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Nadia around the world - Il cantastorie di Marrakech

sabato, aprile 22, 2023 Baba Desperate Bookswife 0 Comments


Buongiorno lettrici e lettori!

Dopo tanto tempo oggi torno con una nuova puntata di Nadia around the world per condividere con voi le mie impressioni sulla meta della mia ultima gita: il Marocco, e in particolare le città di Marrakech e di Essaouira. Ad accompagnarci alla scoperta di questi luoghi un romanzo molto evocativo e di grande atmosfera, sebbene un po’ carente a livello di trama: sto parlando di Il cantastorie di Marrakech, di Joydeep Roy-Bhattacharya.
Il cantastorie di Marrakech

Il primo posto che viene in mente pensando a Marrakech, il più famoso e ricco di atmosfera, il punto nevralgico da cui partire per esplorare questa città così particolare è sicuramente la piazza principale, la Jemaa El-Fna, che è anche il luogo in cui principalmente si ambienta il nostro romanzo. Il cantastorie di Marrakech infatti, come il titolo stesso suggerisce, è il racconto di Hassan, cantastorie professionista dalla lunga tradizione famigliare, che nella Jemaa ogni sera dà vita a mirabolanti avventure per l’intrattenimento e la gioia dei suoi ascoltatori. Nella sera raccontata nel romanzo, però, Hassan racconta un episodio realmente accaduto: la scomparsa di una coppia di giovani stranieri, spariti proprio dalla piazza diversi anni prima, e le conseguenze che tale sparizione ebbe per il fratello di Hassan, Mustafa.
piazza Jemaa el Fna di giorno



piazza Jemaa el Fna di notte
La Jemaa El-Fna, il cui nome potrebbe significare “Assemblea dei defunti”, o “Moschea del nulla”, o “Moschea alla fine del mondo” è quanto di più particolare e diverso abbia mai visto nel corso dei miei viaggi. Sono già stata in Africa e in Medio Oriente, ma da nessuna parte come qui ho visto concentrarsi un così grande numero di venditori, incantatori di serpenti, donne che propongono tatuaggi all’henné, panche per assaggiare discutibile street food accanto a ristoranti eleganti e banchi di succhi di frutta per tutti i gusti. La Jemaa è piena di gente, dal mattino presto a tarda sera, e qui convergono turisti e locali in un tripudio che mette alla prova i cinque sensi: profumi di fiori d’arancio e menta fresca cercano di competere con i fumi esalati dai mille motorini decrepiti che utilizzano ancora miscele da noi bandite più di quarant’anni fa; il rumore dei tamburi e dei pifferi richiama i curiosi, pronti ad ammirare esibizioni di danza sfrenata, non prima di aver toccato con mano le merci più o meno pregiate dei commercianti locali, che cercano di venderti letteralmente qualsiasi cosa.

Il cantastorie di Marrakech rende benissimo l’atmosfera inebriante di piazza Jemaa El-Fna; leggendo questa storia, che pure a mio avviso ha diversi difetti, mi sono ritrovata catapultata nella piazza che ho lasciato due settimane fa, descritta con una tale dovizia di particolari da poter essere immaginata alla perfezione anche da chi non ci è mai stato. Dico che il romanzo non è scevro da difetti perché, al di là delle meravigliose descrizioni, ho trovato la storia piuttosto noiosa e ripetitiva, troppo “filosofeggiante” per i miei gusti.

Medina

Il racconto del cantastorie prosegue nei vicoli stretti e sinuosi della Medina, la città vecchia cinta da dieci chilometri di mura risalenti al XII secolo e ricca di botteghe ed eleganti riad. I riad sono a mio avviso la soluzione migliore per dormire a Marrakech spendendo poco e immergendosi nell’autentica cultura marocchina, perché sono abitazioni tradizionali riattate a b&b (spesso hanno anche un loro ristorante). Inoltre, anche se il vostro riad si trovasse in piena Medina, non ne sentirete il frastuono, perché di solito si trovano in vicoli più periferici, come il nostro, o comunque in cortili interni che schermano il rumore.

Jardins Majorelle

Nel Cantastorie di Marrakech l’autore cita, di sfuggita, due luoghi molto interessanti per il turista: mi riferisco ai Jardins Majorelle e alle Tombe dei Saaditi. I giardini sono incantevoli, la vegetazione al loro interno è tropicale e lussureggiante e il contrasto con l’indaco degli edifici dona al paesaggio un bellissimo colpo d’occhio. I biglietti possono essere acquistati solo online e consiglio di andarci al mattino presto, se non si vuole fare comunque coda nonostante la prenotazione. Le Tombe dei Saaditi sono un altro esempio di arte e architettura fenomenale, legno e marmo sono stati intagliati in maniera magistrale, con una precisione e una cura del dettaglio strabiliante, soprattutto se si pensa che risalgono al XVI secolo.

Tombe dei Saaditi

Il romanzo parla anche, en passant, della cittadina di Essaouira, piccolo porto di pescatori oggi famoso anche per essere una delle località più amate dai surfisti. Qui infatti, nella storia, vive per un certo periodo di tempo Mustafa, il fratello del cantastorie Hassan. Noi abbiamo visitato Essaouira durante un’escursione di una giornata, e mi è piaciuta tantissimo. Oltre a presentare una Medina molto più piccola (e decisamente meno caotica) rispetto a quella di Marrakech, e oltre ai bastioni corredati da cannoni che hanno fatto da location alla serie tv Il trono di spade, Essaouira mi ha conquistata per il suo lungomare ampio e moderno, che costeggia una spiaggia battuta dal vento, selvaggia ma non respingente, almeno per quanto mi riguarda. A fine marzo c’erano pochi turisti, ma non mancavano temerari sui lettini e soprattutto tanti surfisti che se la spassavano.

Bastioni di Essaouira

Spero di avervi incuriositi un po’ con questa breve carrellata del mio viaggio in Marocco, una terra di cui non conoscevo nulla e che mi ha piacevolmente colpita. Per quanto riguarda il libro che ci ha accompagnato in questo post, ve lo consiglio se volete vivere o rivivere le atmosfere e le sensazioni provate a Marrakech, ma non se cercate una storia adrenalinica e avvincente: da questo punto di vista, purtroppo, Il cantastorie di Marrakech si è rivelato una lettura piuttosto carente.

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