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Recensione - Il Ristorante dell'amore ritrovato di Ito Ogawa
Il ristorante dell'amore ritrovato |
Il libro
Il ristorante dell'amore ritrovato di Ito Ogawa
Editore: Neri Pozza | Pagine: 192| Pubblicazione: 2011| Prezzo 9,90€| Trama: Qui
Genere: narrativa giapponese
Notizie sull'autrice
Nata nel 1973, Ito Ogawa è una nota scrittrice giapponese di canzoni e di libri illustrati per ragazzi. Con Il ristorante dell'amore ritrovato, il suo romanzo d'esordio, ha ottenuto un grande successo di critica e di pubblico, con centinaia di migliaia di copie vendute. Il romanzo si è aggiudicato il Premio Bancarella della Cucina 2011 e la versione cinematografica è uscita sugli schermi giapponesi nel 2010. Con Neri Pozza ha pubblicato anche La cena degli addii (2012) e La locanda degli amori diversi (2016).
Recensione
Nata nel 1973, Ito Ogawa è una nota scrittrice giapponese di canzoni e di libri illustrati per ragazzi. Con Il ristorante dell'amore ritrovato, il suo romanzo d'esordio, ha ottenuto un grande successo di critica e di pubblico, con centinaia di migliaia di copie vendute. Il romanzo si è aggiudicato il Premio Bancarella della Cucina 2011 e la versione cinematografica è uscita sugli schermi giapponesi nel 2010. Con Neri Pozza ha pubblicato anche La cena degli addii (2012) e La locanda degli amori diversi (2016).
Recensione
e 1/2
Questo romanzo, tanto amato da mio marito Ezio, purtroppo non è riuscito a conquistare il mio cuore. La protagonista si chiama Ringo, abita a Tokyo e lavora all'interno di una cucina di un ristorante turco. Ha venticinque anni e da dieci abita da sola, essendo scappata dal suo villaggio montano quando aveva solo quindici anni. Nella metropoli ha trovato l'amore, peccato che una sera come tante, una volta tornata a casa, scopre che il suo fidanzato è scappato con tutte le SUE cose. Da quel momento si rende conto di essere sola al mondo, è stata abbandonata dal suo grande amore e da quel momento anche la voce si da alla macchia, non proferirà più verbo a causa dello choc.
Ringo prende un treno e decide di tornare a casa, dove è nata e cresciuta, nonostante il rapporto strano con la madre. E' proprio a casa che decide di aprire un ristorante particolare, Il Lumachino, nel granaio vicino alla dimora materna. Questo particolare locale potrà ospitare due persone alla volta, verrà studiato un menù apposta e oltre a gustare piatti particolari, l'esperienza sarà davvero unica per gli avventori.
La madre decide con un po' di riluttanza, di prestarle i soldi necessari, ma esige gli interessi (anche alti) proprio come una società finanziaria di tutto rispetto. Sarà un successo, perchè Ringo ha talento, i sapori sono la sua vita, in cucina si sente a proprio agio, esaudire i desideri degli altri è una grande ricompensa per lo spirito e l'autostima. Fino a quando...
Questo libro è anche un viaggio, alla scoperta della protagonista e del rapporto tra madre e figlia, mai scoperto fino in fondo, ricco di non detti e di incomprensioni, a partire dal nome della protagonista.
Una storia che dovrebbe profumare di cucina, di ingredienti speciali e dovrebbe diffondere sicurezza e voglia di sperimentare. Dovrebbe.
Nonostante il buon potenziale io non mi sono sentita coinvolta: troppo simile ad un diario, ma narrato con poca energia e sentimento. Ringo vive una vita simile ad un documentario e spesso mi sono chiesta se fossimo in onda con un programma della domenica mattina. L'inizio è lento, nonostante le poche pagine e la fine, che dovrebbe essere molto commovente l'ho trovata scontata. Forse io ho un problema con la letteratura giapponese, ma questo tipo di storia è troppo fredda per i miei gusti. Immaginate un piatto che vi viene presentato come una leccornia e poi lo trovate poco cotto, leggermente insipido nonostante la buona lavorazione di base. Una delusione per me, sopratutto con un titolo del genere. So che in Giappone è stato girato un film tratto da questa storia, un romanzo di successo che purtroppo non ha fatto breccia nel mio cuore. Nel 2011 ha anche vinto il Premio Bancarella della Cucina. Ma mai come prima questa locuzione mi sembra più azzeccata: de gustibus non disputandum est.
Ringo prende un treno e decide di tornare a casa, dove è nata e cresciuta, nonostante il rapporto strano con la madre. E' proprio a casa che decide di aprire un ristorante particolare, Il Lumachino, nel granaio vicino alla dimora materna. Questo particolare locale potrà ospitare due persone alla volta, verrà studiato un menù apposta e oltre a gustare piatti particolari, l'esperienza sarà davvero unica per gli avventori.
La madre decide con un po' di riluttanza, di prestarle i soldi necessari, ma esige gli interessi (anche alti) proprio come una società finanziaria di tutto rispetto. Sarà un successo, perchè Ringo ha talento, i sapori sono la sua vita, in cucina si sente a proprio agio, esaudire i desideri degli altri è una grande ricompensa per lo spirito e l'autostima. Fino a quando...
Questo libro è anche un viaggio, alla scoperta della protagonista e del rapporto tra madre e figlia, mai scoperto fino in fondo, ricco di non detti e di incomprensioni, a partire dal nome della protagonista.
Una storia che dovrebbe profumare di cucina, di ingredienti speciali e dovrebbe diffondere sicurezza e voglia di sperimentare. Dovrebbe.
Nonostante il buon potenziale io non mi sono sentita coinvolta: troppo simile ad un diario, ma narrato con poca energia e sentimento. Ringo vive una vita simile ad un documentario e spesso mi sono chiesta se fossimo in onda con un programma della domenica mattina. L'inizio è lento, nonostante le poche pagine e la fine, che dovrebbe essere molto commovente l'ho trovata scontata. Forse io ho un problema con la letteratura giapponese, ma questo tipo di storia è troppo fredda per i miei gusti. Immaginate un piatto che vi viene presentato come una leccornia e poi lo trovate poco cotto, leggermente insipido nonostante la buona lavorazione di base. Una delusione per me, sopratutto con un titolo del genere. So che in Giappone è stato girato un film tratto da questa storia, un romanzo di successo che purtroppo non ha fatto breccia nel mio cuore. Nel 2011 ha anche vinto il Premio Bancarella della Cucina. Ma mai come prima questa locuzione mi sembra più azzeccata: de gustibus non disputandum est.
Peccato, anche i Neri Pozza toppano (ma del Bancarella, no, non mi fido). :(
RispondiEliminaSai che ho fatto fatica ad arrivare alla fine? Invece a mio marito è piaciuto.
EliminaCara Baba, nonostante tutto mi hai incuriosito. Proverò a leggerlo e ti dirò ;)
RispondiEliminaCiao :-) Sono contenta comunque di averti incuriosita. Spero che invece tu possa apprezzarlo!
EliminaMi dispiace per la delusione! Peccato, perché sembrava una bella lettura :)
RispondiEliminaCiao Gresi, sì, una delusione, sopratutto in un momento difficile (da lettrice )
Eliminaun peccato perchè la storia sembra promettente
RispondiEliminaCiao Chicca, già, sembrava proprio. Ma so di essere una mosca bianca. Magari non era il suo momento e io mi aspettavo troppo
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