#Nadia,
I protagonisti di “Sotto il culo della rana”, infatti, sono alcuni giovani abitanti di Budapest piuttosto scapestrati, le cui vicissitudini si svolgono tra la fine della Seconda guerra mondiale e la “liberazione” da parte dei Sovietici, fino al tentativo di “rivoluzione” del 25 ottobre ‘56. Gyuri, Pateki, Roka e gli altri giocano a pallacanestro per non dover entrare nell’esercito, studiano all’Università il minimo indispensabile per non entrare nell’esercito, accettano posto di lavoro retribuiti pochissimo in fabbrica per non entrare nell’esercito. Con la sconfitta dei nazisti e la liberazione dell’Ungheria da parte dei russi i nostri protagonisti si rendono conto, per quanto assurdo possa sembrare, di essere quasi passati dalla padella nella brace: le loro giornate si susseguono in modo grottesco, tra perquisizioni che portano alla requisizione di tutti gli orologi da polso posseduti e inquietanti interrogatori nel quartier generale russo, situato sull’elegante e cupo viale Andrassy.
Nadia Around the World #3 - Sotto il culo della rana a Budapest
Buongiorno lettrici e lettori, come ve la passate?
Io sono appena rientrata da un’intensa (e un po’ zoppicante visto che mi ero fatta male qualche giorno prima) quattro giorni a Budapest: io e il mio compagno abbiamo infatti deciso di trascorrere San Valentino nella romantica capitale dell’Ungheria.
Prima di partire ho pensato che sarebbe stato interessante trovare un romanzo che si ambientasse a Budapest, un libro che potessi leggere facendo attenzione alle strade e ai quartieri citati tra le pagine mentre gironzolavamo per la città. Ho così scoperto “Sotto il culo della rana – in fondo a una miniera di carbone”, romanzo di cui non avevo mai sentito parlare e che mi ha fatto immediatamente sorridere per il titolo.
IL LIBRO:
Sotto il culo della rana - in fondo a una miniera di carbone
Tibor Fischer
1 aprile 2000
Pagine 322
Mondadori Editore
Prezzo: 12,00€
“Sotto il culo della rana” è infatti un ironico modo di dire ungherese, usato per indicare una situazione critica, in cui dopo aver toccato il fondo non resta che scavare insomma. Come a dire che non potrebbe andar peggio, ma sempre conservando quell’umorismo nero che è la cifra stilistica di buona parte del romanzo.
Marco Metta Photographer
I protagonisti di “Sotto il culo della rana”, infatti, sono alcuni giovani abitanti di Budapest piuttosto scapestrati, le cui vicissitudini si svolgono tra la fine della Seconda guerra mondiale e la “liberazione” da parte dei Sovietici, fino al tentativo di “rivoluzione” del 25 ottobre ‘56. Gyuri, Pateki, Roka e gli altri giocano a pallacanestro per non dover entrare nell’esercito, studiano all’Università il minimo indispensabile per non entrare nell’esercito, accettano posto di lavoro retribuiti pochissimo in fabbrica per non entrare nell’esercito. Con la sconfitta dei nazisti e la liberazione dell’Ungheria da parte dei russi i nostri protagonisti si rendono conto, per quanto assurdo possa sembrare, di essere quasi passati dalla padella nella brace: le loro giornate si susseguono in modo grottesco, tra perquisizioni che portano alla requisizione di tutti gli orologi da polso posseduti e inquietanti interrogatori nel quartier generale russo, situato sull’elegante e cupo viale Andrassy.
Marco Metta Photographer
I nostri protagonisti reagiscono alle assurdità imposte dal regime comunista con un’ironia distaccata e quasi cinica, necessaria per sopravvivere senza lasciarsi abbattere e senza rinunciare, in fondo al cuore, ai propri sogni. Per Gyuri, per esempio, sarebbe un gran successo riuscire ad andarsene dal Paese: si immagina semplice netturbino in un qualsiasi stato occidentale, perché in fondo è più semplice realizzare delle aspettative modeste, giusto?
E alla fine si tira avanti sotto lo sguardo freddo e impassibile del Danubio, giorno dopo giorno, godendosi le prodezze del calciatore Puskàs, tentando di convincersi che il comunismo “Non può più durare a lungo, ormai” e che presto si sarà liberi di girare il mondo. Le pagine che raccontano la Rivoluzione sono crude e tragiche, ma racchiudono in sé la testimonianza di un episodio di cui noi occidentali conosciamo veramente poco (perlomeno, io non ne sapevo nulla).
Marco Metta Photographer
Vi consiglio questo romanzo qualora abbiate la curiosità di conoscere meglio Budapest e l’Ungheria negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, e anche per comprendere qualcosa in più sullo spirito di un popolo da noi poco considerato, ma capace di reagire alle avversità della vita con fierezza e humor nero.
Ciao Nadia! Tu lo sai che ti ho invidiata (male alla gamba a parte). Il libro sembra carino e ti stimo per averlo letto proprio per il tuo viaggio e per la rubrica, grande socia!!
RispondiEliminaGrazie Baba! Il libro è godibile e ho scoperto diverse cose che ignoravo!
EliminaNon sono mai stata a Budapest, ma la trovo una città molto affascinante. Il titolo del libro poi è tutto un programma! I detti strani non sono solo in Italia.
RispondiEliminaAhahah devo confessare che il titolo è stato proprio il motivo per cui l'ho scelto rispetto ad altri romanzi ambientati a Budapest! Hai ragione, è una città affascinante e con una bella atmosfera... magari un po' freddina in inverno, ma basta un bel pomeriggio alle terme per ritemprarsi!
EliminaOttima recensione!
RispondiEliminaGrazie mille, mi fa piacere che tu l'abbia apprezzata!
EliminaCiao Nadia!,
RispondiEliminaa torto, me ne rendo conto, ma non ho mai pensato ai Paesi dell'Est Europa come meta di un mio viaggio.
Ma mi sto ricredendo.
Bel racconto e belle foto.
E coincidenza: sto terminando "Mattina d'Inverno con Cadavere"... dell'ungherese Laszlo Darvasi.
Spero tu stia meglio.
Ben rientrata, ciao, Marina
Ciao Marina! L'est Europa è per noi poco conosciuto, ma a mio parere possiede un discreto fascino! Non conosco il libro che stai leggendo, ma il titolo mi incuriosisce! Io zoppico ancora un po', spero di migliorare un po' alla volta. Grazie mille per essere passata!
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