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Recensione - Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti
Il libro
Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti
Editore: Longanesi| Pagine: 363| Pubblicazione: 2018| Prezzo 16,90€| Trama: Qui
Genere: thriller
Notizie sull'autrice
Ilaria Tuti vive a Gemona del Friuli, in provinciadi Udine. Da ragazzina voleva fare la
fotografa, ma ha studiato Economia. Ama
il mare, ma vive in montagna. Appassionata
di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice
per una piccola casa editrice. Il
suo romanzo d’esordio, Fiori sopra l’inferno
(Longanesi 2018), è stato un vero e proprio
caso editoriale in Italia e all’estero, selezionato
come Crime Book of the Month
dal Times nel marzo 2019. Tra i punti di
forza, un’ambientazione suggestiva e inquietante,
uno stile fresco e maturo allo
stesso tempo, un meccanismo narrativo impeccabile
e una protagonista, Teresa Battaglia,
da subito indimenticabile.
Recensione
Questa è una storia narrata tra i monti, a Tavernì, un paese inventato dall'autrice, o per meglio dire un paesello il cui nome è inventato ma l'ambientazione è stata presa in prestito da un Comune che realmente esiste, in Friuli.
Capiamo subito quanto la Tuti sia legata alla sua terra, l'ambientazione è una colonna portatnte di questa storia e le descrizioni dei luoghi sono meticolose, permettono al lettore di immedesimarsi, di vedere quello che lei scrive, di sentire i profumi della terra, del bosco, degli alberi, l'odore tipico degli animali selvatici, ma anche anche quello dolciastro del sangue quando si mischia alla candida neve.
Viene ritrovato un cadavere senza gli occhi, apparentemente senza altre lesioni evidenti, ma con il volto sfigurato e uno spaventapasseri agghindato a uomo, con tanto di orologio messo al contrario. Cosa vorrà dire? Ed ecco che compare Teresa Battaglia, donna di mezz'età con la stanchezza a pesarle sulle spalle e su di un corpo un po' sformato e aggravato dalle bruttezze della vita. Una signora spigolosa, dal carattere burbero e poco incline alla socializzazione. Sembra divertirsi a prendersela con il nuovo arrivato, l'ispettore Marini, un giovane sicuro di sé ma che il commissario fa in fretta a smontare, senza troppi giri di parole: lei ha esperienza, ha studiato e in qualche modo riesce a creare il profilo psicologico degli assassini mentre lui è un pivello che è stato trasferito da poco per qualche motivo di cui lui forse si vergogna, un ragazzotto che crede di sapere ma in realtà conosce ben poco, l'inesperienza e l'età non sono dalla sua parte. La gerarchia è presto stabilita.
Perchè mi soffermo così tanto su questi due personaggi? Perchè sono il punto forte, anzi Teresa Battaglia lo è: indipendentemente dalla credibilità della storia, indipendentemente dal thriller, questo libro va letto anche solo per conoscere la protagonista perchè la Tuti ha inventato un personaggio interessante.
Il lettore poco alla volta vuole sapere tutto sul suo conto, per quanto risulti "tossica"e "velenosa", nonostante uno non vorrebbe mai averla come capo, anche se non ispira simpatia. Teresa Battaglia va scoperta, scartata piano, come una delle sue infinite caramelle nascoste nella tasca del cappotto. Marini è un'ottima spalla e proprio grazie ai battibecchi con l'ispettore, durante questo particolare e delicato caso seriale, riusciamo a scoprire cosa si cela dietro a quel viso stanco, che sembra incapace di sorridere.
Poi ovviamente c'è la ricerca dell'assassino, che come immaginerete non si limiterà all'uomo al quale ha privato gli occhi, ma c'è una gran bella storia dietro e i bambini in qualche modo sono i protagonisti di questa triste vicenda.
Tra il freddo delle montagne e la scontrosità dei locali, così attenti a non aiutare le forze dell'ordine a risolvere il caso per non infangare il nome del paese, il lettore seguirà parallelamente due storie: quella dell'uomo che stiamo cercando e la storia di un passato non così remoto, una storia reale alla quale Ilaria si è ispirata per scrivere questo thriller.
Sì perchè quello che mi piaciuto proprio tanto è stato il fatto che l'autrice abbia preso spunto da fonti storiche, sia per il luogo che per il fatto, anche se tutto molto romanzato, si intende. Certo, di fiction si tratta...ma siamo poi così distanti da quello che potrebbe accadere?
Un magnifico esordio e indubbiamente io non vedo l'ora di conoscere il seguito, la Battaglia mi ha letteralmente stregata.
Capiamo subito quanto la Tuti sia legata alla sua terra, l'ambientazione è una colonna portatnte di questa storia e le descrizioni dei luoghi sono meticolose, permettono al lettore di immedesimarsi, di vedere quello che lei scrive, di sentire i profumi della terra, del bosco, degli alberi, l'odore tipico degli animali selvatici, ma anche anche quello dolciastro del sangue quando si mischia alla candida neve.
Viene ritrovato un cadavere senza gli occhi, apparentemente senza altre lesioni evidenti, ma con il volto sfigurato e uno spaventapasseri agghindato a uomo, con tanto di orologio messo al contrario. Cosa vorrà dire? Ed ecco che compare Teresa Battaglia, donna di mezz'età con la stanchezza a pesarle sulle spalle e su di un corpo un po' sformato e aggravato dalle bruttezze della vita. Una signora spigolosa, dal carattere burbero e poco incline alla socializzazione. Sembra divertirsi a prendersela con il nuovo arrivato, l'ispettore Marini, un giovane sicuro di sé ma che il commissario fa in fretta a smontare, senza troppi giri di parole: lei ha esperienza, ha studiato e in qualche modo riesce a creare il profilo psicologico degli assassini mentre lui è un pivello che è stato trasferito da poco per qualche motivo di cui lui forse si vergogna, un ragazzotto che crede di sapere ma in realtà conosce ben poco, l'inesperienza e l'età non sono dalla sua parte. La gerarchia è presto stabilita.
Perchè mi soffermo così tanto su questi due personaggi? Perchè sono il punto forte, anzi Teresa Battaglia lo è: indipendentemente dalla credibilità della storia, indipendentemente dal thriller, questo libro va letto anche solo per conoscere la protagonista perchè la Tuti ha inventato un personaggio interessante.
Il lettore poco alla volta vuole sapere tutto sul suo conto, per quanto risulti "tossica"e "velenosa", nonostante uno non vorrebbe mai averla come capo, anche se non ispira simpatia. Teresa Battaglia va scoperta, scartata piano, come una delle sue infinite caramelle nascoste nella tasca del cappotto. Marini è un'ottima spalla e proprio grazie ai battibecchi con l'ispettore, durante questo particolare e delicato caso seriale, riusciamo a scoprire cosa si cela dietro a quel viso stanco, che sembra incapace di sorridere.
Poi ovviamente c'è la ricerca dell'assassino, che come immaginerete non si limiterà all'uomo al quale ha privato gli occhi, ma c'è una gran bella storia dietro e i bambini in qualche modo sono i protagonisti di questa triste vicenda.
Tra il freddo delle montagne e la scontrosità dei locali, così attenti a non aiutare le forze dell'ordine a risolvere il caso per non infangare il nome del paese, il lettore seguirà parallelamente due storie: quella dell'uomo che stiamo cercando e la storia di un passato non così remoto, una storia reale alla quale Ilaria si è ispirata per scrivere questo thriller.
Sì perchè quello che mi piaciuto proprio tanto è stato il fatto che l'autrice abbia preso spunto da fonti storiche, sia per il luogo che per il fatto, anche se tutto molto romanzato, si intende. Certo, di fiction si tratta...ma siamo poi così distanti da quello che potrebbe accadere?
Un magnifico esordio e indubbiamente io non vedo l'ora di conoscere il seguito, la Battaglia mi ha letteralmente stregata.
Questa è una di quelle lacune letterarie che prima o poi dovrò colmare ☺️☺️
RispondiEliminaCiao Gresi, ne vale la pena :-)
Eliminapiaciuto tantissimo anche a me
RispondiEliminaSto leggendo il secondo, ma secondo me, purtroppo, non è all'altezza del primo :-(
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