#Recensione,

Recensione - Furore di John Steinbeck

mercoledì, dicembre 30, 2020 Baba Desperate Bookswife 0 Comments

Il libro
Furore   di John Steinbeck
Editore: Bompiani| Pagine: 660| Pubblicazione: 1939| Prezzo 14,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autore
Steinbeck (1902-1968), è uno dei massimi esponenti della letteratura americana e mondiale. Vincitore del National Book Award e del premio Pulitzer per Furore nel 1940, nel 1962 venne insignito del premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “Per le sue scritture realistiche e immaginative, che uniscono l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”. Nel 1964 il Presidente Lyndon B. Johnson gli conferì inoltre la Medaglia presidenziale della libertà. Le nuove edizioni di tutte le opere di John Steinbeck sono in corso di pubblicazione presso Bompiani, a cura di Luigi Sampietro.

 Recensione


STORIA DELLA MIA COPIA
Credo che questo libro abiti all'interno della libreria di mia madre da tempo e prima ancora è appartenuto a mia zia che, proprio come mia mamma, leggeva moltissimo. Ho sempre visto quella copia decisamente vintage spuntare tra un romanzo e l'altro ma l'ho sempre tenuto a debita distanza da me. Credo che per i libri sia un po' come per le persone, è questione di simpatie a pelle, di rapporti che nascono di pancia grazie ad un'occhiata, di sentirsi affini oppure no. Questo volume mi ha sempre comunicato una discreta antipatia, è sempre rimasto sulle sue senza farmi l'occhiolino fino a...lo scorso lockdown! Niente, l'ho preso e portato a casa, così, di getto. Zona rossa ieri, zona rossa domani l'ho letto proprio durante quest'ultimo periodo di stop. 
SCARABOCCHIO
Innanzi tutto faccio una premessa: ci ho messo parecchio tempo a terminarlo, non tanto per il numero delle pagine ma per la difficoltà che ho riscontrato a leggere un'edizione degli anni cinquanta, quindi portatrice sana di una traduzione desueta. Non vi nego che a volte ho avuto qualche rallentamento davanti a frasi e costruzioni o termini che proprio non si usano più, ovviamente il tutto diventa meno scorrevole. Nonostante questo, il viaggio di Tom e della sua famiglia è stato eccezionale. 
Siamo negli Stati Uniti al tempo in cui le persone in campagna coltivavo la terra e la smuovevano con l'aratro, procurandosi i piaghe nelle mani, stanchezza oggi non concepibile e pance mai del tutto sazie. Contadini sottopagati destinati a lasciare la terra perchè le banche (o l'Anonima) li manda via da casa loro perchè arrivano le trattrici che possono fare il lavoro in un tempo infinitamente minore e con un decimo degli uomini. Macchine che sono il progresso, ma che sono viste come il male da chi vede davanti a sè il buio e la fame certa. La famiglia Joad  è una delle tante che decide di caricare il furgone per migrare in California, dove si dice che ci sia lavoro da vendere e sopratutto per tutti. Un viaggio della speranza verso un paradiso raccontato dai più ma che più si avvicina e più il vociferare porta notizie diverse e la paura del fallimento inizia a far capolino tra le menti, che però cercano di non concretizzare questo piccolo neo che si cerca di nascondere, proprio come farebbe lo struzzo con la sua testa...nella sabbia. 
Una storia di quasi cento anni fa  che è maledettamente attuale, cambiano gli anni, cambiano i mezzi, cambiano i soggetti ma la storia è la medesima: ci saranno sempre persone disperate che cercano il paradiso altrove. Voci che divinizzano una località che poi si mostra come un arcobaleno, tanto bello ma inafferrabile. 
Temevo di approcciarmi ad un romanzo lontano da me e magari di difficile comprensione: quanto mi sbagliavo! Questo è uno di quei capolavori che colpiscono per la loro semplicità e allo stesso tempo per la loro complessità. Quanto potrebbe essere noioso un viaggio lungo la Route 66 se raccontato da una persona normale? Un viaggio in cui apparentemente non accade nulla ma che in realtà è pieno di fatti pazzeschi? Sono rimasta affascinata dal modo in cui i personaggi comunichino al lettore il proprio stato d'animo, il modo in cui l'autore sia riuscito a costruire un capolavoro comprensibile a tutti. E vogliamo parlare della sottile ironia? Di come alcuni siparietti riescano a intrattenere il lettore distogliendolo dal momento drammatico o dalla routine del viaggio? Geniale. 
Sono sicuramente senza parole, perchè libri del genere non si incontrano tutti i giorni. 
Aggiungo anche un pensiero personale e sicuramente discutibile: di tanto in tanto mi sono avvicinata a classici o capolavori della letteratura italiana o straniera e non sempre l'indice di gradimento è stato così elevato. Cerco di spiegarmi meglio. Non credo sia così semplice comporre un racconto memorabile ma che può arrivare ad un pubblico molto vasto. Non vi è mai capitato di leggere libri premiati ma di far fatica ad arrivare al fondo per la loro complessità? Non vi è mai capitato di leggere romanzi considerati capolavori e alla fine di non averli capiti o di aver faticato ad arrivare al fondo? Quando frequentavo il liceo scientifico c'era un professore di matematica temuto da tutti e che veniva considerato un genio. In classe, in prima, eravamo 32, solo in cinque avevano la sufficienza, tutti gli altri vantavano la media del quattro a scendere. I suoi compiti in classe, scritti e inventati da lui, erano difficili da svolgere anche da studenti di ingegneria. Oh certo, il Professor Pinco Pallino sarà anche stato un genio, ma a mio parere inadatto all'insegnamento perchè se la maggior parte dei suoi studenti non comprendeva...forse l'errore lo sta commettendo lui stesso. Tutto questo per dirvi che secondo me funziona così anche per la narrativa: se si scrive un romanzo questo deve poter arrivare al maggior numero delle persone. E io vi assicuro che non mi reputo proprio scema, ma qualche romanzo quasi incomprensibile l'ho letto. Beh certo, posso "vantarmi" di aver letto anche io quel capolavoro lì...ma poi a cose fatte mi rimane poco in tasca. Questo invece è pazzesco. Punto. Non ho altro da aggiungere e mi scuso per lo sproloquio ah ah ah. 

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Keep Calm and Read Nadia #79 - Recensione di Bunny di Mona Awad

martedì, dicembre 29, 2020 Baba Desperate Bookswife 1 Comments



Buongiorno lettrici e lettori, come state? State trascorrendo delle buone feste?

Oggi voglio raccontarvi di un romanzo che ancora adesso, a distanza di qualche giorno, non riesco ad inquadrare: sto parlando di Bunny, di Mona Awad.

Samantha è una giovane donna con una storia famigliare complicata e la passione per la scrittura. Proprio su tale argomento frequenta un seminario esclusivo in una prestigiosa università del New England. In questo corso, decisamente originale e fuori dagli schemi, ha soltanto quattro colleghe, tra di loro amiche per la pelle, che formano un gruppetto completamente impermeabile a qualsiasi influenza esterna. Sono belle e ricche, ammantate di quella sicurezza che solo ricchezza e bellezza sanno dare. Si chiamano Eleanor, Kira, Victoria e Caroline, ma tra di loro si chiamano tutte “Bunny”. Finiscono una le frasi dell’altra, sembrano telepatiche e Samantha le odia profondamente, così come la sua unica amica, Ava. Fino a quando Samantha riceve l’invito a partecipare a una festa delle Bunny…
Fonte Google
Questo romanzo è una delle storie più strane e assurde che abbia mai letto, e leggo da quasi quarant’anni. La piccola parte di trama che vi ho raccontato non fa menzione di ciò che questo libro svela a poco a poco: strani riti “magici”, psicofarmaci, riflessioni pseudo-filosofiche, sperimentazioni post-avanguardistiche con insegnanti quantomeno discutibili, amici più o meno autentici nel senso più concreto del termine: in questo romanzo ci sono tutti questi ingredienti, e altri ancora che non citerò, perché sono sicura che per incuriosirvi basti questo.

Sicuramente arrivati fin qui vi direte che non avete capito un granché di questa recensione, probabilmente un grosso “WTF?” si starà facendo spazio nella vostra mente e penserete che l’autrice di questo post non sappia dove andare a parare nel migliore dei casi, e abbia completamente perso la testa nel peggiore. Ecco, queste sono esattamente le sensazioni che ho provato io leggendo Bunny. Per chi ha visto i film, posso dire soltanto che questo libro sembra l’incrocio tra Mean girls e Giovani streghe. Non lascia nessun appiglio alla razionalità, non fornisce alcuna spiegazione al perché succedano determinate cose e più di una volta il lettore si chiederà cosa sta leggendo. Semplicemente credo che, mai come in questo romanzo, sia proprio il lettore a dover dare un senso alla storia che gli si dipana tra le mani, in base alle proprie esperienze e convinzioni. Per quasi tutta la durata del libro mi sono ritrovata a pensare che la Waad avesse scritto questa storia sotto l’effetto di acidi e che avesse realizzato un pastrocchio allucinante (in tutti i sensi). Ma a distanza di giorni sento che, sebbene continui a essere convinta che molto di quanto ho letto non abbia alcun senso, le impressioni sono leggermente più positive che negative. Mi rendo conto che questa recensione è piuttosto tiepida e forse non è sufficiente a farvi dare una possibilità a Bunny, ma una cosa posso dirvela senza timore di smentita: è sicuramente il romanzo più originale che abbia letto in quest ultimo anno, e senz’altro vi farà pensare. Vi piacerà? Questo non posso assicurarvelo, ma se partite senza pregiudizi e pronti a tutto, sono sicura che vi godrete il viaggio.

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Recensione - La strada per Virgin River di Robyn Carr

domenica, dicembre 27, 2020 Baba Desperate Bookswife 2 Comments

Il libro
La strada per Virgin River   di Robyn Carr
Editore: Harper Collins| Pagine: 378| Pubblicazione: 2019| Prezzo 15,00€ Ma adesso si trovano i cofanetti con due volumi insieme ad un prezzo basso| Trama: QUI
Genere: narrativa rosa
Notizie sull'autrice
Americana, ha una notevole esperienza nel campo della scrittura, non solo di romanzi. Per i suoi libri ha tratto spunto dalla propria vita privata e dalle esperienze vissute da lei in prima persona e da amici e conoscenti.
Recensione
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Buongiorno carissimi, la scorsa settimana, stuzzicata da una polemica che riguardato le lettrici di romance, mi sono fatta prendere dall'entusiasmo e ho iniziato a leggere il libro più romantico in mio possesso. Sapete che ne leggo pochi, non essendo io un animo romantico, non amando le smancerie mi emoziono poco davanti a questi grandi amori, ma di tanto in tanto il mio animo asettico si fa prendere dalla tenerezza. 

STORIA DELLA MIA COPIA:
Lo scorso anno io e Daniela bazzicavamo per il mio paese in occasione dei mercatini di Natale organizzati dalle scuole. Tra un freddo, un naso congelato, un caffè al volo e l'attesa tra un potenziale cliente e un altro...siamo finite in edicola, anche con la scusa di riscaldarci un po'. Ecco che davanti ai miei occhi appaiono due volumi, questo e quello successivo, dalle copertine -a mio avviso - bellissime. Pensate mica che io possa lasciare lì due volumi così visivamente allettanti! E così Un libro per Amico mi presta la bellezza di 18,00€ perchè io avevo lasciato il portafoglio a casa. Tranquilli, glieli ho ridati non appena varcata la soglia di casa. 

IL MIO PENSIERO: 
Mel, appena giunta a Virgin River rimane senza parole dallo shock:  è una ragazza di città, arriva niente po po di meno che da Los Angeles alla guida di una piccola BMW assolutamente inadatta alla campagna, indossa abiti griffati e i suoi colpi di sole costano mezzo stipendio di un abitante del paesino dove è appena giunta. E' un'ostetrica specializzata, è abituata al lavoro duro e incessante all'interno di un grosso ospedale, le piace fare shopping e andare alle feste. Ad un certo punto della sua vita però sente la necessità di cambiare radicalmente la sua vita, deve lasciarsi il passato alle spalle e darsi una possibilità. Virgin River le sembra un'ottima occasione...o forse no. 
Avevo paura di questo libro, lo ammetto, temevo si trattasse di una lettura scontatissima e sdolcinata, invece mi ha stupita. Indubbiamente la trama si basa sulla storia d'amore nata tra Mel e...non ve lo dico, ma c'è di più: c'è un approfondimento su altri personaggi, c'è la vita di paese con le sue dinamiche, c'è un piccolo mistero da scoprire, ci sono i pazienti e i bambini che la protagonista farà nascere. Anche le descrizioni non sono mica male! Certo che di tanto in tanto la mia mente si è ribellata ad alcune smancerie o alcuni pensieri dei personaggi, così vogliosi di amore, tenerezze o sesso. Che un omone che ha sempre rinnegato i legami ad un certo punto si cuocia a puntino pensando all'amore come concetto e come massimo sistema mi ha fatto quasi sorridere, insomma ovvio che per i miei gusti alcune situazioni sono risultate quasi surreali o un po' eccessive, ma tutto sommato è stata una lettura piacevole e non nego di aver voglia di continuare la serie, intervallandola tra altre letture. E' stata un'esperienza piacevole e ammetto che di tanto in tanto non è così male staccare la spina da quelli che sono i generi che prediligo e dedicarmi ad una lettura semplice ma comunque coinvolgente. Quello che mi è piaciuto non è tanto la vita sentimentale di Mel, ma proprio quella che è la vita di paese, il rapporto affettivo tra i vari abitanti di Virgin River e sopratutto mi piacerebbe visitare quel paesino sperduto tra i monti americani, quel piccolo centro abitato braccato dai narco-coltivatori, visitato dai cervi o dagli orsi, quel posto dove l'aria è così pura che quasi bruciano i polmoni quando si inspira. Mi è venuta voglia di partire, quindi questo è un buon segno! 

CONCLUSIONI: 
Un libro per staccare la spina, un libro per viaggiare lontano dalla quotidianità, un libro per chi ama le grandi storie d'amore che si concretizzano, una storia fatta di belli che si innamorano tra loro, di personalità forti che diventano come il burro guardando la persona amata da lontano, una storia d'amore che credo nella realtà non esista ma che può far sognare gli animi romantici (non me, ma io ho apprezzato il tutto per altre caratteristiche). Non pensavo di scriverlo ma...leggerò il secondo! 

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Recensione - Le figlie del Barrio di Arianna Lai

venerdì, dicembre 25, 2020 Baba Desperate Bookswife 0 Comments

 


Il libro
Le figlie del Barrio   di Arianna Lai
Editore: Book a Book| Pagine: 215| Pubblicazione: 2020| Prezzo 14,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autrice
Arianna Lai nasce a Cagliari, dove consegue la laurea triennale in Lingue e Comunicazione e la laurea magistrale in Filosofia e Teorie della comunicazione. Prima dei suoi studi universitari vive tra Roma e l’Asia per quattro anni, durante i quali lavora come modella. Dal 2014 inizia la sua carriera nel mondo della comunicazione digitale. Nel 2018 si trasferisce a Madrid, per poi stabilirsi definitivamente a Siviglia, città di cui si è innamorata durante l’Erasmus. Attualmente si occupa a tempo pieno di aiutare i liberi professionisti a creare la propria marca personale. Le figlie del barrio è il suo primo romanzo.
Recensione
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Ma oggi... è Natale! Auguri a tutti voi miei cari. Non è magnifico iniziare una giornata di festa (per molti) con una recensione? Dai, allora non perdiamo tempo e tuffiamoci a capofitto in questa storia. 
Quando l'ufficio stampa di book a book mi ha contattata proponendomi delle storie, la mia attenzione è stata catturata dalla trama di questo libro. Qualcosa di doloroso e intenso mi ha incuriosito e ho subito pensato che questo libro facesse per me, adesso. 
Silvana abita a Roma, quartiere Centocelle, in una casa con i centrini e le tende pregni di polvere stantia, i mobili consumati, una stanza condivisa con la sorella e le camere che odorano sempre di soffritto. Non è una bambina felice, i suoi genitori ormai hanno in comune solo il mutuo, la sgridano sempre e non riescono a comprenderla. Lei è una diversa, non riesce ad integrarsi con gli altri bambini, al massimo è colei che passa i compiti fatti e finiti. Un giorno però arriva a scuola Ivonne, bambina un po' italiana e un po' argentina, esuberante, ingombrante, magnetica. Silvana ne è subito attratta e la loro amicizia si consolida, per arrivare lontano. 

Questa è la storia di rapporti, sani o malsani, è la storia di due amiche che in qualche modo sono dipendenti l'una dall'altra per ragioni differenti. Questa è la storia della vita in periferia, fatta di rapporti sessuali consumati senza amore tra i rami di un parco, di gravidanze precoci, di gomme da masticare rigirate e diventate palloncini pronti a scoppiare su di un viso troppo truccato per l'età, o forse per qualunque ragazza per bene. Le figlie del barrio ci parla di due bambine diventate grandi insieme che cercano di evadere dallo schifo in cui sono immerse, ma ognuna trova un modo differente, a seconda delle carte che ha da giocare. Silvana è intelligente e studiosa, Ivonne è bella e scaltra: la prima non è appoggiata dai genitori che la vorrebbero dietro ad un bancone a servire clienti e a portare a casa soldi, la seconda ha una madre talmente idiota che è come se fosse proprio del tutto sola. 

Questo però è anche un libro sui sogni, quelli che ci si porta dietro da quando si è piccoli. Sogni di gloria, di ricchezza, di felicità. Quanti compromessi per riuscire ad arrivare lontano? Quanto amaro è necessario buttare giù? E invece quanto influiscono le persone alle quali vogliamo bene sulle nostre scelte? quanto può essere vincolante un rapporto di amicizia? La vita di queste due ragazze, narrate da Silvana, mi è entrata dentro, nonostante non abbia provato particolare empatia per nessuna delle due. Silvana è una tosta che crede fortemente nella sua debolezza, mentre Ivonne a mio giudizio è un'insicura che si nasconde dietro alla sfacciataggine e alla finta arroganza. Due amiche che non potrebbero essere più diverse, ma la chiave è proprio la diversità perché queste due bambine non si sono mai omologate, non hanno mai commesso le azioni tipiche delle loro coetanee di periferia e infatti non sono mai riuscite a convivere con il gruppo.

Arianna Lai è brava, diretta e indubbiamente promettente: ai miei occhi non appare come una neofita, ma come una giovane donna abituata a scrivere e a trasmettere emozioni forti, senza esagerare ma senza nemmeno indorare la pillola. Io solitamente prediligo di più i romanzi ironici, ma in questo caso sono stata ammaliata dalla sua penna e ho letto questo romanzo nelle ore a disposizione contenute in una paio di giorni. In questo momento lo sta leggendo la mia amica Tamara, che sono certa apprezzerà. E voi lo conoscete? 

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Recensione - I segreti dello zerbino di Pierami e Rocco

giovedì, dicembre 17, 2020 Baba Desperate Bookswife 0 Comments

 

Il libro
I segreti dello zerbino   di Cecilia Pierami e Gian Luca Rocco
Editore: Morellini| Pagine: 223| Pubblicazione: 2020| Prezzo 15,90€| Trama: QUI
Genere: narrativa
Notizie sugli autori
Cecilia Pierami ha 29 annipersempre, da un bel po’ di “per sempre”. Lucchese, giornalista, ama le cose belle e spende in libri e borse il Pil di un piccolo stato africano. Ritiene di aver quasi sempre ragione. Preferisce l’inverno e non pulisce il bagno. È da sempre costantemente e inutilmente a dieta. "I segreti dello zerbino" è il suo primo romanzo.
Gian Luca Rocco nasce 44 anni fa. Genoano, padre, videogiocatore, con gli adolescenti condivide più di una passione (ma per fortuna sua e di chi gli sta accanto, si lava molto di più). Giornalista, lavora a Tgcom24 da una vita e si prende ben poco sul serio, perché da buon genovese sa che fare il brillante costa meno che comprarne uno. 
Recensione
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Buongiorno carissimi, come state oggi? Riuscite ugualmente ad assaporare il clima natalizio oppure siete letteralmente senza parole e senza voglia alcuna di festeggiare? Avendo io una figlia di poco più di otto anni vivo il Natale in maniera quasi normale, anche se mancheranno diverse cose...
Passiamo al libro di oggi! 
Questo volume edito da Morellini è scritto da una coppia, Cecilia e Gian Luca, che da bravi si sono accordati (li stimo molto) e hanno tirato fuori questo romanzo di narrativa contemporanea ambientato in Italia. Giorgia, la ex fidanzata di Manfredi è una ragazza semplice, arriva da un quartiere popolare ma è una grande studiosa con un buon cervello. Si innamora appunto di Manfredi, figlio di papà con la puzza sotto al naso, il portafoglio pieno di quattrini ma con la voglia di faticare di un bradipo. 
All'inizio di questo libro la loro storia d'amore è già defunta, ci sono due testicoli lievemente spinti in su, una protagonista scioccata e arrabbiata e un pallone gonfiato che si tiene stretto i gioielli di famiglia, ed essendo figlio unico farebbe bene a salvaguardarli con più attenzione. Voi penserete che Lui abbia messo i cornini a Lei. Che Lei abbia trovato Lui a letto con un'altra. Che Lui vada donnette e Lei abbia trovato delle foto sospette. No, no, no FERMI! Siete fuori strada, completamente. Lui è un Coglione, così lo chiamano da Gino, il bar che Giorgia ormai frequenta con costanza, ma oltre ad essere un coglione è uno stronzo, manipolatore, viscido, subdolo, altezzoso, ignorante, fancazzista individuo. In questo libro però c'è un Cacatore, ovvero un giustiziere che cerca di mettere ordine nel mondo. Manfredi sarà il suo prossimo bersaglio, ma chi è questo individuo che si prende la briga di defecare e poi lasciare il prodotto tra gli effetti personali delle vittime? Un Trattamento Ridarelli da adulti insomma! 
Un romanzo divertente, ambientato principalmente tra le quattro mura del Bar, dove i personaggi che popolano questo locale sono una famiglia allargata anche perché a loro modo sono tutti un po' strambi. Una storia per staccare la spina e concedersi quattro sorrisi, tra un caffè da pagare assolutamente perché Gino non fa Credito a Nessuno e uno spritz, attenzione però alla Gina che cambia fede e insieme rivoluziona il menù. 
Ho apprezzato come gli autori sono riusciti a gestire la parte dove viene svelato il misfatto e successivamente la parte dove il giustiziere si reca dall'omino e descrive al pubblico quanto succede dopo. 
Non posso dire che questa storia mi abbia stregato l'anima, ma l'ho trovata scorrevole divertente, ricca di persone da scoprire un po' alla volta. Questo libro lo consiglio a tutti coloro che vogliono leggere romanzi ironici e con una trama diversa dal solito, per tutti i lettori hanno amato i romanzi di Benni, per gli amanti dei libri insoliti e non scontati. 
Non mi resta che augurarvi buone letture, a presto, kiss. 

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Keep Calm And Read Nadia #78 - Recensione di Via delle Magnolie 11 - S. Bertola

martedì, dicembre 15, 2020 Baba Desperate Bookswife 2 Comments


Buonasera lettrici e lettori, come state? Percepite l’atmosfera natalizia in quest’anno così strano? Io devo ammettere che non sono mai una da albero di Natale e addobbi, metto giusto una decorazione sulla porta, ma quest’anno, forse proprio a causa del ridimensionamento delle feste, sento di più l’atmosfera natalizia… almeno qualcosa di positivo!

Oggi vi parlo di un romanzo che non c’entra nulla con il Natale, ma che ho amato e che mi ha fatto spesso ridere da sola: sto parlando di Via delle Magnolie 11, di Stefania Bertola.

Comincio con il dire che io adoro questa scrittrice, che tra l’altro lavora anche come traduttrice e ci regala infatti le versioni italiane dei romanzi di Sophie Kinsella. Con la Kinsella infatti ha in comune l’ironia, garbata ma efficace, e la capacità di far sorridere e riflettere allo stesso tempo.

In via delle Magnolie 11, nella immaginaria cittadina piemontese di Rivabella Lago, sorge una palazzina di quattro piani, tutta di proprietà della famiglia Boscolo. Al piano terra abitano i genitori, al primo il figlio Alvise con la moglie Giulietta e i due bambini, al terzo la nonna Maddalena con la nipote Claudia, e in mansarda c’è la figlia Stella Marina (sì, si chiama proprio così). I più attenti si saranno accorti che ho saltato il secondo piano: bene, viene affittato all’ingegnere Lorenzo, giovane dalla moralità discutibile e con la passione per il ballo e le Lamborghini. Questo appartamento in realtà apparterrebbe al ramo americano della famiglia, ma i Boscolo, approfittando della lontananza dei legittimi eredi, l’hanno sempre locato a loro insaputa. Ma il nipote Jeremy sta per trasferirsi dagli States in Italia per seguire l’apertura di un nuovo Starbucks, e vuole sistemarsi nella casa di famiglia…
Fonte Google 
Come avrete capito da queste poche righe, la famiglia Boscolo non spicca per correttezza e integrità, ma vi dimenticherete dei loro peccatucci (che non si esauriscono qui, sappiatelo) non appena comincerete a conoscerli un po’ meglio. Sì, perché tra nonne che vogliono diventare influencer su Instagram, nipoti sentimentalmente confuse e gare di ballo senza esclusione di colpi, Stefania Bertola vi farà ridere un sacco e affezionare parecchio ai suoi personaggi. 

Questa storia è nata come romanzo a puntate su Facebook durante il lockdown, per portare un po’ di buonumore e far dimenticare per qualche minuto ogni puntata la situazione senza precedenti che stavamo vivendo. I lettori sono intervenuti con commenti e suggerimenti, e le avventure della famiglia Boscolo hanno preso forma e riscosso un grande successo, cosicché sono state raccolte in questo libro. Lo stile ironico e la fantasia dell’autrice sono presenti più che mai in Via delle Magnolie 11, e vi promettono qualche ora davvero spensierata. La Bertola inoltre è un’attenta osservatrice delle mode e dei costumi del momento, e ci aiuta a guardarli nella giusta prospettiva, facendoci beffe di loro quando serve. In conclusione, se avete bisogno di una storia che vi tiri su il morale, di un romanzo breve che vi aiuti a sorridere in un momento che a volte può essere parecchio deprimente, vi suggerisco senza riserve Via delle Magnolie 11. Se lo leggerete fatemi sapere!

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#gruppo di lettura,

GDL - LA canzone di Achille - terza tappa + recensione

mercoledì, dicembre 09, 2020 Baba Desperate Bookswife 2 Comments

Carissimi, eccoci giunti alla Tappa Finale! Ancora una volta mi sento di dire...il tempo è volato. 

Descrizione:

Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, prima amici, poi amanti e infine anche compagni d'armi - due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride.

                                                                     Informazioni:____________________________________

Titolo: La canzone di Achille

Autrice: Madeline Miller 

Casa Editrice: Marsilio

Pagine: 382

REGOLAMENTO:

- commentare questo post in caso di adesione. 

- seguire tutte le tappe (nel caso rimaneste indietro potrete sempre recuperare). 

- potrete diventare nostri follower cliccando "segui", ci farà piacere, ma non deve essere un obbligo. Non arrivano newsletter o spam. 

- potrete seguirci sul profilo Instagram poichè uscirà la tappa del gruppo di lettura anche lì, quindi se siete più comodi potrete decidere di commentare il nostro post su IG (prima tappa da unlibroperamico_dany, seconda tappa da ombredicarta e la terza tappa da desperate_bookswife ) oppure scattare voi una foto, scrivere un commento sotto al vostro post taggandoci. Quindi per intenderci, assoluta libertà di movimento! 


-------------------------------ATTENZIONE  SPOILER-------------------------

Da dove cominciare cari lettori? In questo momento sono molto combattuta perchè dovrei parlare esclusivamente della terza parte letta, ma allo stesso momento sono giunta all'epilogo, quindi ho davanti agli occhi il quadro complessivo. 

Se devo sviscerare il mio pensiero esclusivamente delle ultime 140 pagine circa vi dico che...che è tutto decisamente migliorato rispetto all'inizio: le impressioni iniziali erano pessime, avrei bocciato tutto a parte lo stile dell'autrice. Poi fortunatamente siamo partiti per Troia e abbiamo iniziato a combattere, Achille è diventato un guerriero a tutti gli effetti e noi scopriamo un Patroclo decisamente umano, sensibile e buono. Dal punto di vista "romanzesco" ho apprezzato l'amicizia del narratore protagonista con Briseide, mi è piaciuta la loro complicità, la sua delicatezza nel rifiutare la sua proposta d'amore senza calpestare la profonda amicizia reciproca. Mi è piaciuta le devozione di Patroclo verso Achille senza però lasciarsi trascinare nell'oblio: non perde mai il senso di giustizia. Ho apprezzato la lealtà e la sincerità di Achille nei confronti del suo compagno, il suo amarlo incondizionatamente, il suo essergli fedele (parlo del periodo nei pressi di Troia) nonostante la sua avvenenza. Che amore travolgente il loro! Che storia pazzesca! Wow sono senza parole. 

ECCO, TUTTO QUESTO SE FOSSE UN ROMANZO QUALSIASI, SE I PERSONAGGI FOSSERO IGNOTI, SE NON SI TRATTASSE DI ACHILLE. Perché niente, io ho in mente questi versi iniziali, 

Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio s'adempìa), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
l re de' prodi Atride e il divo Achille.

perché io sono cresciuta con un padre fissato con Omero, sono cresciuta con una madre che tutte le volte che ci mettevamo in macchina apriva l'Iliade e iniziava a leggere la prosa a voce alta, e così, tra un De Andrè in trentatré giri un Omero tipo Audiolibro narrato da mamma Bandoli io son cresciuta così. E lo so che questa non è l'Iliade, lo so che l'autrice ha voluto raccontare una storia diversa, lo so che sta scritto nella trama, ma nulla, io non pensavo arrivasse a tanto. Sappiamo tutti che ci sono diversi diverbi a riguardo, sappiamo che l'amicizia tra Achille e Patroclo è sempre stata discussa,  non trovo però giusto aver sminuito il rapporto tra Briseide e Achille: Omero fece chiaramente intendere che il Pelide provava dei sentimenti ben precisi, definisce Briseide quasi come sua sposa, anche se presa con le armi. Perchè la necessità trasformare Achille in questo modo? Qualcuno lo ha definito più umano. A me sembra diverso da quello che ho sempre pensato, ma non perché la Miller scriva che è innamorato pazzamente di Patrocolo, ma perché quando sua madre lo ha nascosto in un gineceo era vestito da ballerina e si butta tra le braccia di Patrocolo definendolo suo marito. Perché l'autrice scrive che Teti lo ha obbligato ad avere un rapporto sessuale con una donna, perché Patroclo, dato che è sensibile e buono, sembra una massaia che aspetta il marito dopo il lavoro, gli manca il grembiulino inamidato e abbiamo definito il quadretto. Nonostante tutto, quello che più ho apprezzato è proprio quest'ultimo personaggio, colui che narra e ci porta davanti alle mura di Troia, perchè nonostante secondo me sia un po' eccessivo, alla fine si dimostra il migliore. Ci racconta il suo punto di vista e in qualche modo il lettore soffre e gioisce con lui, vive con lui, combatte con lui, muore con lui. 

Per concludere scrivo che mi dispiace, se l'autrice avesse preso qualunque altro personaggio davvero sconosciuto e ci avesse costruito sopra una storia del genere la avrei apprezzata maggiormente e sicuramente mi sarebbe piaciuta, io tutto questo invece non l'ho interiorizzato per niente. Ma perché? Per quale motivo costruire un romanzo rosa con questi personaggi qui? Il fatto non è di chi sia innamorato Achille, il fatto è che per metà libro Patrocolo pensa solo al corpo di Achille come se fosse l'unica sua ragione di vita e Achille sembra etereo, senza spina dorsale e poi, ad un certo punto  diventa un uomo sanguinario che torna tutte le sere alla sua tenda a farsi pulire il sangue dal suo compagno e Patroclo è diventato l'uomo saggio e giusto. Cosa non ho capito? Cosa non mi è arrivato? Perché è ovvio (almeno per me) che io faccia il paragone con quello che so, o almeno il mio cervello lo fa. 

Come ho scritto all'inizio, se i protagonisti fossero stati altri, oppure se le carte non fossero state  cambiate così tanto sarebbe stata una storia bellissima. L'autrice ha uno stile coinvolgente e indubbiamente sa tenere viva l'attenzione. Lei è una mega professoressa universitaria che ha deciso di scrivere un romanzo sulla storia d'amore tra il capo dei mirmidoni e il suo compagno. Forse lo ha fatto per avvicinare le persone alla mitologia e ai poemi omerici. Ci ha messo dieci anni a costruire tutto questo e ne è uscita sicuramente un storia interessante. Io però non l'ho capita. Non mi è arrivata. Probabilmente non ero pronta a leggere una storia diversa da quella che ho sempre immaginato io. So di essere decisamente impopolare, ma come dico sempre...la lettura è soggettiva, il mio è un parere personale di gradimento e in nessun modo metto in dubbio la bravura dell'autrice: ha incantato il mondo intero a parte me, quindi di cosa stiamo parlando! 

CALENDARIO TAPPE PRECEDENTI nel caso le abbiate perse: 

Giovedì 12 novembre: iscrizioni

Mercoledì 25 novembre: discussione prima parte sul blog "Un Libro per amico" fino al capitolo 11 compreso, ovvero fino a pagina 122.

Mercoledì 2 dicembre: discussione seconda parte sul blog "Ombre di carta" fino al capitolo 22 compreso, ovvero fino a pagina 246.

Mercoledì 9 dicembre: discussione terza parte sul blog "Desperate Bookswife" da pagina 247 - inizio capitolo 23- fino alla fine del libro. 


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#Recensione,

Recensione - Le coincidenze dell'estate di Massimo Canuti

sabato, dicembre 05, 2020 Baba Desperate Bookswife 2 Comments

 

Il libro
Le coincidenze dell'estate   di Massimo Canuti
Editore: E/O| Pagine: 240| Pubblicazione: 2017| Prezzo 16,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autore
Massimo Canuti è nato a Piombino nel 1971. Laureato in Architettura, nel 1999 inizia a lavorare nel mondo della comunicazione. Contemporaneamente si dedica a ciò che ama di più: scrivere storie. Nel 2011 ha pubblicato con Gianluca Belmonte il libro illustrato Al buio vedi per la Franco Cosimo Panini e nel 2013 il suo primo romanzo, Contro i cattivi funziona (Instar), sui difficili temi della disabilità e del bullismo, romanzo che lo ha portato a lavorare a stretto contatto con i ragazzi. A ottobre del 2016, sempre per Instar, ha pubblicato Io, il Cinema, un’autobiografia non autorizzata della settima arte. Vive e lavora a Milano come copywriter freelance.

Recensione
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STORIA DELLA MIA COPIA
Eh allora siete curiosi! Ditelo che siete come scimmiette pronte a carpire i segreti altrui! Io però non mi tiro indietro per nulla e vi racconto che Daniela lesse questo libro poco dopo la sua uscita, se ne innamorò e mi disse che dovevo comprarlo, che ne sarebbe valsa la pena e io così ho fatto, al volo. Peccato averci messo quesi tre anni...ma son dettaglia che ormai voi conoscete, sapete quanto io ami accumulare, quanto io sia in grado comprare per fare scorta (e se venisse una guerra? e se il covid non mi facesse più recare in libreria? e se di punto in bianco non avessi più niente da leggere?). 

SCARABOCCHIO
Questa è la storia di un ragazzino che frequenta il liceo scientifico e che abita insieme a due genitori separati in casa, entrambi in carriera: la madre nel settore del giornalismo televisivo e il padre è un avvocato. La scuola finisce e la madre deve andare all'estero per vari servizi e il padre è in giro per lavoro. Lasciano Vincenzo a casa con parecchi contanti e la raccomandazione di partire dopo qualche giorno per il campus in montagna. Ma lui...niente per i motivi più disparati non mette i vestiti in valigia, insomma resta dov'è a fare il guardiano di una Milano deserta e nel frattempo stringe amicizia con la signora del piano di sopra e un clochard che ha perso la memoria. Diventano un terzetto niente male, nonostante la differenza d'età. Vincenzo (il protagonista) scopre se stesso, l'importanza di quello che desidera veramente e la necessità di accettarsi prima ancora che lo facciano gli altri. 

La stranezza di questi personaggi quasi surreali rende questo romanzo appetibile, scorrevole, divertente e intrigante. Ho subito cercato di chiudere gli occhi e di lasciarmi trasportare in una città non troppo lontana da dove vivo, tra le strade popolate gente cieca ma all'interno delle quali possono anche camminare persone che ci vedono benissimo. Ho amato questo ragazzino un po' nerd e un po' metallaro, che ancora non ha capito come mostrarsi al mondo così le magliette che raffigurano sangue gocciolante sono ancora la miglior difesa. Vincenzo è un ragazzo non integrato, ma che in realtà semplicemente è dotato di una sensibilità superiore alla media che non gli permette di avere amici giovani, semplicemente perchè non sarebbero in grado di capirlo. Vincenzo è sfortunato, ha due genitori che sono più ciechi  di quelli che popolano le strade milanesi di cui parlavamo prima, non interessa loro se il figlio stia bene, se sia felice, se soffra di solitudine o quali siano i suoi interessi, a loro basta non incontrarsi e spaccare a livello lavorativo (forse è l'unica cosa che rimane loro ma dimenticano una creatura che è cresciuta ma ha pur sempre bisogno di una guida). 
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Questo libro, lo ammetto, non mi ispirava per nulla: la copertina non mi comunicava emozioni, il titolo nemmeno e l'autore era a me sconosciuto. Devo ringraziare Daniela per avermelo fatto acquistare, certo ci ho messo qualche anno a leggerlo, ma poi il risultato l'ho portato a casa. È una storia un po' triste, un po' divertente e un po' fa riflettere. Un libro leggero ma non scritto con leggerezza, per chi desidera distrarsi ma facendolo può leggere qualcosa di qualità. Se avete voglia di conoscere Lorenzo, Italo lo smemorato e la signora Evelina, la ex parrucchiera di Cinecittà affrettatevi a comprare questo romanzo, vi allieterà, anche d'inverno!  

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#Nadia,

Keep Calm and Read Nadia #77 - Tilly e i segreti dei libri

giovedì, dicembre 03, 2020 Baba Desperate Bookswife 0 Comments


Buongiorno lettrici e lettori!

Dopo la parentesi horror della scorsa “puntata” voglio spostarmi oggi su un terreno decisamente più rassicurante: vi racconto infatti di un romanzo per ragazzi. Molto raramente mi avventuro in questo genere, perché solitamente rimango delusa dalla struttura non troppo complessa che, per loro stessa natura, questi libri tendono ad avere; la storia di cui vi parlo oggi, però, ha una trama così intrigante che mi ha ispirato dal primo momento in cui ne ho sentito parlare. Il romanzo in questione è Tilly e i segreti dei libri, di Anna James.

Fonte google

Tilly è un’undicenne molto amante dei libri, che vive con i nonni praticamente da sempre, da quando sua madre è sparita nel nulla poco dopo la sua nascita. I nonni possiedono una libreria in cui Tilly aiuta durante le vacanze; da qualche tempo la sua migliore amica sembra essere cresciuta un po’ troppo in fretta e ha cambiato la sua cerchia di frequentazioni, cosicché Tilly ha cominciato a trovare sempre più rifugio nei suoi amati libri. I suoi preferiti sono Anna dai capelli rossi e Alice nel Paese delle Meraviglie. Tutto sembra trascorrere come al solito, finché Tilly comincia a vedere i suoi personaggi più amati prendere vita nella libreria dei nonni e a interagire con loro… cosa starà succedendo?

Tilly si renderà presto conto che quello che credeva di sapere sulla storia propria e della propria famiglia è soltanto la punta dell’iceberg, e dovrà impegnarsi parecchio per capire che fine ha fatto davvero la sua mamma, aiutata anche dal nuovo amico Oscar. Anna James costruisce una storia originale, garbata e con la giusta dose di pathos e piccoli colpi di scena; attraverso le peripezie di Tilly riviviamo alcune scene dei più famosi romanzi per ragazzi. Oltre ad Alice e Anna (ri)facciamo la conoscenza di Sara, La piccola principessa, e di Long John Silver. La James è molto brava a intrecciare i piani della narrazione in modo che tutto si incastri alla perfezione, regalando anche qualche “piccolo brivido” ai giovani lettori. I personaggi non sono particolarmente caratterizzati, fatta eccezione per il cattivo della situazione (sì, c’è anche qui, come in ogni romanzo per ragazzi che si rispetti), ma immagino che questo non infici particolarmente l’esperienza dei lettori a cui principalmente si rivolge questa storia. Ho invece apprezzato l’inserimento nella storia della British Library, che credo affascinerebbe amanti della lettura di qualsiasi età.

Ciò che mi ha fatto storcere leggermente il naso, ma è colpa mia che devo trovare a tutti i costi il pelo nell’uovo, è stata la scelta dei libri “preferiti” da Tilly: capisco che fosse dettata dall’esigenza di scrivere di romanzi conosciuti da tutti e probabilmente anche da questioni di diritti d’autore, ma mi è parso molto forzato che una bambina di undici anni dei nostri giorni abbia come personaggi del cuore Anna dai capelli rossi e Alice. Nel complesso comunque un romanzo godibile, anche da un’adulta che ogni tanto sogna ancora come la sottoscritta!

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book challenge,

Challenge 2021 - Superlettori all'arrembaggio - Iscrizioni

martedì, dicembre 01, 2020 Baba Desperate Bookswife 22 Comments

 


Carissimi, eccoci tornate con una nuova e spumeggiante sfida di lettura! Non contente di esserci complicate la vita lo scorso anno, quest'anno abbiamo deciso di osare di più...siete pronti?

Avete schierate davanti a voi una Desperate Bookswife, Ombretta, Daniela e Sonia cariche e armate con i pugnali in mezzo ai denti decise a battagliare per 12 mesi alla conquista della vittoria. 

COSA SUCCEDE QUEST'ANNO? 

Ci sono tre vascelli, ognuno capitanato da una corsara, seguita a sua volta da un nostromo.

LA PERLA NERA, capitanata da Ombretta 

LA JOLLY ROGER, capitanata da Daniela 

L'OLANDESE VOLANTE, capitanata da Baba 

Nell'iscrizione vi chiederemo di comunicarci i vostri due generi letterari preferiti, se avete un profilo Instagram e indicativamente (esclusi imprevisti o blocchi) quanti libri in media leggete mensilmente, in modo da riuscire a smistarvi con equilibrio nelle varie navi. Se non l'avete capito sarà un sfida di gruppo dove anche noi capitane daremo il nostro apporto!

E se vi state chiedendo "Cosa fa Sonia?" Lei si occuperà di mostri...e sono tutti cavoli vostri, insomma il cattivo della situazione! 

Ma veniamo al dunque, che qui già ci perdiamo in ciance. 

COME SI GIOCA?

Le tappe sono mensili, quindi dodici tappe in un anno. 

Dopo l'iscrizione ogni partecipante verrà arruolato come mozzo in una nave pirata (una delle tre sopra citate) e dovrà giurare pubblica fedeltà al proprio capitano, elogiandone l'estetica, la cultura letteraria e la simpatia dichiarando di non fare ammutinamento! AH AH AH AH STIAMO SCHERZANDO (più o meno). 

Ogni mese vi daremo 5 obiettivi e una mappa. Ogni libro che leggerete vi farà accumulare punti (10 punti ogni 100 pagine) e il vostro punteggio sarà sommato a quello di tutti i componenti del vascello. Al raggiungimento di alcuni step che vi comunicheremo a sfida iniziata la barchetta avanzerà sulla mappa. Troverete isolotti, mostri, imprevisti... Non c'è un limite di pagine da leggere, ognuno può leggere tutti i libri che vuole in un mese, legati a qualunque obiettivo di quelli assegnati. 

Passiamo alla mappa. I vostri singoli punteggi si sommeranno con quelli dei vostri compagni di vascello e a ognuna delle vostre navi sarà richiesta la contabilità dei punteggi da parte del Nostromo, capirete questo meccanismo una volta che avrete davanti agli occhi la mappa, è più difficile scriverlo che farlo una volta iniziato il gioco sarà tutto più chiaro e in ogni caso le vostre Capitane saranno sempre a disposizione per tutti i chiarimenti.

E cosa facciamo noi TRE? Noi avremo la possibilità di leggere un massimo di tre libri mensili che si accumuleranno alla fine del mese ai vostri punti totali! Bello eh! 

Ogni mese il vascello che raggiungerà il punteggio più alto vincerà una fiasca di Rum (gli altri acqua salata...) e il punteggio verrà azzerato a tutti per ripartire da zero il mese successivo. Vincerà la sfida finale il vascello più ubriaco (ovvero chi avrà accumulato più fiasche di Rum in dodici mesi). 

Cosa fanno i NOSTROMI? Questa figura l'abbiamo pensata per aiutarci nel lavoro di coordinazione, ci aiuterà a tenere i punti del proprio vascello, ad avvisarci al raggiungimento di un traguardo, insomma coordinerà  mozzi e marinai e farà da portavoce. Rappresentanti di classe venite a noi!! Può rimanere sempre lo stesso oppure potrete variare ogni mese, basta che entro un giorno dall'inizio del mese voi lo comunichiate al vostro Capitano. 



COME SI INSERISCONO I PUNTI? DOVE SI MANDANO LE RECENSIONI? 

Quest'anno abbiamo pensato di pugnalare il format Google e di provare a facilitarvi/ci la vita con il gruppo Facebook. Esisterà appunto un Gruppo dedicato alla challenge (cliccare QUI per richiedere l'accesso) all'interno del quale inserirete la recensione o il link nel caso la vogliate scrivere altrove e dovrete allegare il titolo, numero di pagine, obiettivo, la foto e tassativamente l'# che vi comunicheremo. Ci sarà un foglio Drive di riepilogo con il vostro nome e i punti ottenuti che gestiremo noi. 

COME FACCIO A PARTECIPARE?

- Vi chiediamo di commentare questo post e compilare il format che utilizziamo solo per l'iscrizione, in caso di malfunzionamento potrete contattarci e scrivere sotto al post le informazioni richieste (Nome, email, due generi letterari preferiti, quanti libri approssimativamente leggete al mese,se possedete un profilo Instagram). 

- Essere iscritti ai nostri quattro blog: Desperate Bookswife, Il salotto del gatto libraio, Ombre di Carta, Un libro per amico


COSA SI VINCE? 

Niente...la gloria! Sceglieremo le lettrici che ci hanno colpito di più del Vascello che ha accumulato più casse di Rum, ma sarà qualcosa di artigianale e senza un valore commerciale. In realtà l'obiettivo è quello di trascorrere insieme un piacevole anno parlando di libri e speriamo che questo 2021 sia meno tragico del precedente!
Vi aspettiamo numerosi!!

22 commenti:

#Recensione,

Recensione - Donnafugata di Costanza DiQuattro

lunedì, novembre 23, 2020 Baba Desperate Bookswife 3 Comments

Il libro
Donnafugata   di Costanza DiQuattro
Editore: Baldini+Castoldi| Pagine: 208| Pubblicazione: 2020| Prezzo 17,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autrice
Costanza DiQuattro (Ragusa, 1986), laureata in Lettere moderne all’Università di Catania, dal 2008 si occupa attivamente del Teatro Donnafugata,teatro di famiglia restituito alla fruizione del pubblico dopo sei anni di restauri, e nel 2010 ne assume la Direzione artistica con la sorella Vicky, dando inizio a importanti collaborazioni artistiche con prestigiosi teatri nazionali e compagnie teatrali di fama. Parallelamente alle stagioni di prosa, di musica classica e di teatro per bambini, coadiuvata da uno staff tutto al femminile, si apre alla organizzazione di festival e

mostre. Ha collaborato con «Il Foglio» e poi con alcune testate online siciliane. Il suo campo di scrittura spazia dalla critica sociale al costume, dal mondo della cultura a quello più strettamente legato al teatro.
Recensione
e mezzo

Cosa accade ad una lettrice appena uscita dall'astinenza se gli si propone un libro accattivante? Lo accetta, senza ombra di dubbio.
Sì perchè qui non si mangiano pizza e fichi, qui si parla di un'epoca, quella del 1800, di un uomo, di una regione, di una vita. 
Donnafugata è un luogo in Sicilia che ospita la storia di molte vite, ma in questo libro ci concentreremo su quella del barone Corrado Arezzo De Spucches, uomo di cultura, di fascino, di onore. Lo conosceremo fin da bambino e lo saluteremo in età avanzata. In mezzo c'è la sua terra, ci sono i suoi affetti, i suoi ruoli istituzionali, la famiglia e gli amici più cari. Questo romanzo inizia quasi dalla fine, so che può sembrare strano, ma è così. Il primo approccio con il barone è quando lui ha già i capelli radi e non ha più la forza vigorosa di un tempo. Da quel momento incontreremo capitoli sempre accompagnati da una data, ma in un ordine sparso, non apparentemente logico che però piano prende forma e conti iniziano a tornare. Un po' alla volta conosceremo una persona che mi ha incuriosita e poi alla quale mi sono affezionata, provando rispetto e forte ammirazione. Un barone gentile, che ha trascorso la sua vita cercando di inseguire la bellezza dell'arte e della letteratura, argomenti che sfoderava con i suoi amici sacri e con i quali era in grado di parlare per ore, ironicamente o in maniera più seria; un uomo avanti, che sarebbe avanti ancora oggi, un "capo" gentile sempre mosso da buoni sentimenti, che ha anteposto la giustizia e il cervello alle mani e al sangue; amico fedele, marito comprensivo e padre protettivo. Voi non potete capire, io avrei voluto conoscerlo ma il solo essere a conoscenza del suo reale passaggio su questa terra mi rende felice: il barone è un personaggio realmente esistito, un avo dell'autrice che gli ha reso un omaggio, dedicandogli questa biografia romanzata delicata e elegante. 

Il libro si presenta al lettore come fosse un diario, ad ogni capitolo viene anteposta la data e il luogo ma così non è perché è narrato il terza persona; di tanto in tanto sono inserite delle lettere, ma chiamarlo romanzo epistolare mi sembra eccessivo. Ecco forse leggendo la prefazione di Giuseppina Torregrossa mi sarei aspettata qualcosa di diverso, l'autrice parla di descrizioni di pranzi e del mare, dei profumi di questa terra...ecco questo mi è mancato. Per fortuna ho letto e apprezzato questo libro, mi sono fatta una mia idea aprendo il volume in punta di piedi, cercando di entrare in un meccanismo di date apparentemente difficile e poi è arrivata la curiosità nei confronti di un personaggio finemente descritto. Non mi ha colpito l'ambientazione, in realtà non ci sono molte descrizioni del luogo, il punto forte è proprio il barone, i suoi sentimenti, il suo saper navigare la vita, combattere per non affondare, affrontare tempeste improvvise e violente, riuscire ad ammainare le vele e salvare lo scafo. 

Cosa mi è rimasto dentro? Ammirazione, affetto, un velo di tristezza, un sorriso sulle labbra, tenerezza, malinconia di un tempo che non ho conosciuto ma che sento quasi più mio di quello in cui vivo, bellezza. 

Sono quasi certa che se la storia fosse stata costruita in maniera un po' più lineare sarei riuscita ad entrare più dentro, l'avrei vissuta di più. Se non avessi dovuto ad ogni capitolo cercare di capire "dove eravamo rimasti?" sarei stata trasportata da più passione, non solo verso la figura del protagonista, ma nei confronti anche di personaggi come la moglie Concetta, la figlia Vincenzina o le nipoti, o ancor prima delle nipoti c'è Micheluzzo... O magari è stato fatto apposta per non distogliere l'attenzione. 

Per concludere: E' un libro da leggere? Se amate le storie vere, le biografie, i romanzi storici, i libri con carattere, questo libro fa per voi. Se avete voglia di un tuffo nel passato e conoscere un uomo decisamente completo...questo libro fa per voi, se siete sempre alla ricerca di autori italiani che hanno molto da raccontare, ancora una volta vi scrivo che questo libro fa per voi. 

3 commenti:

#Recensione,

Recensione - Sul filo dell'acqua di Sara Rattaro

giovedì, novembre 19, 2020 Baba Desperate Bookswife 6 Comments

 


Il libro
Sul filo dell'acqua   di Sara Rattaro
Editore: Solferino| Pagine: 173| Pubblicazione: 2020| Prezzo 16,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autrice
Sara Rattaro ha pubblicato romanzi bestseller tradotti in diverse lingue, tra cui Non volare via (Garzanti 2013) e il più recente La giusta distanza (Sperling&Kupfer 2020). Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il Premio Bancarella nel 2015 e il Premio Rapallo nel 2016.
Dirige assieme a Mauro Morellini la scuola di scrittura «Fabbrica delle storie» a Milano.
Recensione

STORIA DELLA MIA COPIA
C'erano una volta una lettrice in cerca di storie e una scrittrice attiva e pronta a tirare fuori sempre cose nuove dalla sua penna. E così, in un pomeriggio autunnale è arrivata a casa la copia dell'ultimo libro dell'autrice genovese: Sara Rattaro. E purtroppo però la lettrice ha attraversato un momento complesso e ha lasciato il volume sulla scrivania per un po' di tempo. Poi un giorno è arrivato il momento propizio e il libro  è stato divorato. 
Adesso però parliamo della consecutio temporum, perchè così non va...volevo i verbi al passato remoto, ma non andavano d'accordo con il "c'erano una volta" e il ci furono una volta...naaaaa. 

COSA NE PENSO 
Questo è un romanzo ambientato a Genova durante l'alluvione che mise in ginocchio la città nel 2011 e con questo volume Sara Rattaro partecipa all'iniziativa lanciata dalla casa editrice Solferino a scrivere un libro sugli elementi naturali. Quale elemento migliore per Sara se non l'acqua?
E' un romanzo corale, molti personaggi salgono sul palcoscenico per lasciarsi il testimone in maniera quasi sequenziale, come una catena perfetta e impeccabile. 
Chi conosce la scrittura di Sara ha ben presente quanto lei sia brava a delineare il profilo psicologico dei personaggi senza troppi giri di parole, senza descrizioni lunghe pagine e pagine, senza metafore o fronzoli: la Rattaro arriva, ancora e ancora senza tregua, ti porta dove vuole e ti fa provare le emozioni che ha deciso di far sentire ai suoi personaggi e di conseguenza a te che leggi un suo libro. 
Non è che possa dirvi molto a riguardo di questa raccolta di storie, ogni personaggio avrà una sua verità da raccontare e ogni storia sarà collegata ad un'altra dall'alluvione stessa e dalla conoscenza di un personaggio che è passato prima o che arriverà dopo. Ognuno con il suo dramma personale, ognuno con i suoi problemi da risolvere, ognuno con i suoi sogni da avverare. L'autrice è famosa per raccontare quello che succede nelle case delle persone vere, non c'è necessariamente il lieto fine o comunque non è scontato. C'è la vita, con tutti i suoi casini e gli imprevisti, ci sono le persone, animali imperfetti che spesso si fanno vincere dai sentimenti, che sbagliano consapevolmente, che feriscono senza esserne consapevoli. C'è il destino, che alcune volte arriva come un amico fedele a migliorare la qualità della vita, altre volte indossa i panni neri della sventura e le buone notizie non sono riposte all'interno della sua sacca. 
Ho pianto, durante la lettura ho pianto. E mi capita sempre meno frequentemente di emozionarmi a tal punto grazie a un libro, eppure è successo, mentre ero seduta sul divano, con la borsa dell'acqua calda sullo stomaco e il collare a infastidirmi: le lacrime hanno preso il sopravvento e hanno cominciato a scendere mentre leggevo vicissitudini di vite non mie eppure in quel momento Anna è diventata un'amica della porta accanto e io colei che le teneva un braccio intorno alla vita. 
Come ci riesci Sara? Come fai a centrare così bene il punto giusto senza sbagliare mira? Eppure quando si prendono i suoi libri tra le mani e li si sfoglia, apparentemente la sua scrittura sembra facile e lineare, sembra che le frasi le escano direttamente dalla bocca, si ha quasi la sensazione di sentire la sua voce che racconta quello che stiamo leggendo. Non sembra un lavoro studiato a tavolino, sembra che le frasi escano con una naturalezza disarmante e arrivino direttamente ad aprire il cassetto delle emozioni, con la chiave giusta. 
Questa recensione vi sembrerà strampalata e senza un capo e nemmeno una coda: pazienza, perdonatemi, ogni tanto mi lascio andare e tiro fuori quello che ho dentro, ma non sempre riesco a dargli un senso logico. Chi mi conosce lo sa: non sarei una Desperate Bookswife! 

6 commenti:

#Nadia,

Keep Calm and Read Nadia #76 - Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe

martedì, novembre 17, 2020 Baba Desperate Bookswife 35 Comments


Buongiorno lettrici e lettori!

Oggi vi parlo di un romanzo appartenente a un genere che ogni tanto bazzico, ma di cui penso di non aver mai parlato sul blog: l’horror! Il libro in questione si intitola Guida al trattamento dei vampiri per casalinghe, l’autore è Grady Hendrix, e mi è piaciuto così tanto che ho subito deciso di parlarne con chiunque mi venisse a tiro… di conseguenza anche con voi!


Immaginate un caldo e sonnacchioso sobborgo di Charleston, South Carolina, all’inizio degli anni Novanta. Un posto dove la gente si sente così tranquilla da non chiudere mai la porta sul retro. Un posto dove le “casalinghe disperate” prendono nota dei numeri di targa delle auto forestiere e dove si cucinano sformati di mais e torte di noci pecan da portare al vicino colpito da un lutto. In questo sobborgo vive Patricia Campbell, ex infermiera, ora “semplicemente” moglie di Carter, madre di Korey e Blue e nuora dell’ormai non più autosufficiente miss Mary. Con un marito medico che vuol far carriera e quindi non è mai a casa, due figli preadolescenti e una suocera da accudire Patricia non ha praticamente tempo per sé, ma non rinuncia alle sessioni di club del libro con le sue amiche storiche, Grace, Kitty, Slick e Maryellen. A loro piacciono soprattutto i libri un po’ raccapriccianti, pieni di cadaveri e così diversi dalla leziosa tranquillità dell’Old Village. Infatti, come può succedere qualcosa di brutto in un quartiere del genere? Tutte la pensano così finché non arriva James Harris, nipote della vecchia vicina di Patricia…
Fonte Google

Devo ammettere che questo romanzo parte un po’ lento: Hendrix si prende tutto il tempo per immergere il lettore nella placida atmosfera della periferia di Charleston alla fine del secolo scorso. Qui le donne benestanti sono quasi tutte casalinghe, prigioniere in quella gabbia dorata che è retaggio della mentalità imperante nel sud degli Stati Uniti: il marito guadagna e mantiene la famiglia, la moglie si occupa della casa, educa i figli e cura il giardino se vuole evitare che i vicini le muovano osservazioni piccate. Il lettore si ritrova suo malgrado a guardare con un po’ di condiscendenza Patricia e le sue amiche, esattamente come fanno i loro mariti: vite superficiali, hobbies magari bizzarri ma innocui, poca intelligenza forse? Ma dopo un po’ l’autore introduce elementi di disturbo in questo scenario apparentemente idilliaco, inizialmente in modo così brusco da farci credere quasi a un sogno. Patricia viene aggredita dalla vecchia Anne Savage, che una sera la attacca fuori da casa, staccandole un pezzo di orecchio. È soltanto l’inizio di una serie di episodi più che inquietanti, con cui Patricia e le sue amiche dovranno fare presto i conti.

Ho adorato Hendrix innanzitutto per la maestria con cui ci racconta dell’Old Village a Charleston: le sue descrizioni sono così nitide e precise, senza mai risultare noiose, che sembra di stare guardando un film. Riesce a immergerci così bene nell’atmosfera del South Carolina che persino una come me, che notoriamente si diverte poco a cucinare, è andata a cercare la ricetta della torta di noci pecan. Mi è piaciuto tantissimo anche il modo in cui l’autore ha caratterizzato i suoi personaggi: non c’è nessun’eroina, le protagoniste hanno qualche difetto che le rende poco simpatiche, ma il lettore non potrà fare a meno di tifare per loro.

Gli uomini, ahimè, non escono molto bene da questa storia. Io credo di non essermi mai definita femminista, credo che le persone vadano considerate in quanto tali e non in base al sesso, ma i maschi di Old Village sono davvero odiosi. Condiscendenti, carrieristi, avidi: avrei sputato in un occhio a ciascuno di loro, e questo significa che Hendrix ha fatto un gran bel lavoro.

Su James Harris non posso dirvi niente: potete leggere la trama se volete, ma io vi consiglio di buttarvi a capofitto nel libro, e se non vi piace tornate qui a dirmelo, eheheh! P.S.: per correttezza e come disclaimer nei confronti dei più sensibili devo avvertirvi che sono presenti nel libro alcune scene piuttosto splatter, ma non sono affatto gratuite e si superano bene… almeno credo!

Per oggi è tutto; fatemi sapere se vi ho incuriosito, e ci rileggiamo presto!


 

35 commenti:

#Recensione,

Recensione - Almarina di Valeria Parrella

lunedì, novembre 16, 2020 Baba Desperate Bookswife 2 Comments

 


Il libro
Almarina   di Valeria Parrella
Editore: Einaudi| Pagine: 136| Pubblicazione: 2019| Prezzo 17,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autrice
Valeria Parrella è nata nel 1974, vive a Napoli. Per minimum fax ha pubblicato le raccolte di racconti mosca piú balena (2003) e Per grazia ricevuta (2005). Per Einaudi ha pubblicato i romanzi Lo spazio bianco (2008, 2010 e 2018), da cui Francesca Comencini ha tratto l'omonimo film, Lettera di dimissioni (2011), Tempo di imparare (2014), la raccolta di racconti Troppa importanza all'amore (2015), Enciclopedia della donna. Aggiornamento (2017) e Almarina (2019). Per Rizzoli ha pubblicato Ma quale amore (2010), ripubblicato da Einaudi nei Super ET nel 2014. È autrice dei testi teatrali Il verdetto (Bompiani 2007), Tre terzi (Einaudi 2009, insieme a Diego De Silva e Antonio Pascale), Ciao maschio (Bompiani 2009) e Antigone (Einaudi 2012). Per Ricordi, in apertura della stagione sinfonica al Teatro San Carlo, ha firmato nel 2011 il libretto Terra su musica di Luca Francesconi. Ha inoltre curato la riedizione italiana de Il Fiume di Rumer Godden (Bompiani 2012). Da anni si occupa della rubrica dei libri di «Grazia» e collabora con «Repubblica».
Recensione
e mezzo

STORIA DELLA MIA COPIA
Questa è una bellissima storia da raccontare perché questo libro mi è stato  donato da Francesca grazie ad una iniziativa ideata da Susanna del profilo Instagram bookcrossingcabellainpiazza. E' stata una sorpresa magnifica, da una persona che ha compreso un mio momento di necessità e ha cercato di starmi accanto con un libro. Un gesto che non immaginate quanto mi abbia commosso. 
COSA NE PENSO 
La trama di questa storia è particolarmente interessante, Elisabetta è una professoressa di matematica e lavora a Nisida, ovvero un carcere minorile vicino a Napoli. Ogni giorno la professoressa esce dal mondo per entrare in un luogo senza tempo che segue regole diverse, ritmi particolari e gli abitanti di questo luogo vanno e vengono, sono ragazzi che hanno commesso dei crimini che dal momento dell'arresto hanno perso parte dell'individualità per diventare parte di un gruppo, a seconda della gravità del reato commesso. 
Elisabetta ha scelto di lavorare in questa scuola, di avere a che fare con dei ragazzi diversi dai normali adolescenti che potrebbe incontrare in un altro istituto: persone che la vita ha temprato prematuramente, giovani adulti che stanno imparando a scontare una pensa lontano dal mondo e che il mondo stesso li riaccoglierà, ma non si sa in quale modo. 
Un giorno a scuola arriva Almarina, ragazzina taciturna, spaventata. Almarina ha perso tutto quello che poteva perdere e le è capitato troppo presto. Tra la professoressa e l'allieva si crea un legame, un filo invisibile le tiene unite senza nemmeno una ragione apparente. 

E così, attraverso un lungo monologo, la protagonista srotola la sua vita sulle pagine di questo libro, mostrando le sue incertezze, le sue sofferenze e la paura di vivere. Almarina però le dona emozioni strane e lei si sente coinvolta, anche se non dovrebbe. Pensa Elisabetta, pensa, perché nonostante tu possa ritenerti fortunata, la vita ha segnato anche la tua anima, forse in maniera meno aggressiva rispetto a molti detenuti ai quali insegni, ma sempre le ferite lasciano una cicatrice che non se ne va. 

Valeria Perrella ci mette davanti al naso un'esistenza, una possibilità e una rinascita. Cosa posso dire riguardo a quello che mi ha trasmesso? Indubbiamente la trama è coinvolgente e non banale, una storia forte, introspettiva e dolorosa. Lo stile è scorrevole ma ricercato, le emozioni non vengono risparmiate e la sensazione che ho provato è stata di dolore. Mi sono sentita sola durante la lettura, ho percepito la solitudine della protagonista e l'ho indossata come ho potuto. Le parole mi hanno resa irrequieta e sentivo di voler fuggire da questo libro, nonostante la sua bellezza, nonostante la sua finezza, nonostante il suo spessore. 
E' senza dubbio un libro pazzesco, per tanti aspetti, ma non è per me. Non del tutto. Questo è un mio pensiero personale e nonostante per certi versi non mi abbia coinvolto del tutto e per altri mi abbia coinvolto troppo, non mi è arrivato come avrei sperato. O forse mi è arrivato troppo?
Sono confusa, lo ammetto, ma comunque felice di aver conosciuto un'autrice che ho ignorato fino alla scorsa settimana, un'autrice con il dono della comunicazione scritta e credo, anche se non le ho mai parlato, dalla spiccata sensibilità. 

Voi avete letto questo romanzo finalista al Premio Strega? Cosa ne pensate? Avete mai ricevuto un libro in regalo senza un motivo reale? 

2 commenti:

#Recensione,

Recensione - Baci da Polignano di Luca Bianchini

venerdì, novembre 13, 2020 Baba Desperate Bookswife 5 Comments

 


Il libro
Baci da Polignano   di Luca Bianchini
Editore: Mondadori| Pagine: 239| Pubblicazione: 2020| Prezzo 18,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autore
Luca Bianchini è nato a Torino l'11 febbraio 1970 e ama cucinare mentre scrive.Con Mondadori ha pubblicato i romanzi Instant love (2003), Ti seguo ogni notte (2004), la biografia di Eros Ramazzotti, Eros - Lo giuro (2005), Se domani farà bel tempo (2007), Siamo solo amici (2011), Io che amo solo te e La cena di Natale di Io che amo solo te (2013) - da cui sono stati tratti due film di grande successo -, Dimmi che credi al destino (2015), Nessuno come noi (2017), portato l'anno successivo sul grande schermo, e So che un giorno tornerai (2018).
È una delle voci di Mangiafuoco su Rai Radio 1.
Recensione

STORIA DELLA MIA COPIA
Carissimi ragazzi, qui c'è poca storia...è uscito e io l'ho comprato. L'ho portato al mare perchè ero sicura di leggerlo durante una seduta ti tintarella ma purtroppo per ragioni varie non sono riuscita ad iniziarlo. Poi sono tornata, dopo poco è arrivato il blocco del lettore e nulla c'è poco da aggiungere.

COSA NE PENSO 
Ed ecco che scatta un altro dei pochi cinque assegnati quest'anno: Ninella, don Mimì e tutti gli altri personaggi hanno felicemente allietato due miei pomeriggi, portandomi a Polignano. 
Quando scrivo che Bianchini mi fa viaggiare, lo dico nel senso quasi letterale del termine perché questo autore ha davvero la capacità di farmi staccare la spina e portarmi in posti lontani. E' una sensazione strana perché lui proprio ci riesce, nel senso che io perdo la cognizione del tempo e sento il profumo del mare del sud, dei panzerotti, del pesce crudo appena pescato. Non sono mai stata a Polignano ma mi sembra quasi di essere di casa, passeggio tra quelle vie che appaiono bianche, mi rifaccio gli occhi grazie al mare che abbraccia la scogliera che gli regala delle sfumature uniche, le orecchie si abituano agli intercalari e lo stomaco si abitua ai lauti pasti consumati ad orari tipici del sud. 

Baci da Polignano è tutto questo e tanto altro ancora: si tratta del seguito di "Io che amo solo te" e "La cena di Natale", racconta della storia infinita tra Ninella e don Mimì, Baci da Polignano è la vita che accade tutti i giorni, condita con una buona dose di buon umore. 
Luca Bianchini, con il suo fascino indiscusso, torna a parlarci di personaggi che già conosciamo ma nel frattempo ci racconta i problemi matrimoniali che tante coppie affrontano dopo la nascita di un figlio, ci parla della gelosia e del timore dell'infedeltà, scrive di paure e mancanza di fiducia in se stessi che fanno fare tante cavolate, ma tante tante; Luca parla di grandi sogni e delusioni, di sentimenti che non passano e di altri transitori ma che cambiano la visione della vita. Il suo stile ironico e graffiante acchiappa il lettore per un braccio e non lo molla fino a quando non terminano i ringraziamenti, e non mi chiedete cosa renda così unico il suo libro perchè non lo so, per me è semplicemente Bianchini, quindi sinonimo di garanzia. Un autore del cuore, da tirare fuori dal cilindro quando più se ne sente il bisogno, un po' come il piatto preferito, da cucinare quando si ha una particolare voglia oppure quando ci si vuole coccolare. 

Se per qualche motivo non avete letto i precedenti (naaaa mi sembra impossibile) dovete iniziare da Io che amo solo te e poi proseguire con La cena di Natale. I link vi porteranno direttamente al sito della Mondadori, nel caso non abbiate un libraio di fiducia che effettui consegne a domicilio!

PER CONCLUDERE
Se ancora non lo avete capito dovete leggere i libri di quest'omino qui: sono divertenti, attuali, movimentati, parlano della vita ma la prendono decisamente in giro, trasmettono voglia di vivere, catturano l'attenzione e infine vi offrono dei personaggi che non dimenticherete molto facilmente. Insomma, qui non si tralascia mica la qualità! Spero di avervi convinti perchè...quando mi innamoro (e qui la faccenda va avanti da un po') cerco a tutti i costi di far provare quel sentimento lì anche ad altri lettori che magari hanno gusti analoghi ai miei. E se proprio una pecca la dobbiamo trovare, ecco Luca, la copertina proprio non mi è piaciuta, ma a te si perdona tutto <3, che magari non l'hai nemmeno scelta tu. 

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