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Recensione di Nadia - La felicità dei giorni perduti di N. Kiss

sabato, gennaio 20, 2024 Baba Desperate Bookswife 0 Comments


 Il libro
La felicità dei giorni perduti di Nikoletta Kiss
Editore: Giunti| Pagine: 464| Pubblicazione: 2020| Prezzo 16,90€| Trama:Qui
Genere: narrativa

Notizie sull'autrice
NIKOLETTA KISS nata a Budapest nel 1978, è cresciuta a Berlino dove ha studiato economia. Ha lavorato come consulente finanziaria per dodici anni in Germania, Stati Uniti e Australia. Dal 2016 si dedica alla scrittura e vive a Vienna con il marito e due figli. "La felicità dei giorni perduti", suo romanzo d’esordio di grande successo, è ispirato alla vera storia della sua famiglia.

Recensione di Nadia

Buongiorno lettrici e lettori!

Dopo parecchio tempo (il lavoro mi risucchia sempre di più) torno con la recensione del primo libro dell’anno per me: sto parlando di La felicità dei giorni perduti, di Nikoletta Kiss.

Questo romanzo si ambienta tra la Budapest degli anni Cinquanta e le Berlino e Vienna dei nostri giorni, e racconta una storia ispirata a quella della nonna dell’autrice. Rebeka Bardossy è figlia di un nobile ungherese e ha velleità di attrice. Purtroppo è nata nel periodo sbagliato: dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la spartizione dell’Europa in due fasce d’influenza, una americana e l’altra russa, l’Ungheria è finita sotto il giogo del comunismo, e Rebeka, volitiva ma abituata ad avere sempre tutto ciò che desidera senza dover lottare, vedrà presto rovesciato tutto il suo sistema di valori. Ai giorni nostri, nel 2017, la nipote di Rebeka, Anna, che non vede la nonna da anni, deve rintracciarla per sottoporle una preziosa eredità. Anna ha un compagno più grande di lei, di cui è stata l’amante prima che lui lasciasse la moglie, e adesso è incinta.

Ho opinioni discordanti su questo libro, come ormai sempre più spesso mi accade. Se da una parte ho apprezzato il racconto della Budapest degli anni Cinquanta, che ho trovato descritta in modo efficace ed evocativo, dall’altra ho avuto la sensazione che le due parti della storia, il passato e il presente, fossero decisamente sbilanciate a favore del primo. È vero che spesso, nei romanzi che si sviluppano su due diversi piani temporali, una parte è preponderante rispetto all’altra, ma qui l’impressione è che la storia del presente sia soltanto un pretesto per narrare quella di Rebeka e di Istvàn, il suo amore contrastato (soprattutto da loro stessi, visto che entrambi sono bravissimi nel complicarsi la vita, che all’epoca era già difficile di suo). La parte relativa ad Anna invece è davvero troppo debole e non abbastanza incisiva affinché il lettore si interessi a lei. A mio parere sarebbe stato meglio se la Kiss si fosse semplicemente concentrata su Rebeka, il romanzo avrebbe guadagnato in incisività e ci sarebbe stato probabilmente lo spazio per rispondere ad alcune domande del lettore. Sì, perché un altro difetto che il libro ha, a mio parere, è che finisce in modo piuttosto brusco, lasciando diversi punti sospesi che, in una storia riuscita e ben equilibrata, avrebbero dovuto essere spiegati. La sensazione invece è che l’autrice avesse urgenza di raccontare determinati punti della vita della sua vera nonna e che, una volta fatto questo, abbia perso interesse nella storia che aveva creato. Avrei voluto per esempio saperne di più sulla vita di Rebeka dopo la partenza per l’America, o anche su ciò che è successo agli altri personaggi della storia, ma la Kiss non ha evidentemente ritenuto necessario raccontarlo. Un altro difetto che mi sento di attribuire al romanzo è il fatto che la storia intera sembra abbastanza un cliché: non metto in dubbio che la nonna della scrittrice abbia vissuto davvero questa storia, ma il rapporto della ricca nobile caduta in disgrazia con il povero artista squattrinato ma che la ama alla follia e farebbe di tutto per lei sa davvero tanto di già visto, e mi ha impedito di legarmi alla storia come avrei voluto (infatti ho impiegato diversi giorni per terminare il libro). In conclusione, un romanzo di cui salvo lo stile (è comunque ben scritto) e l’ambientazione, nella parte relativa a Budapest, ma che in generale presenta diversi difetti, che un editing come si deve avrebbe senz’altro potuto contribuire a smussare.

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