#Nadia,
Keep Calm and Read Nadia #48 - Recensione di Favola di New York
Buongiorno lettori, è martedì e Nadia è qui a parlarci di un libro molto famoso, un romanzo che la casa editrice Fazi ha sponsorizzato e che tanti blogger hanno letto. Siete curiosi di conoscere il suo pensiero?
Buongiorno lettrici e lettori!
Tutto bene? Io, dopo la parentesi audiolibri, sono tornata per ora ai libri “da leggere”, e oggi vorrei parlarvi di un romanzo che posso solo definire “strano”: si tratta di Favola di New York di Victor LaValle.
Apollo è un giovane newyorkese, figlio di una donna di origini ugandesi che l’ha cresciuto da sola: il padre (bianco) è infatti sparito dalla circolazione quando Apollo era molto piccolo. Si innamora di Emma, una giovane bibliotecaria con la passione per il Brasile e una storia famigliare ancora più disastrata della sua, e con lei ha un figlio, che decide di chiamare Brian come il padre scomparso. La nascita di Brian porterà enormi cambiamenti nella vita dei due giovani, ed Emma sarà spinta a commettere un “gesto indicibile”, come riportato dalla sinossi. Da qui parte la “Favola” vera e propria raccontataci da LaValle. Protagonista di questa storia, infatti, non è, come si sarebbe portati a pensare, la depressione post partum, ma qualcosa di molto più oscuro e arcaico, contro cui i nostri protagonisti si troveranno a dover combattere.
Il titolo originale, Changeling, fa capire da subito al lettore che piega prenderà questa storia. Nella versione italiana si è voluto procrastinare l’elemento magico facendo scoprire al lettore, ma non so se questo sia stato un bene. Io per esempio sono rimasta spiazzata, nonostante mi aspettassi una componente fantastica.
Questo romanzo poteva essere la rivelazione di quest’anno, e magari lo è anche, ma ho l’impressione di non averlo compreso appieno. Ne ho apprezzato tantissimo lo stile, l’originalità nel mixare leggende, splatter e vita quotidiana in una grande città moderna, le ambientazioni (ho imparato di più su New York leggendo questo libro che guardando i vari film che vi si ambientano). Ho compreso che l’autore ha voluto far riflettere sulla difficoltà di essere genitori in epoca moderna, in cui la rete di supporto è decisamente meno fitta e coesa rispetto a quando i nostri bisnonni mettevano al mondo intere squadre di calcio. Ho apprezzato inoltre la critica all’uso indiscriminato della tecnologia e dei social media, tema decisamente attuale nella società contemporanea. Apollo non fa altro che postare foto del suo neonato su Facebook, un po’ perché ne è innamorato pazzo, un po’ perché vuol dimostrare al mondo di essere felice. Victor DeValle scrive benissimo e invoglia il lettore a proseguire con la storia capitolo dopo capitolo.
Cosa allora non mi ha convinta? Ho trovato il romanzo piuttosto sbilanciato: la prima parte, seppur in una certa misura funzionale a comprendere alcune cose della seconda, mi è sembrata troppo lunga e articolata; mi sono chiesta per troppe pagine dove volesse andare a parare lo scrittore. Inoltre –ed è questo che mi fa dire che probabilmente non ho capito cosa davvero volesse dire DeValle- la virata verso il fantastico è così inaspettata da stridere con tutto il resto. Insomma, il lettore fino a quel punto si è fatto una certa idea, e lo scrittore spariglia le carte e porta il tutto su un altro piano, ma senza che questo venga ben collegato con tutto il resto, almeno secondo me.
Anche i personaggi, a mio parere, in molti passaggi non si comportano come ci si aspetterebbe che facessero. Prendiamo Apollo, per esempio. Quando Emma comincia a comportarsi in maniera strana non cerca né di parlarle né di aiutarla, la considera semplicemente esaurita e fuori di testa. Quando poi il tutto vira al fantastico, al contrario, accetta tutto in maniera troppo semplicistica a mio parere, senza farsi neanche una domanda. Capisco che sia, appunto, una “favola”, ma in più punti mi sono trovata a pensare che alcune situazioni fossero assurde, nonostante accettassi la parte fantastica della storia.
Ogni volta che chiudo un libro ho una mia teoria, sicuramente spesso errata, sul messaggio che credo lo scrittore volesse trasmettere. Questa volta non ce l’ho, e non so se sia perché il libro ha dei difetti o perché io non sono stata abbastanza intelligente da capirlo. Mi dispiace perché secondo me Favola di New York aveva un grandissimo potenziale. Mi piacerebbe tantissimo discuterne con qualcuno che l’ha letto e ne abbia voglia: se ci siete battete un colpo!
A me invece è piaciuto davvero molto questo romanzo! Mi ha colpito profondamente, e dopo mesi di lettura, lo ricordo perfettamente come se fossi in ieri...
RispondiEliminaCiao Gresi! Non è che non mi sia piaciuto: mi fa rabbia perché avrebbe potuto essere perfetto e invece secondo me non lo è stato... mi ha suscitato troppe domande senza risposta. Tipo: come fa Emma a capire la verità su Brian? Va bene che "la mamma certe cose le sente", ma non affrontare questo punto mi è sembrato un po' troppo semplicistico. Poi sicuramente, le allegorie da cui conseguono mille spunti di riflessione sono mille, ma per essere perfetto a mio avviso avrebbe dovuto funzionare tutto a livello di trama, cosa che secondo me non è successa. Oppure è sfuggito qualcosa a me... sono sempre disponibile a mettermi in discussione :-)
EliminaCiao Nadia! Sai che invece a me non ispirava? Daniela lo voleva a tutti i costi (poi ancora non lo ha letto eh ah ah ah ah) a me invece ha lasciato indifferente sia la trama, sia la copertina. E' bello che tu abbia deciso di discutere sul blog di questo. E' un libro che hanno letto in tanti e spero possa venirne fuori un bel dibattito.
RispondiEliminaAllora diciamo anche a Dany di leggerlo, così poi le faccio una testa così con tutte le mie domande ahahah!
EliminaCiao Nadia, non credo che lo leggerò nonostante la professione di Emma. Però è sempre un piacere leggerti. Ciao da lea
RispondiEliminaCiao Lea! Per me è sempre un piacere trovare i tuoi commenti! Per quanto riguarda questo libro, blogger più autorevoli di me come Michele di Diario di una dipendenza l'hanno apprezzato senza riserve, quindi è probabile che io non l'abbia compreso appieno! Un abbraccio!
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