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Recensione di Nadia #15 - Chi si ferma è perduto di M. Malvaldi e S. Bruzzone
Il libro
Chi si ferma è perduto di Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone
Editore: Sellerio| Pagine: 352| Pubblicazione: 2022| Prezzo 15,00€| Trama:Qui
Genere: thriller
Notizie sugli autori
Marco Malvaldi (Pisa, 1974), di professione chimico, ha pubblicato con questa casa editrice la serie dei vecchietti del BarLume (La briscola in cinque, 2007; Il gioco delle tre carte, 2008; Il re dei giochi, 2010; La carta più alta, 2012; Il telefono senza fili, 2014; La battaglia navale, 2016, Sei casi al BarLume, 2016; A bocce ferme, 2018; Bolle di sapone,2021), salutati da un grande successo di lettori. Ha pubblicato anche Odore di chiuso (2011 e 2021, Premio Castiglioncello e Isola d’Elba-Raffaello Brignetti 2011), e Il borghese Pellegrino (2020), gialli a sfondo storico, con il personaggio di Pellegrino Artusi, e Milioni di milioni (2012), Argento vivo (2013), Buchi nella sabbia (2015), Negli occhi di chi guarda (2017), con Glay Ghammouri Vento in scatola (2019) e con la moglie Samantha Bruzzone Chi si ferma è perduto (2022).
Samantha Bruzzone (Genova 1974) chimica di formazione e appassionata di gialli, ha pubblicato con Marco Malvaldi, compagno nella vita, due libri per ragazzi, Leonardo e la marea (Laterza 2012) e Chiusi fuori (Mondadori 2022) e, con Sellerio, Chi si ferma è perduto (2022).
Recensione di Nadia
Buongiorno lettrici e lettori!
Il freddo alla fine è arrivato e cosa c’è di meglio, potendo, di trascorrere i mesi che ci separano dalla primavera leggendo buoni libri in compagnia di una tisana e di una copertina? Oggi vi parlo di uno dei romanzi che potrebbero farvi compagnia in questo autunno: è Chi si ferma è perduto, di Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone. Malvaldi e Bruzzone sono marito e moglie e hanno già scritto insieme Chiusi fuori, un romanzo giallo per ragazzi.
Serena Martini in Rossi (già, manca qualche stuzzichino e l’aperitivo è servito) vive a Ponte San Giacomo con il marito e i due figli Pietro e Martino, e fa la rappresentante di classe da quando si è licenziata dal suo impiego per discriminazioni sul posto di lavoro. Serena infatti si è sempre sentita svalutata in un mondo di uomini dove, anziché trattarla come una dottoressa in chimica, l’apostrofavano come “la nostra Serena”. Un giorno Serena ritrova per caso in un bosco il cadavere di Luigi Caroselli, maestro di musica presso la scuola media di Pietro. Da quel momento, in collaborazione con la poliziotta Corinna Stelea, la nostra protagonista comincia una vera e propria indagine per scoprire e assicurare il colpevole alla giustizia.
Ho letto questo romanzo con vero piacere e devo dire che, per certi aspetti, forse l’ho amato anche più di alcuni autoconclusivi scritti solo “dal Malvaldi”, come si fa chiamare lui. La collaborazione con la moglie fa sì che, a mio parere, l’autore della serie del Barlume “sbrachi” molto meno con le curiosità scientifiche e le spiegazioni di fenomeni che, seppur spesso interessanti, a volte sono secondo me un po’ troppo tecniche e appesantiscono la vicenda. Questa volta le digressioni “chimiche” ci sono, ma sono decisamente più leggere e comprensibili.
Il giallo in sé è abbastanza semplice e non è difficile risalire al colpevole, se si sta attenti ai numerosi indizi che Bruzzone e Malvaldi dispongono sul cammino del lettore. L’ironia e l’arguzia che contraddistingue la coppia è ormai nota e strappa più di un sorriso a chi legge. Il libro scorre in modo molto piacevole e si divora in poche ore.
Parliamo un attimo, invece, del personaggio di Serena Martini, nel quale a mio parere risiede un pochino il punto debole del romanzo. Non credo di spoilerare nulla, in quanto il suo abbandono lavorativo è riportato anche nella trama del romanzo da Sellerio. Serena è una donna tosta, intelligente, ha una laurea in una materia che non è per tutti (per me sicuramente no, ad esempio) e ha un bel caratterino. Non le manda a dire a nessuno, ha le idee chiare e, pur non essendo mai maleducata, riesce a tenere testa anche alla suocera, che è stata anche la sua temibile insegnante di liceo e che tutti, all’epoca, chiamavano Augusta Pino (diminutivo di Pinochet). E allora, per quale motivo una quarantaseienne risolta, energica, decisa dovrebbe lasciarsi mettere i piedi in testa da capo e colleghi e lasciare un posto di lavoro semplicemente perché non le attribuiscono la giusta importanza? Nel racconto dell’episodio in questione Serena avrebbe potuto muoversi in mille modi diversi per farsi rispettare mantenendo rispetto e autorevolezza, ma non l’ha fatto. L’ho letta soprattutto come una semplice sorta di denuncia nei confronti degli ambienti di lavoro maschilisti e misogini, che per carità ci sono, ma sono anche facilmente smontabili senza perdere sorriso e credibilità.
A parte questo dettaglio, che a mio parere proprio dettaglio non è, ho trovato Chi si ferma è perduto un romanzo molto gradevole e piacevole per trascorrere qualche ora in relax, ma anche imparando qualcosa. Assolutamente consigliato, soprattutto se siete fan del Malvaldi.
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