#Recensione,
Recensione - Dai tuoi occhi solamente di Francesca Diotallevi
Il libro
Dai tuoi occhi solamente di Francesca Diotallevi
Editore:Neri Pozza| Pagine: 208| Pubblicazione: ottobre 2018| Prezzo 16,50€| Trama Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autrice
Francesca Diotallevi è nata a Milano nel 1985. È laureata in Scienze dei Beni Culturali. Tra le sue opere Le stanze buie, Amedeo, je t’aime e il racconto pubblicato in e-book Le Grand Diable, prequel di Dentro soffia il vento.
Recensione
Francesca Diotallevi è nata a Milano nel 1985. È laureata in Scienze dei Beni Culturali. Tra le sue opere Le stanze buie, Amedeo, je t’aime e il racconto pubblicato in e-book Le Grand Diable, prequel di Dentro soffia il vento.
Recensione
Questa è la storia romanzata di Vivian Mayer, la tata che per passione fotografava i momenti imperfetti delle persone; la fotografa dilettante che ha cambiato la visione della fotografia, la donna che ha sperimentato i primi "selfie" quasi un secolo prima della nascita di Instagram. Francesca Diotallevi torna a popolare le librerie italiane con un personaggio sconosciuto ai più, ma che ha avuto un suo peso in un determinato ambito.
Di questa autrice ho letto Amedeo Je T'aime, l'ho adorato ed è riuscito a mutare il mio modo di essere lettrice. Non esagero, quando leggo un romanzo, non appena arrivo alla fine penso: "mi è piaciuto...ma se lo paragono ad Amedeo...". Ok ok probabilmente non si dovrebbe fare, ma sono un essere umano imperfetto e questa cosa mi viene automatica, anche a distanza di moltissimi mesi, forse un anno. Fatemi togliere immediatamente il dente, posso dirvi che la storia della Mayer non ha avuto lo stesso effetto su di me, è un altro romanzo, un diverso personaggio e per quanto la penna di Francesca sia sempre la stessa, Vivian non è Jeanne Hébuterne. Ma tant'è, resta comunque una gran bella storia.
L'autrice ha deciso di partire dalla fine - ancora una volta - per tornare indietro e srotolare con maestria i gomitoli della vita della sua protagonista. Vivian ha origini francesi, vive parte della sua esistenza con la madre per poi proseguire il cammino in compagnia della nonna dopo l'ennesimo litigio con la genitrice, non conosce suo padre e non ha un buon rapporto con il genere maschile. C'è un'amica di famiglia, Jeanne, alla quale Vivian è particolarmente legata, il poco tempo trascorso insieme alla donna è stato di qualità e degno di essere ricordato. La protagonista è una bambina che diventa donna molto velocemente, la vita ha indurito il suo animo e la solitudine è sua alleata, fino a diventare indispensabile. Non gliene frega nulla di piacere al prossimo, è affezionata ai bambini che accudisce ma non dimostra chissà quale attaccamento e sicuramente le smancerie non fanno parte del suo essere. In questo libro incontrerà una persona, un uomo, l'unico che riuscirà a decifrare parte dell'animo di Vivian, nonostante sia il suo datore di lavoro e le loro conversazioni centellinate. La macchina fotografica è un mezzo di comunicazione, una forma d'arte inconsapevole, un modo per raccontare il mondo, una parte di quel mondo che Lei decide di guardare. Non è molto diverso dal raccontare delle storie, solo il modus operandi è differente.
Ho conosciuto una persona scontrosa e ho imparato a comprenderla e ad accettarla e nonostante il suo personaggio non abbia fatto breccia profondamente nel mio cuore le sono stata accanto come si fa con un'amica, accettandone il modo di essere, così poco incline ad esprimere emozioni.
Un romanzo che mi ha permesso di conoscere una grande artista e anche questa volta, non appena terminato il libro ho digitato "Vivian Mayer" su Google e mi sono messa sulle tracce di questo talento, vissuto da se stessa quasi come una condanna. E meno male che qualcuno ha sviluppato quelle fotografie o forse le è stato fatto un torto? Ecco, su questo ci sarebbe da discutere in effetti. Ma per comprendere quest'ultima frase, beh dovrete leggere il romanzo.
Di questa autrice ho letto Amedeo Je T'aime, l'ho adorato ed è riuscito a mutare il mio modo di essere lettrice. Non esagero, quando leggo un romanzo, non appena arrivo alla fine penso: "mi è piaciuto...ma se lo paragono ad Amedeo...". Ok ok probabilmente non si dovrebbe fare, ma sono un essere umano imperfetto e questa cosa mi viene automatica, anche a distanza di moltissimi mesi, forse un anno. Fatemi togliere immediatamente il dente, posso dirvi che la storia della Mayer non ha avuto lo stesso effetto su di me, è un altro romanzo, un diverso personaggio e per quanto la penna di Francesca sia sempre la stessa, Vivian non è Jeanne Hébuterne. Ma tant'è, resta comunque una gran bella storia.
L'autrice ha deciso di partire dalla fine - ancora una volta - per tornare indietro e srotolare con maestria i gomitoli della vita della sua protagonista. Vivian ha origini francesi, vive parte della sua esistenza con la madre per poi proseguire il cammino in compagnia della nonna dopo l'ennesimo litigio con la genitrice, non conosce suo padre e non ha un buon rapporto con il genere maschile. C'è un'amica di famiglia, Jeanne, alla quale Vivian è particolarmente legata, il poco tempo trascorso insieme alla donna è stato di qualità e degno di essere ricordato. La protagonista è una bambina che diventa donna molto velocemente, la vita ha indurito il suo animo e la solitudine è sua alleata, fino a diventare indispensabile. Non gliene frega nulla di piacere al prossimo, è affezionata ai bambini che accudisce ma non dimostra chissà quale attaccamento e sicuramente le smancerie non fanno parte del suo essere. In questo libro incontrerà una persona, un uomo, l'unico che riuscirà a decifrare parte dell'animo di Vivian, nonostante sia il suo datore di lavoro e le loro conversazioni centellinate. La macchina fotografica è un mezzo di comunicazione, una forma d'arte inconsapevole, un modo per raccontare il mondo, una parte di quel mondo che Lei decide di guardare. Non è molto diverso dal raccontare delle storie, solo il modus operandi è differente.
Ho conosciuto una persona scontrosa e ho imparato a comprenderla e ad accettarla e nonostante il suo personaggio non abbia fatto breccia profondamente nel mio cuore le sono stata accanto come si fa con un'amica, accettandone il modo di essere, così poco incline ad esprimere emozioni.
Un romanzo che mi ha permesso di conoscere una grande artista e anche questa volta, non appena terminato il libro ho digitato "Vivian Mayer" su Google e mi sono messa sulle tracce di questo talento, vissuto da se stessa quasi come una condanna. E meno male che qualcuno ha sviluppato quelle fotografie o forse le è stato fatto un torto? Ecco, su questo ci sarebbe da discutere in effetti. Ma per comprendere quest'ultima frase, beh dovrete leggere il romanzo.
0 commenti: