#Nadia,
Keep Calm and Read Nadia #57 - Recensione di Arance Rosse di H. Tyce
Buongiorno lettori e buon martedì. Oggi Nadia ci propone un thriller, uno dei generi che predilige. Conoscete Arance Rosse?
Oggi vi parlo di un romanzo, definito thriller in copertina, che è riuscito a spiazzarmi e a farmi riflettere tutto il tempo, al punto da essere incerta nell’iscriverlo in una categoria: sto parlando di Arance rosse, di Harriet Tyce.
Non avevo mai sentito parlare di questo libro finché non l’ho visto citato su Goodreads da uno dei miei contatti. Di solito non mi succede, ma questa volta più che la trama mi hanno attratto la copertina e il titolo, così strano e poco evocativo, il cui significato si comprende soltanto al termine della lettura.
Ma andiamo con ordine: la protagonista è Alison, avvocata patrocinatrice che sembra finalmente in procinto di fare carriera, dal momento che le è stato affidato il suo primo caso di omicidio. La sinossi del romanzo (la trovate qui: https://www.amazon.it/Arance-rosse-Harriet-Tyce-ebook/dp/B07P3HS8YR) è volutamente fuorviante, perché svelare qualcosa di più significherebbe rovinare un libro che parte in sordina e sorprende nel finale. All’inizio fatichiamo a entrare in sintonia con Alison, perché non si comporta come ci si aspetterebbe da una buona moglie e madre: il lavoro le porta via moltissimo tempo e questo fa sì che tenda a trascurare il marito Carl e la figlia settenne Matilda; beve troppo e si rende ridicola alle feste con gli amici mettendo in imbarazzo Carl, e il suo rapporto con il procuratore… beh, diciamo che non è del tutto professionale.
Il giudizio del lettore su Alison, nella prima parte del romanzo, è spietato: una donna che perde di vista le reali priorità della vita, si dirà, che si fa umiliare per elemosinare un po’ di affetto e che travalica costantemente i propri limiti, salvo poi ripromettersi di non farlo mai più. D’altro canto Alison è una brava mamma e un’ottima professionista, affettuosa con Matilda e scrupolosa sul lavoro. La Tyce è bravissima a costruire una protagonista che respinge e spiazza, ma che al tempo stesso entra nel cuore del lettore, non tanto per le sue fragilità ma per la percezione che un cerchio invisibile e pericoloso si chiuda a poco a poco intorno a lei, che in fondo è semplicemente una persona comune.
Lo stile dell’autrice è talmente ammaliante che, sebbene per buona parte del romanzo sembri non accadere nulla di particolare, non mi è mai venuto in mente di abbandonare il libro, e sono stata premiata: tutti i tasselli che sono stati disseminati lungo le pagine trovano il loro posto nella conclusione della storia, e i sospetti che si erano insinuati nella nostra mente e ci avevano fatto riflettere sul ruolo dei personaggi acquisiranno concretezza nel modo più infingardo e sporco possibile.
Mi rendo conto che ho scritto pochissimo della trama, ma davvero non avrei potuto dire di più senza rischiare di spoilerare o di mettervi sulla strada giusta. Invece questo è un libro che dovete leggere quasi a scatola chiusa, prendendovi il tempo di gustarlo e assaporarlo anche se all0inizio potrà sembrarvi strano, come una succosa arancia rossa…!
Ciao Nadia, sono Marina.
RispondiElimina(nn riesco + a far saltar fuori il profilo).
Più che arance, sembrano agrumi... arrossati dal sangue!!!
È sempre difficile tentare di parlare di romanzi tipo questi, senza correre il rischio di svelare qualcosa. Ma hai reso perfettamente l'idea!
(e ce l'ho fatta a ripristinare il profilo!)
Ciao, Marina
Ciao Marina! In effetti il titolo originale è proprio "Blood oranges", che restituiva forse maggiormente l'ansia del thriller... in fondo anche noi in Italia abbiamo le arance "sanguinelle", ma non avrebbero fatto altrettanta paura! :-)
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