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Recensione - "Il figlio del figlio" di Marco Balzano

lunedì, luglio 18, 2016 Baba Desperate Bookswife 6 Comments

Buon inizio di settimana lettori disperati. Come state? Oggi vi parlerĂ² di un autore che non conoscevo, che ha scritto questo libro nel 2010 e pubblicato con Avagliano Editore. Proprio quest'estate la Sellerio lo ha riproposto e a giugno è uscito in tutte le librerie. Lo conoscevate giĂ ?




Titolo: Il figlio del figlio
Autore: Marco Balzano
Casa Editrice: Sellerio
Pagine: 200
Prezzo: 13,00€
Pubblicazione: giugno 2016
Sinossi: Qui sul sito Sellerio
Genere: narrativa italiana


 

Notizie sull'autore:
Marco Balzano è nato nel 1978 a Milano, dove vive. Ha pubblicato saggi e raccolte di poesie e, con questa casa editrice, i romanzi Pronti a tutte le partenze (2013, Premio Flaiano), L’ultimo arrivato(2014), con cui ha vinto il Premio Volponi e la LIII edizione del Premio Campiello e Il figlio del figlio(2016), pubblicato da Avagliano nel 2010, finalista Premio Dessì 2010, menzione speciale della giuria Premio Brancati-Zafferana 2011, Premio Corrado Alvaro Opera prima 2012.


Milano. Ci sono Leonardo, che è il padre di Riccardo che a sua volta ha generato Nicola. Padre, figlio e nipote. Il primo ha fatto la guerra in Sardegna, il secondo ha vissuto durante il boom economico e il terzo, l'unico con la laurea, in fondo un lavoro vero e proprio non ce l'ha.  Loro sono di Barletta, ma hanno spostato le loro radici a Milano, perchè i soldi si fanno dove ci sono giĂ . La Puglia è una regione lontana, intrisa di ricordi piacevoli, ma allo stesso dolorosi, perchè la Casa, quella che ha cresciuto generazioni intere, è piena di crepe e polvere, proprio come la famiglia di Nicola, che con l'abbandono dell'abitazione si sono allentati anche i rapporti parentali, per cose dette e mai chiarite, silenzi troppo lunghi e pensieri rimasti intrappolati nella scatola cranica perchè troppo complicati da spiegare durante una festa comandata.

Un giorno i tre membri appartenenti a tre diverse generazioni, salgono in macchina con il fresco - poco dopo le quattro del mattino - e si dirigono verso un mare che non vedono da troppo tempo, di nuotare non ci si dimentica, ma di sorridere purtroppo sì. C'è chi va giĂ¹ sperando di salvarla questa benedetta abitazione e chi vuol solo venderla per estirpare il problema alla radice.
La ruggine rende difficoltosi i dialoghi, comunque radi e inzuppati di malsana ironia, quella vuol far ridere, ma contemporaneamente infastidire l'interlocutore, con la scusa "ma stavo scherzando".
Barletta è sempre lì, con il centro storico sempre uguale, ma le persone di un tempo si sono spente, consumate a fuoco lento proprio come una candela adagiata nella sua bugia. E Nicola rivede la sua posizione di uomo forte, con la sede del partito e le giocate  a carte, gli amici di un tempo e gli angoli impregnati di ricordi. Ma niente è come prima, adesso la casa si vende, perchè quei disgraziati dei suoi figli l'hanno lasciata ai piccioni e alla muffa e adesso i vicini se la vogliono accattare, lasciando davanti alla porta cesti di frutta e verdura come pegno di antica fedeltĂ .

Questo libro è un viaggio, che rappresenta il cambiamento, che non si accetta ma c'è. La consapevolezza che con la morte di Nicola la famiglia non avrĂ  piĂ¹ analfabeti in vita, ma nemmeno piĂ¹ nessuno che possa insegnare il dialetto ai posteri. Questa figura austera, sempre con un'imprecazione che gli esce dai denti è un vecchio pilastro che perĂ² non ha intenzione di combattere per una terra dalla quale è fuggito e forse ormai non sente piĂ¹ sua a causa della dipartita.

E poi Riccardo, un padre che non parla con il figlio perchè non arriva a casa sudato e stanco, con le rughe nate dalla preoccupazione e dalla spossatezza di chi lavora, perchè Nicola un lavoro vero ancora non lo ha, è laureato, ma ancora una cattedra fissa sotto il sedere gli manca. 

Nicola vede il padre diventare bambino al cospetto di NonĂ², osserva in silenzio i due lati della medaglia, giĂ  perchè questo libro è fatto spesso di silenzi, che conosciamo grazie all'Io narrante, che è proprio Nicola, osservatore e studioso, che impara di continuo anche se non lo fa pesare a nessuno. 

Punti forti:
  • Questa storia ci viene raccontata dalla bocca di un amico, perchè Nicola ci parla come se noi fossimo degli interlocutori a lui noti, seduti al tavolino di un bar.
  • In questo piccolo volume si respirano a pieni polmoni i sentimenti che vengono solo abbozzati ma pesano da morire. La sofferenza di un uomo che fa quello che è giusto, che vuole dimenticare, mettere una pietra sopra, ma non puĂ². e poi ci sono i sentimenti del figlio, che ingoia bocconi amari e difficili da digerire, ma non ha voglia di discutere e sopratutto non vede l'ora di tornare a casa. I sentimenti del nipote, che sembra solo uno spettatore di questo teatrino, che si sente perennemente sminuito da quelli che sono i suoi punti di riferimento.
  • Una storia diversa e non convenzionale, dall'inizio alla fine. La storia di un viaggio, da leggere, da assaporare e che nella sua semplicitĂ  farĂ  versare anche una lacrima.
VOTO:

Alla prossima recensione...spero che leggiate questo e mi raccontiate il vostro pensiero.




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6 commenti:

  1. che belle parole Baba, sembra uno di quei libri da pugno nello stomaco, che fanno riflettere tantissimo

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    1. Ciao Chiara, Marco ha uno stile molto "morbido" e decisamente colloquiale, pugno nello stomaco magari no, ma sicuramente se si riflette mette molta tristezza. Bacione

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  2. Ciao Salvia,
    questo libro mi fa pensare ai libri di Tozzi (che ho studiato a scuola, ma non ho mai letto) e come dice Chiara sembra un libro di veritĂ  difficili da affrontare, tra generazioni.
    Ai Sellerio faccio fatica a resistere. ChissĂ .
    Un bacio da Lea

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    1. Ciao Lea,io di riflessioni ne ho fatte parecchie, mi sono calata nella parte della nipote, anche se io i nonni non li ho conosciuti. Ăˆ stata un'esperienza bellissima :-)
      Spero che tu non resista nemmeno questa volta!
      Bacio

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  3. Una storia che necessita del momento giusto. Lo segno e prima o poi arriverĂ  anche il suo momento.
    Baci da Bacci

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    1. Ma ciao Bacci! Eh giĂ , ha bisogno del giusto momento. Io per fortuna ho beccato quello giusto e mi sono giĂ  procurata il suo ultimo lavoro. Baci per te

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