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Recensione - Il guardiano della collina dei ciliegi di F. Faggiani

domenica, maggio 05, 2019 Baba Desperate Bookswife 2 Comments


Il libro
Il guardiano della collina dei ciliegi di Franco Faggiani
Editore: Fazi Editore| Pagine: 232| Pubblicazione: 2 maggio 2019 | Prezzo 16,00€| Trama: Qui
Genere: narrativa 
Notizie sull'autore
Franco Faggiani vive a Milano e fa il giornalista. Ha lavorato come reporter nelle aree più calde del mondo; ha scritto manuali sportivi, guide, biografie, ma da sempre alterna alla scrittura lunghe e solitarie esplorazioni in montagna. Con il romanzo La manutenzione dei sensi (Fazi Editore, 2018), già tradotto in Olanda, vincitore del Premio Parco Majella, del Premio Città delle Fiaccole e finalista al Premio Cortina e al Premio Wondy, ha ottenuto un grande successo di critica e di pubblico.
Recensione 

Buongiorno carissimi, oggi sono qui per parlarvi di un libro che ho avuto il privilegio di leggere in anteprima ma solo oggi riesco a scrivere il mio pensiero; si tratta di un romanzo ispirato alla vita di Shizo Kanakuri, maratoneta giapponese che partecipò alle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912, non tagliò mai il traguardo se non 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 20 secondi più tardi. Era l'atleta favorito, lo sconosciuto orientale con il tempo migliore, colui che abbandonò la gara a soli sette chilometri dal traguardo nonostante fosse il primo del fila. La maglia numero 344 sparì misteriosamente dalla competizione, non fu mai ritrovato, nonostante le forze dell'ordine si misero sulle sue tracce. La vita di Kanakuri-San fu travagliata a causa del perduto onore, la sua espiazione fu lenta, per Shizo il non essere riuscito a portare a termine il compito che il suo Imperatore gli diede con speranza e orgoglio gli fece vivere un'esistenza di solitudine e sacrifici. 

"Mi hanno detto che la sua falcata ormai assomiglia a quella di una cicogna quando sta per spiccare il volo, che i suoi piedi sussurrano all'erba e che le sue braccia si alternano come gli stantuffi di una locomotiva che viaggia veloce"
Queste le parole che gli sussurrò l'Imperatore ormai malato, quando gli comunicò la decisione di volerlo inviare a Stoccolma per rappresentare il Paese ai Giochi Olimpici. 
Uno dei motivi per cui diventò il Guardiano della collina di ciliegi, in un posto inospitale, dove gli inverni sono talmente duri da desiderare la morte. Questo è un viaggio, sopratutto interiore, dove il lettore vedrà il protagonista mutare, in tutti i sensi. 

Questo genere di storie non è il mio, solitamente è un tipo di racconto che legge mio marito, lui è più meditativo e indubbiamente più legato a storie sportive, a romanzi ispirati a vite di personaggi non così famosi, ma che in qualche modo hanno fatto storia. Ogni tanto mi piace mettermi alla prova (sopratutto quando sono particolarmente oberata e il tempo è pochissimo, così l'impresa diventa ancora più ardua ma la soddisfazione è anche maggiore!), così ho deciso di approcciarmi, aspettandomi una narrazione fredda e una storia non troppo allettante. 
Ah ah ah quanto mi piace stupire me stessa. Fin dalle prime pagine ho incontrato uno stile fresco e accattivante, la narrazione è in prima persona e già questo mi ha avvicinata sentimentalmente al protagonista, così lontano a causa del tempo e della cultura. Avevo immaginato una storia fredda perché la mia esperienza con la letteratura giapponese non mi ha regalato grandi gioie (fino ad ora), ma che stolta Baba, certo, parla di un uomo giapponese, ma il tutto è raccontato da un autore italiano! 
Se all'inizio alcuni fatti sono narrati meccanicamente, in ordine temporale e quasi privi di sentimento, pagina dopo pagina mi sono ritrovata tra le mani la vita di un uomo, i suoi pensieri, le sue paure, e le magnifiche descrizioni di ciò che lui vedeva con i suoi occhi. E' riuscito a regalarmi immagini magnifiche, che mi hanno messo una curiosità estrema di ammirare la natura a volte inospitale dell'isola e tutte le sue meraviglie. 

Mi sono stupita dell'empatia nei confronti del protagonista, ho colto i suoi stati d'animo e silenziosamente ho patito le sue sconfitte, ma sopratutto  le scelte di vita estreme e apparentemente discutibili le ho approvate, mi sono lasciata trasportare dalla sua voglia di purificazione. Mi sono seduta sotto gli yamazakura (ciliegio selvatico delle montagne), vicino a dove è stato seppellito Haru, per quattordici anni suo fedele compagno di razza Hokkaido, ho ascoltato la voce del vento, ho lasciato che la terra mi scorresse tra le dita, ho assaporato la sensazione di libertà e solitudine, ho guardato con i miei occhi i segni sul viso che una vita faticosa lascia in dono. 
Leggere queste pagine mi ha regalato una sensazione di pace, terminando la lettura con soddisfazione, ma sopratutto mi sono sentita appagata, come se tutto in qualche modo avesse trovato il suo giusto posto. Questo però non vuol dire che sia tutto bello, solo che bisogna accettare quello che la vita ci riserva.  
Una lettura consigliata, grazie Cristina per avermi consigliato questa nuova uscita firmata Fazi. 

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2 commenti:

  1. Bella recensione. Io sono da storie vere, poi da sportiva non posso lasciarmelo scappare.
    Sara

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    1. Ciao Sara, grazie! Sono contenta di averti incuriosita! Fammi sapere :-)

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