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Recensione #aspettandoilbancarella - Prima che te lo dicano gli altri di M. Magliani

lunedì, luglio 15, 2019 Baba Desperate Bookswife 0 Comments


Recensione a cura di Nadia

Buongiorno lettrici e lettori!

Oggi vi parlo di un romanzo di cui probabilmente non avrei mai sentito parlare se non fosse approdato al Premio Bancarella come finalista: sto parlando di Prima che te lo dicano altri, di Marino Magliani.

“Sono nato in un ospizio per anziani e un fatto del genere credo meriti di restare, e comunque sia è una cosa con la quale devi fare i conti. Me ne sono andato di casa che avevo otto anni, prima in un collegio, poi in un altro, e nel frattempo, durante le vacanze, in qualche colonia estiva, e poi ancora in collegio. Anche queste sono cose con le quali devi fare i conti. In qualche modo, da quei collegi non sono mai più andato via.”

Prima di raccontarvi del romanzo ho voluto inserire questa riflessione dell’autore sulla sua vita, che si può leggere sull’aletta di destra della copertina. Secondo me in queste poche frasi c’è anche la spiegazione del romanzo.

La storia si svolge in due diversi contesti geografici- l’entroterra ligure di Dolcedo e l’Argentina- e su due spazi temporali, l’infanzia del protagonista negli anni Settanta e l’anno 2024. Alla fine della seconda elementare, rimandato a settembre perché confonde i termini italiani con quelli dialettali, Leo conosce Raul Cesare Omar Porti, per tutti in paese Raulporti, poeta nato in Argentina ma di origine italiana, che accetta di dargli ripetizioni in vista dell’esame di riparazione. Il legame che si creerà fra i due e la scoperta che Leo farà in seguito su Raulporti lo spingeranno ad andare a cercarlo in Argentina cinquant’anni dopo.

Prima che te lo dicano altri è un libro ruvido, crudo e per certi versi “vecchio” come il suo protagonista, e la sua bellezza sta proprio in questo. Leo sembra non essere mai stato bambino: anche nei capitoli ambientati negli anni Settanta gli manca quella spensieratezza e quell’allegria semplice e incurante che solo i bambini sanno avere. Leo è già vecchio a sette anni, per il contesto in cui vive, per la madre che ha e per gli abitanti che lo circondano, che lo prendono in giro perché è cicciottello e sensa paie (senza padre). Anche nelle parti ambientate nel 2024 non ci sono grandi segnali di modernità, se non per la presenza di un computer a un certo punto della storia: è quasi un romanzo senza tempo. Nel libro ci sono passaggi crudi che di primo acchito mi hanno spiazzato, li avevo trovati un po’ forzati e inutili all’economia del racconto, ma poi, anche leggendo la riflessione di Magliani di cui vi parlavo prima, ho capito che questo romanzo avrebbe potuto essere scritto soltanto in questo modo, che la durezza e la quasi grettezza del suo protagonista erano inevitabili e che per questo libro era giusto che fosse così.

Lo stile è molto particolare, come Leo bambino anche l’autore mescola l’italiano a espressioni tipiche liguri e per questo spesso ho fatto un po’ di fatica a capire tutto (per esempio, devo ancora capire adesso com’erano fatte le scarpe di Ventimiglia).

La storia in sé è piuttosto originale e molto scorrevole, sinceramente credevo sarebbe andata a parare in tutt’altra direzione e sono stata felice di sbagliarmi. In ultima analisi posso dire che Prima che te lo dicano altri mi resterà impresso nella memoria a lungo perché è un libro completamente diverso rispetto a ciò che sono abituata a leggere, perché mi ha fatto riflettere e perché l’autore ha creato due personaggi estremamente particolari e verosimili pur nel loro essere degli outsider della vita.


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