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Recensione di Nadia #1 - Il signore delle mosche di W. Golding

venerdì, gennaio 14, 2022 Baba Desperate Bookswife 0 Comments


Il libro
Il signore delle mosche di William Golding
Editore: Mondadori| Pagine: 277| Pubblicazione: 2017 questa edizione| Prezzo 13,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa 
Notizie sull'autore
Sir William Gerald Golding (Newquay, 19 settembre 1911 – Perranarworthal, 19 giugno 1993) è stato uno scrittore britannico. Nel 1952 cominciò a scrivere un romanzo intitolato Strangers from Within che spedì a diversi editori ottenendo solo risposte negative. Nel 1954 il romanzo venne pubblicato con il titolo Lord of the flies (Il signore delle mosche) dalla casa editrice Faber&Faber diretta da Thomas Stearns Eliot, che suggerì lui stesso il nuovo titolo, ispirandosi ad una metafora di Satana. Nel 1982 gli fu conferita la laurea ad honorem alla Sorbona e l’anno seguente il Premio Nobel per la letteratura.
                         Recensione di Nadia
Buongiorno lettrici e lettori!

Oggi voglio parlarvi di un romanzo che credo si possa ormai definire un classico (essendo stato pubblicato nel 1952), per ragazzi, anche se al giorno d’oggi credo che nessun genitore che ne conosca i temi trattati farebbe leggere un romanzo del genere al proprio figlio o figlia dodicenne. Sto parlando de Il signore delle mosche, di William Golding.

In seguito a un non ben identificato conflitto nucleare un aereo che trasportava un gruppo di ragazzini dai 6 ai 12 anni si schianta su un’isola deserta. I giovani superstiti, dopo un primo momento di euforia nel ritrovarsi vivi e padroni di un posto tutto per loro, decidono di costituire una sorta di società organizzata e di autogovernarsi, dal momento che con loro non c’è nessun adulto. L’esperimento però presto degenera in modo drammatico.

Ho sentito parlare tantissimo di questo romanzo e pertanto, sebbene abbia cercato di approcciarmisi nella maniera più neutra possibile, sapevo già in linea di massima cosa aspettarmi. O meglio, credevo di saperlo, perché si è rivelato diverso da ciò che pensavo, e alla fine ne sono rimasta un po’ delusa.

Come parlarvi di questo romanzo senza fare spoiler? Non credo sia facilissimo, ma cercherò di provarci. Il primo ragazzo di cui facciamo la conoscenza è Ralph: è uno dei ragazzi più grandi, con i suoi dodici anni, e all’inizio il gruppo dei ragazzini lo elegge come capo. L’autore stesso dice che non si capisce la motivazione: Ralph non è né il più intelligente né il più forte, ma ha evidentemente quel qualcosa che gli altri riconoscono come necessario al comando. Ciò che probabilmente caratterizza Ralph è soprattutto il buonsenso: requisito indispensabile sull’isola, e che però presto comincerà a difettare in quasi tutti gli altri, intontiti e resi stolidi forse dalla situazione, forse dalla dieta squilibrata o semplicemente dalla pazzia che è insita in quasi tutto il genere umano. A contrapporsi a Ralph troviamo Jack, il cacciatore del gruppo, quello che preferisce andare ad ammazzare maiali piuttosto che mantenere vivo il fuoco (e di conseguenza il fumo) che potrebbe attirare l’attenzione di una nave di passaggio ed essere quindi la loro unica possibilità di salvezza. Ralph e Jack sono la lucidità e la follia, l’equilibrio e la sregolatezza totale, la ragione e l’istinto. Non voglio dirvi da che parte penderà la bilancia, ma credo che leggendo la trama del romanzo su qualunque sito potrete capirlo rapidamente.

La storia in sé ha sicuramente un ottimo potenziale, e a mio avviso risente del passare del tempo, perché ormai, volenti o nolenti, siamo già stati tutti esposti a rivisitazioni più o meno legate a questo romanzo e a libri ben più cruenti di questo (o perlomeno ciò vale per me, che non sono rimasta più di tanto spiazzata dallo svolgimento della storia). Sicuramente negli anni Cinquanta avrebbe fatto molto più scalpore, anche se ho letto che il romanzo ai tempi è stato un vero e proprio flop. Alcune cose non mi sono piaciute: non si dà nessuna rilevanza al contesto esterno all’isola: di questi ragazzi si sa solo che sono inglesi e che alcuni di loro facevano parte di un coro, ma non si sa perché siano precipitati lì, dove stavano andando, dove sono finiti gli adulti che sicuramente dovevano esserci con loro… capisco che l’intento fosse quello di dare enfasi alla situazione sull’isola, ma io mi sono fatta continuamente tutte queste domande, distraendomi dal pathos che avrei probabilmente dovuto provare. Inoltre le descrizioni sono davvero troppo prolisse e a mio avviso non così necessarie alla narrazione. Inoltre credo che Golding non abbia saputo rischiare sul finale: a un certo punto probabilmente non sapeva più come venirne fuori e ha fatto la scelta più semplice, ma non la migliore secondo me.

Voi avete letto questo romanzo? Cosa ne pensate? Avete avuto le mie stesse impressioni? Fatemi sapere, a presto!

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