprio ieri, davanti ad una tazza di tè fumante. 
È una storia che rivela piano piano le verità che il lettore desidera tanto conoscere, l'autrice ci mette davanti i fatti e ci accompagna per mano per la strada della comprensione che fa male, come la vita stessa, ma non necessariamente porta alle lacrime, perché questo libro non è una storia "lacrimevole" ma è di consapevolezza e maturità. 

CONCLUSIONI:
Uno dei più bei libri che io abbia avuto il piacere di leggere negli ultimi anni ( e qualcosina leggo eh...) Ma con questo prendete le mie parole con le pinze: ognuno di noi cerca qualcosa, io so cosa ho trovato all'interno di "cambiare l'acqua ai fiori", secondo me dovete dare una possibilità a questo romanzo con aspettative diverse. Cercate una storia scorrevole, malinconica, tendenzialmente triste ma non strappa lacrime? Partite da questo punto. Ma non pensate "leggo questo romanzo perché mi hanno detto essere un capolavoro", non perché non lo sia, per me è stupendo, ma perché ognuno di noi ha un metro di giudizio differente. 

Mi raccomando, ci tengo tanto, fatemi sapere cosa ne pensate.

7 commenti:

#Nadia,

Keep Calm and Read Nadia #71 - Recensione di L'assassinio di Roger Ackroyd

martedì, settembre 08, 2020 Baba Desperate Bookswife 3 Comments



Buongiorno lettrici e lettori, come state?

Qualche giorno fa, dopo una chiacchierata con Baba, mi sono resa conto di quanti classici della letteratura esistano e di quanti (pochi) io ne abbia letti. Per esempio, restando nella mia comfort zone, prendiamo Agatha Christie: di suo avevo letto soltanto Dieci piccoli indiani. A proposito, sapevate che il titolo originale di questo romanzo era Ten little niggers e che poi è stato cambiato in And then there were none per evitare accuse di razzismo? In Francia si chiama ancora Dix petits négres, mentre noi l’abbiamo tradotto sostituendo una popolazione con un’altra, chissà poi perché!

Fonte Google

Tornando a noi, per cominciare a colmare questa grave lacuna nel mio curriculum di lettrice, e spinta da un’osservazione che fa Bussi nel suo ultimo romanzo (tra l’altro mi ha praticamente spoilerato l’assassino, merci Michel!) ho deciso di leggere (anzi, di ascoltare) L’assassinio di Roger Ackroyd, che sicuramente molti di voi conosceranno, in quanto è ritenuto uno dei capolavori della giallista inglese.

La trama che posso svelarvi si riassume molto in fretta: Roger Ackroyd, l’uomo più ricco nel paese di King’s Abbott, viene trovato morto nel suo studio. La nipote Flora, venuta a conoscenza del fatto che il famoso detective Hercule Poirot si è stabilito nel paese per godersi la meritata pensione, lo prega di investigare. 

La storia è narrata in prima persona dal medico del paese, il dottor Sheppard, che funge anche da assistente di Poirot. I sospetti sono numerosi, in quanto molte sono le persone che gravitavano intorno al morto e che avrebbero interesse nel farlo fuori. Ma come sempre, con logica e arguzia, Poirot svelerà il colpevole. Devo ammettere che, soprattutto all’inizio, avendo scelto l’audiolibro sono dovuta tornare indietro più volte per raccapezzarmi con tutti i personaggi che, come credo in molti dei romanzi della Christie, sono abbastanza numerosi. Una volta preso l’avvio, comunque, sono stata risucchiata dal meccanismo e ho apprezzato come ogni singolo tassello trovasse il proprio posto nella storia. Anche il colpo di scena finale è davvero azzeccato e originale, non solo per l’epoca di scrittura ma anche per i giorni nostri, e sono certa che, se non avessi avuto la pulce nell’orecchio dall’inizio per aver letto Au soleil rédouté, me lo sarei goduto infinitamente di più. A differenza di Dieci piccoli indiani, dove credo sia impossibile per il lettore comprendere chi sia il colpevole a causa della scarsità di indizi forniti, qui è possibile farsi un’idea dell’assassino a partire da una serie di particolari, anche se la ricostruzione risulta comunque complicata e macchinosa. “Per solutori esperti”, direbbe la settimana enigmistica!



Bene ragazzi, per un po’ con il poliziesco ho dato, ho bisogno di una piccola pausa. Per ora vi saluto, e vi aspetto alla prossima recensione!




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