#Nadia,
Keep Calm and Read Nadia #97 - L'acqua del lago non è mai dolce - Recensione
Buongiorno lettrici e lettori!
Oggi voglio parlarvi del romanzo vincitore del Premio Campiello di quest’anno: sto parlando di L’acqua del lago non è mai dolce, di Giulia Caminito.
Fonte Google |
La protagonista di questo romanzo, Gaia, è una ragazza povera nella Roma degli anni Novanta e Duemila. Questo è ciò che più di tutto la definisce: il fatto di essere povera e di soffrire particolarmente questa condizione e tutte le conseguenze che comporta. Gaia (il cui nome, come lei stessa riconosce, non le si addice affatto) vive con la madre Antonia, il padre Massimo, immobilizzato su una carrozzina dopo un incidente sul lavoro, e i tre fratelli. È Antonia che pensa e provvede a tutto ciò di cui la famiglia ha bisogno: la casa, il cibo, i libri, perché con la cultura ci si affranca dalla povertà e dalla miseria, la cultura rende le persone consapevoli e permette loro di non ripetere gli errori di chi è venuto prima di loro. Seguiamo Gaia durante la sua infanzia, la sua adolescenza e il suo diventare adulta; è lei a parlarci in prima persona di ciò che le succede, delle sue reazioni e dei suoi sentimenti.
Nei confronti di questo romanzo mi sento piuttosto divisa: se da un lato ho apprezzato lo stile, molto personale e maturo anche se caratterizzato da scelte che io non avrei fatto (su tutte, la virgola a sostituire molto spesso altri segni di punteggiatura, come il punto e virgola, i sue punti e a volte anche il punto fermo), dall’altro ho trovato la storia di Gaia un po’ eccessiva e in alcuni punti anche inverosimile.
Mi rendo conto che il personaggio della protagonista nasca per stare antipatico al lettore (missione peraltro riuscita benissimo), ma ci sono svariati gesti che Gaia compie che nella vita reale non potrebbero in alcun modo restare impuniti. Lei invece se la cava sempre, come se per il resto del mondo non esistesse. Posso capire la metafora sottesa a questo, ma resta il fatto che non è plausibile, e questo a mio parere inficia un po’ la potenza della storia.
Gaia mi è risultata antipatica non tanto (o non solo) per la sua aggressività, per le reazioni completamente scomposte e instabili a cui si lascia andare, per il suo trovare soddisfazione e rivincita in ripicche meschine e infantili. L’ho trovata antipatica perché non prova mai entusiasmo per nulla. Ogni sua azione, dallo studio al fidanzarsi, ha l’unico scopo il tentativo di elevare la sua posizione sociale, di riscattarsi dalla vita di miseria in cui è nata. Non è mai davvero meramente felice; non sa godere né dell’amicizia, né dei successi scolastici, né, se non forse al lumicino, dell’amore.
I personaggi sono tutti caratterizzati molto bene, nonostante nessuno spicchi per simpatia. Da qualche piccolo dettaglio mi è parso di cogliere come la povertà descritta non sia stata effettivamente vissuta (uno su tutti: se sei povero e devi sfamare cinque o sei persone non credo che i carciofi siano la tua prima scelta tra le verdure), ma ci si passa sopra. Anche le ambientazioni mi sono piaciute perché particolarmente curate; non sono mai stata ad Anguillara Sabazia, ma le descrizioni della Caminito sono vivide e restituiscono alla perfezione l’immagine del paese.
Forse l’autrice ha voluto mettere un po’ troppa carne al fuoco in un romanzo non particolarmente lungo (mi riferisco alle vicende di Carlotta e di Iris), ma credo di capire la motivazione alle spalle. In generale il romanzo mi è piaciuto perché mi ha suscitato emozioni e riflessioni, anche se a mio parere sicuramente non è privo di difetti. Se amate le opere italiane e lo leggerete sono curiosa di conoscere le vostre opinioni!
Ciao Nadia, non ho letto il romanzo ma m'incuriosisce, soprattutto per i diversi pareri che leggo nella blogosfera :-)
RispondiEliminaSì, è vero, anch'io ho letto pareri contrastanti! Se lo leggerai facci sapere la tua opinione!
RispondiElimina