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Recensione di Baba - Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia

martedì, settembre 24, 2024 Baba Desperate Bookswife 0 Comments


 Il libro
Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia
Editore: Adelphi| Pagine: 138| Pubblicazione: 1960| Prezzo 19,00€| Trama:Qui
Genere: classico


Notizie sull'autore
Leonardo Sciascia  (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989) è stato uno scrittore e uomo politico italiano. Sciascia è considerato una delle più grandi figure letterarie del Novecento italiano ed europeo.

                        Recensione di Baba

Buongiorno lettori, oggi vi parlo di un libro "scolastico", un classico italiano che solitamente si affronta a scuola per l'importanza del tema trattato e per la bravura dell'autore nel trasporre fatti realmente accaduti sulla carta. 
Il giorno della civetta è un giallo del 1960 che vuol dare un nome ai mandanti di un omicidio che nessuno ha visto, accaduto in pieno giorno nel 1947 alla fermata del bus di Sciacca. Muore, per colpa di una pallottola, un certo Colasberna. Quando il comandante Bellodi indaga...nessuno ha visto, sentito o si è accorto dell'accaduto: le persone si dileguano come formichine disturbate dai predatori. Solo un certo venditore di panelle ammette di aver sentito degli spari. 
Da questo momento in poi per Bellodi inizia la parte veramente difficile, ovvero riuscire a far parlare le persone, ma poco dopo si presenta al suo cospetto una vedova, decisa a fare il nome dell'assassino di suo marito. Bellodi cerca di fare dei collegamenti ma chiaramente viene ostacolato, non solo dalle persone che non vogliono rogne, dai politici stessi che credono che la mafia non esista, si sente sempre questa parola ma poi non si trova niente di scritto da nessuna parte, senza le prove il fatto non sussiste e quindi nemmeno l'organizzazione mafiosa di cui i comunisti tanto parlano. 

Io non so se ci sia voluto del coraggio a scrivere un libro in Sicilia, in un momento dove nessuno si vuole occupare di mafia. alzare un polverone parlando di qualcosa realmente accaduto e camuffandolo per qualcos'altro, nemmeno tanto velatamente. Un comandante scomodo, che cerca di fare luce sulla verità, vuole incastrare i cattivi, incontra i cattivi stessi, capisce che delle cose che dicono sono anche giuste, lui stesso viene considerato un vero uomo dal grande capo mafioso ( e sono rari, gli uomini veri sono rari, gli altri sono mezz'uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà). Insomma Bellodi guarda nelle palle degli occhi colui che dovrebbe stare in prigione a vita, eppure non può fermarlo, perché pesci più grossi hanno un alibi pronto, perché la malavita e chi ci governa vanno a braccetto. Ma allora? In che paese viviamo? 

Una storia che ha smosso molto, che mi ha fatto arrabbiare, come tutte le ingiustizie, ed è stato bello leggere una sua nota scritta più di dieci anni dopo, dove racconta il perché, scrive nero su bianco che in Italia non esistono cattivi poliziotti, politici corrotti o uomini potenti che hanno a che fare con la malavita. In Italia è tutto bello e pulito, a differenza dell'America e di altri Paesi europei dove non era così scandaloso dire che esiste la corruzione all'interno di un governo. Era quasi la metà del 1975 quando Sciascia scrive questa nota, consapevole di aver turbato qualcuno con il suo racconto lungo e che comunque ammette di non averlo potuto scrivere come avrebbe voluto e ha dovuto rimetterci mano più volte. Non sa se sia stato un bene oppure no, ma ha dovuto farlo. 

Alla fine di questo libro ho pensato alla serie che ho appena terminato di leggere, quella di Alice Basso, nella quale i suoi protagonisti, durante gli anni '30, scrivono racconti camuffati prendendo spunti da fatti di cronaca. Sciascia docet. Sono contenta di aver letto questo breve romanzo, sicuramente alle superiori ne studiammo parti, ho dei vaghissimi ricordi, ma non credo di averne completato la lettura. 

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