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Keep Calm and Read Nadia #85 - Sangue inquieto di Galbraith - Recensione

martedì, marzo 23, 2021 Baba Desperate Bookswife 0 Comments


Carissimi, oggi Nadia ci parla di una delle serie che preferisco in assoluto, di uno di quei libri che aspettavo da tanto, insomma torna Galbraith con un suo bel malloppone che ho comprato ma che non riesco a leggere, sicuramente non a marzo. Ma c'è la mia socia, lei è sul pezzo! Quindi godetevi la sua pazzesca recensione.
Buongiorno lettrici e lettori! Come state?

Oggi voglio parlarvi dell’ultimo capitolo (finora) di una delle mie serie preferite: mi riferisco a quella di Cormoran Strike e Robin Ellacott, e nella fattispecie a Sangue inquieto, l’ultima fatica di Robert Galbraith, aka J.K. Rowling.

In questo quinto episodio Cormoran e Robin si trovano alle prese con un cold case: vengono infatti ingaggiati da una donna per scoprire cosa sia effettivamente successo alla madre, la dottoressa Margot Bamborough, scomparsa nel 1974. I sospetti sembrano concentrarsi da subito su un serial killer dell’epoca, Dennis Creed detto Il macellaio dell’Essex, ma per i due detective venire a capo del mistero non sarà facile…
Fonte Google

Per parlarvi di questo romanzo, come in realtà di tutti i libri con questi due protagonisti, credo di dover scindere il giallo vero e proprio dalle vite personali dei personaggi. Il giallo infatti, come è ormai tradizione per Galbraith, è anche questa volta estremamente corposo e ricchissimo di personaggi e particolari. Nella loro indagine Strike e Robin si trovano a dover scavare nella vita di tantissime persone, tutte in un modo o nell’altro legate alla persona di Margot. Si tratta in un certo senso di un rebus complicatissimo e intricato, la cui risoluzione per il lettore (a meno che la tonta totale in tutto questo sia io) è praticamente impossibile, a meno da farla diventare un lavoro vero e proprio e di prendere appunti per tutta o quasi la durata del romanzo. Non voglio dire che non abbia apprezzato la costruzione del caso da parte dell’autore, anzi, mi ha appassionata cercare di comprendere se la dottoressa potesse essersi allontanata volontariamente o se davvero qualcuno avesse responsabilità per la sua morte. A mio parere la soluzione dell’indagine è un po’ bizzarra e poco credibile, ma non posso negare che a livello logico torni tutto perfettamente.

Il motivo per cui continuo a leggere questa serie, però, non è nella perizia con cui Rowling/Galbraith costruisce i suoi intrecci. Il motivo, e credo che il 99% dei lettori di Cormoran e Robin sia d’accordo con me, è la storia personale dei due protagonisti e l’alchimia tra essi, mai forzata, sempre sospesa su un metaforico filo, quella sì estremamente naturale.

Dopo cinque libri Cormoran e Robin sono molto di più di due semplici personaggi, sono due nostri cari amici. L’autore ha fatto con loro un lavoro tale che davvero sembra che i due detective possano staccarsi dalla carta e che li potremmo trovare a indagare per le strade di Londra (se solo riaprissero queste benedette frontiere io andrei in Denmark street a cercarli). Ho adorato ogni singola pagina di questo libro, soprattutto le parti in cui i protagonisti vivono la loro vita; ho cercato su internet ogni singolo profumo che Robin si prova, cercando di capire quale sarebbe piaciuto a me; ho rabbrividito e starnutito nelle strade allagate della Cornovaglia mentre Cormoran e la sorella Lucy tentavano di raggiungere gli zii a St. Mawes. O sono pazza io, o la Rowling è una vera, grande scrittrice.

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