Recensione di Baba - Il tatuatore di Auschwitz di H. Morris

 

Desperate Bookswife

Il libro
Il tatuatore di Auschwitz di Heather Morris
Editore: Garzanti| Pagine: 224| Pubblicazione: 2019| Prezzo 12,00€| Trama:Qui
Genere: romanzo storico


Notizie sull'autrice
È un’autrice di successo, nata in Nuova Zelanda e attualmente residente in Australia, a Brisbane. I suoi libri hanno venduto 12 milioni di copie e sono stati tradotti in 52 Paesi. Ha lavorato per anni come sceneggiatrice, prima di pubblicare il suo romanzo d’esordio, Il tatuatore di Auschwitz, che ha ottenuto uno straordinario successo mondiale, rimanendo per mesi in vetta alle classifiche internazionali dei libri più venduti, e che diventerà presto una serie TV. Anche Una ragazza ad Auschwitz, il suo secondo romanzo, e Le tre sorelle di Auschwitz sono già diventati bestseller.

                        Recensione di Baba

Buongiorno lettori, oggi vi parlo di un genere da cui ultimamente scappo: negli anni ho letto moltissime storie di ebrei deportati, storie vere, altre inventate. La mia amica Francesca un paio di anni fa mi ha parlato di questo titolo e di quanto le fosse piaciuto. Poco tempo dopo l'ho trovato allegato ad un giornale e ho pensato che fosse un segno. 

Probabilmente vi state chiedendo come mai non ami i libri di questo genere e adesso provo a spiegarmi, nella speranza di non essere fraintesa: la deportazione, il genocidio, le torture, i campi e tutto quello che è successo durante la seconda guerra mondiale è stato documentato, proprio per "non dimenticare". Questo filone però è diventato quasi una moda per vendere e con la scusa di scrivere un romanzo toccante sugli ebrei si vinceva facile e si vendeva molto. Questo mi fa schifo. Usare la sofferenza a scopo editoriale e di lucro e qualcosa che mi fa arrabbiare. Con questo non dico che non si debba scrivere a riguardo, dico solo che se lo si fa è perché si ha davvero una testimonianza da narrare, come ad esempio nel caso di "Il tatuatore di Auschwitz". Questo che vi ho appena raccontato è il motivo per il quale negli ultimi anni non ho più letto libri sulla deportazione. 

I protagonisti di questa storia vera sono Lale e Gita, entrambi deportati in uno dei più terribili campi e incontrati per caso. Da quell'incontro nasce qualcosa, e se subito sono convinti che si tratti di un'infatuazione per sentirsi vivi...ben presto capiscono che quel sentimento si è radicato nella loro anima. Inutile dilungarmi sulla trama, lui viene "promosso" a tatuatore, subisce una serie di maltrattamenti, rischia la vita diverse volte ma riesce sempre a cavarsela. 
La bellezza di questo libro sta nella capacità di rendere così reali gli avvenimenti, nel sentire l'aria fredda sul volto, i vestiti ruvidi sulla pelle nuda, il caffè vecchio annacquato, i pagliericci affollati e la perdita di umanità. Lale e Gita hanno la capacità di non smettere di sperare e sanno che se riescono a svegliarsi al mattino allora va bene, in fondo sono vivi e devono cercare di rimanere tali per un latro giorno. Trascorrono il loro tempo a pensare a cosa succederà e a come aiutare anche solo un altro essere umano alla volta, perché se salvi anche solo una persona salvi il mondo. 

È triste pensare che nonostante la storia oggi non sia cambiato molto: sono state modificate le procedure, ma la cattiveria verso il prossimo è sempre la stessa. Continuano le guerre, continua la lotta per il potere e non si modifica il fatto che a morire siano sempre gli innocenti, povera gente, donne e bambini. Questo romanzo sembra parlare di una vita fa e invece è così attuale. 
Non sono in grado di scrivere una recensione obiettiva, mi è salita la rabbia. Posso però scrivere che sì, è un libro molto bello, che getta speranza, perché la speranza e la voglia di vivere si respira in ogni singola pagina. È una storia vera questa, voluta da Lale stesso, una testimonianza reale di ciò che è stato, non una storia costruita sui racconti e creata a tavolino per vendere copie. 
Spero che vi capiti tra le mani ma è più probabile che l'abbiate già letto. 

Recensione di Baba - Finchè il caffè è caldo di T. Kawaguchi

 

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 Il libro
Finché il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi
Editore: Garzanti| Pagine: 192| Pubblicazione: 2020| Prezzo 16,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa 

Notizie sull'autore
Toshikazu Kawaguchi è nato a Osaka, in Giappone, nel 1971, dove lavora come sceneggiatore e regista. Con Finché il caffè è caldo, suo romanzo d’esordio, ha vinto il Suginami Drama Festival.

Recensione di Baba

Buonasera lettori, vi spero bene! Oggi sono qui a parlarvi di un libro diventato bestseller, un romanzo delicato come solo gli autori giapponesi sanno scrivere così, storie che si intrecciano per far riflettere il lettore e farlo tornare al qui e ora, senza distrazioni. 
queste sono le premesse, purtroppo però per me non è andata così. 
La caffetteria in cui si svolge l'intero romanzo è centenaria e speciale: c'è un tavolino particolare e se si riesce a trovarlo libero e a sedersi è possibile fare un salto nel passato. Non è possibile cambiare il presente, però si può rivivere un momento, assaporarlo fino in fondo, ascoltare qualcuno, guardare per l'ultima volta un viso. Il tempo nel passato però è limitato, il tempo di un caffè caldo, infatti bisogna consumare il caffè a piccoli sorsi e berlo finché è caldo, altrimenti succede un disastro. Con il tempo non si può mica scherzare! 

All'interno di questo luogo si susseguono diverse persone che motivi differenti vogliono tornare indietro e chiudere i conti con il passato. Ad alcuni stanno strette le cinque regole che è necessario seguire, altri non vorrebbero tornare, altri ancora vorrebbero andare a vedere cosa accadrà in futuro. Tutto questo susseguirci di personaggi per dirci che no, dobbiamo smetterla di avere dei pensieri disturbanti, non possiamo sprecare il nostro tempo a pensare a ciò che è stato ma è necessario gustare ogni momento che viviamo adesso, come il caffè, che va assaporato sorso dopo sorso, finchè è caldo. 

Tutto magnificamente interessante, un manuale di auto-aiuto del quale non potevo fare a meno. Sono una brutta persona insensibile però a me questo genere di libri non piace. Ogni tanto ci riprovo per vedere se i miei gusti siano cambiati o se magari il mio gradimento dipenda dall'autore. 
Innanzi tutto non amo le storie che si compongono da racconti uniti fino a formare un romanzo, a me piace affezionarmi ai personaggi, conoscerli un po' alla volta e fare fatica a dir loro addio. Con questa modalità non accade poiché non ci sono avvenimenti e descrizioni sufficienti (almeno per me). 

Lo stile è piacevole e scorrevole, l'autore riesce a non essere freddo e distaccato come spesso capita quando si leggono autori giapponesi. Si respira dolcezza e malinconia, questo è un punto a suo favore come la scelta dei personaggi e le loro brevi storie. Non sto quindi affermando che sia un brutto libro, anzi è indubbiamente interessante e credo che molti autori successivamente si siano fatti ispirare da questa storia; io affermo solo che non ho gradito la trama in se semplicemente perché non è nelle mie corde. Avete presente quando vi rendete conto di guardare un film che sicuramente è bellissimo ma semplicemente non fa per voi e che quindi non siete in grado di apprezzarlo? Ecco, questo è il caso. 

In definitiva concludo dicendo che: 

- se ti piacciono i libri che in qualche modo possano farti apprezzare ciò che hai

- se ami le storie di persone che devono chiudere un cerchio

- se pensi che grazie ad una lettura cambierai il modo di vedere la tua vita

ALLORA QUESTO LIBRO FA PER TE.

Cosa ne pensate? Lo avete letto e amato come quasi la totalità dei lettori con i quali mi sono confrontata fino ad ora? Ti aspetto nei commenti.

Recensione di Baba - La libreria dei gatti neri di P. Pulixi

Desperate Bookswife (foto disperata con albero di Natale anticipatario)

 Il libro
La libreria dei gatti neri di Piergiorgio Pulixi
Editore: Marsilio| Pagine: 304| Pubblicazione: 2023| Prezzo 15,00€| Trama:Qui
Genere: giallo

Notizie sull'autore
Piergiorgio Pulixi è nato a Cagliari nel 1982 e vive a Milano. Ha pubblicato diversi romanzi polizieschi con cui ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui il premio Scerbanenco 2019 per il miglior noir dell’anno. È considerato uno dei maggiori esponenti della nuova generazione di scrittori noir e thriller. I suoi romanzi sono tradotti in Francia, Spagna, Germania, Austria, Svizzera, Polonia e Russia.

Recensione di Baba

Avevo sempre snobbato questo autore, forse perché ho i miei giallisti preferiti, forse perché il suo cognome non mi ispirava simpatia o semplicemente perché si è perso nella valanga di libri e autori che passano sugli scaffali. Per la sfida di lettura che organizziamo doveva leggere un libro che avesse in copertina un simbolo noto come "porta sfortuna" e benché io ami alla follia i gatti neri, purtroppo molto persone sono ancora convinte che sia un animale amico del demonio. Ecco fatto, per questo futile motivo ho preso in mano questo volume e ho potuto innamorarmi della storia tessuta da Pulixi, permettendomi di conoscerlo e di cercare altri suoi libri. 

Marzio Montecristo gestisce una libreria specializzata in gialli, per quanto lui ami i libri e ovviamente il suo genere, non è un buon libraio: tratta male i clienti, ha un aspetto trasandato e spesso per risparmiare dorme in libreria. Per fortuna c'è Patricia, giovane aiutante che salva le sorti di "Les Chats Noirs", nome scelto in onore di Miss Marple e Poirot, ovvero i gatti neri che vivono tra gli scaffali. La sua attività aveva iniziato a decollare grazie ad un club del libro, rinominato "Gli investigatori del martedi"all'interno del quale moltissimi lettori si davano appuntamento, discutevano su di un libro letto e mangiavano leccornie portate da loro stessi. 
Un giorno però Angela, investigatrice e amica d'infanzia di Marzio, gli chiede aiuto per risolvere un caso spinoso: lui conosce un sopravvissuto e vorrebbe che il suo intuito aiutasse le forze dell'ordine a smascherare il killer. Un uomo incappucciato si reca in casa della vittima, lega i familiari e obbliga la vittima stessa a scegliere quale dei due familiari uccidere, se non deciderà chi salvare... fredderà entrambi. Sembra di essere finiti in qualche film thriller che guardavo da ragazza!

Inutile spoilerare e dirvi come andrà a finire ovviamente, però posso scrivervi che il finale è assolutamente inaspettato e mi ha fatto anche riflettere su come viene vissuta la figura dell'assassino. 
Un libro che ho divorato, dei personaggi azzeccati e l'ambientazione della libreria molto, molto gradevole. Un giallo che contiene vita, sentimenti ed emozioni: l'autore è stato in grado di umanizzare a tal punto i suoi personaggi da renderli spessi, densi, corposi. Il caso è credibile e alla fine il lettore si troverà spiazzato e senza parole. Viene anche trattata una malattia tremenda e la maniera in cui Pulixi ne parla è commovente, non perché lui sia strappalacrime ma perché ha la capacità, con poche parole, di centrare il punto. 

Consiglio vivamente la lettura di questo libro, così tanto nelle mie corde come non mi capitava da tempo. 

Recensione di Baba - L'Iliade cantata dalle dee di M. Oliva

 

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 Il libro
L'Iliade cantata dalle dee di Marilù Oliva
Editore: Solferino| Pagine: 192| Pubblicazione: 2024| Prezzo 16,50€| Trama:Qui
Genere: narrativa

Notizie sull'autrice
MARILÙ OLIVA, nata a Bologna, è scrittrice, saggista e docente di lettere. Ha co-curato per Zanichelli un’antologia sui Promessi Sposi e realizzato due antologie patrocinate da Telefono Rosa, nell’ambito del suo lavoro sulle questioni di genere. Collabora con diverse riviste ed è caporedattrice del blog letterario Libroguerriero.
Per Solferino ha pubblicato i bestseller mitologici L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (2020) e L’Eneide di Didone (2022), il romanzo Biancaneve nel Novecento (2021) e il saggio I Divini dell’Olimpo (2022). Ha scritto thriller e noir di successo e con Repetita, il suo romanzo d’esordio, ha ottenuto diversi riconoscimenti.
www.mariluoliva.net

Recensione di Baba

Veramente sentivamo la necessità di un nuovo libro sull'Iliade? Davvero la Oliva ha pensato bene che il suo contributo potesse allietarci? Evidentemente sì. 
Purtroppo questa è la mia seconda esperienza con i libri di Marilù (tra l'altro nome stupendo), scrivo "purtroppo" perché evidentemente la sua scrittura non fa per me e nemmeno le sue storie. 
Questo libro ci racconta con estrema velocità ciò che accade nella guerra di Troia, solo che lo fa dando voce alle Dee, che tifano oppure scongiurano la sconfitta dei poveri umani che sono convinti di essere gli unici artefici del proprio destino. 
Non sono qui a dire che sia scritto male, tutt'altro, la sua penna è sicuramente colta e il suo lavoro esemplare...solo che non ho capito il senso di tutta questa fatica (la sua, non la mia). 
Una volta terminata la lettura mi sono detta: "se non conoscessi l'Iliade non avrei capito un bel niente di quanto narrato e sarei arrivata al fondo completamente stremata, manco avessi combattuto io dinnanzi alle mura. Conosco abbastanza il poema, sentivo la necessità di questo bignami rivisitato? Cosa mi ha dato?". 
Ecco, io capisco che questa mia presa di posizione possa sembrare dura e nemmeno tanto "alla Baba" però...sono rimasta davvero un po' spiazzata. Cosa mi è rimasto? L'immagine di Cassandra ed Elena durante il loro fugace rapporto saffico. Ma perché? La prego Dottoressa Oliva me lo spieghi Lei. Nelle note finali Lei spiega che le donne sono state depredate anche della loro natura lesbo, concessa solo agli uomini. Non credo però sia il motivo. 

Questo è quello che io ricordo di queste 190 pagine: un rapporto tra due donne, le loro labbra che si incontrano e le viscere di Cassandra che si contraggono alla vista delle pesche di Elena, così invitanti e succose, che ha voglia di prenderle tra le labbra, di toccarle. 
Scusate, sarò ignorante, sarò basica, sarò limitata...mettetela come volete ma io non mi capacito. Riesco ancora ad accettare un retelling, una storia riscritta basata su un grande classico, capisco un libro che voglia approfondire delle tematiche ma questo non me lo spiego. Non vuole essere una critica, proprio la mia mente non arriva a comprendere questo tipo di storia. 

Cosa posso aggiungere? Non molto direi dal momento che le mie perplessità non sono sulle conoscenze dell'autrice, non sul suo modo di scrivere e nemmeno sulla struttura che vede l'alternanza dei vari punti di vista delle narratrici. Il mio stupore riguarda la scelta dell'oggetto. Se qualcuno di voi lo ha letto e ha piacere di parlarne ne sarò felice. magari potrò cambiare idea oppure allargare le mie vedute grazie ad un vostro contributo, vi aspetto!