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Recensione di Nadia #13 - Tre di V. Perrin
Il libro
Tre di Valerie Perrin
Editore: E/O| Pagine: 624| Pubblicazione: 2021| Prezzo 19,00€| Trama:Qui
Genere: narrativa
Notizie sull'autrice
I romanzi precedenti di Valérie Perrin, Il quaderno dell’amore perduto e Cambiare l’acqua ai fiori, sono stati successi mondiali. Tradotti in una trentina di paesi, hanno venduto oltre due milioni di copie. Con Il quaderno dell’amore perduto Valérie Perrin ha vinto nel 2018 il Prix Choix des Libraires e con Cambiare l’acqua ai fiori il Prix Maison de la Presse nel 2018 e il Prix des Lecteurs du Livre de Poche nel 2019.
Recensione di Nadia
Buongiorno lettrici e lettori!
L’autunno è ormai alle porte e, per non sentire troppo la malinconia delle giornate che si accorciano e del buio che incombe, come al solito mi rifugio nei libri. Quest’estate ho avuto alcune delusioni dal punto di vista letterario, ma finalmente ho trovato una storia che mi ha riappacificato con la lettura: sto parlando di Tre, di Valérie Perrin.
Nina, Etienne e Adrien si conoscono il primo giorno di quinta elementare, nel 1986, a La Comelle, un paesino della Saone et Loire. Hanno tutti e tre il cognome che comincia per B (Beau, Beaulieu, Bobin) e finiscono tutti e tre nella stessa classe, quella del temuto maestro Py. Nina prende per mano i suoi due nuovi amici e affrontano insieme questa nuova avventura. Non sanno ancora che sarà la prima di tantissime altre.
Avevo letto Cambiare l’acqua ai fiori quando era già un caso editoriale, e l’avevo apprezzato, anche se non mi aveva fatto impazzire. Avevo trovato la protagonista un po’ troppo filosofica e sentenziante per i miei gusti, anche se la parte di “mistero” e il rapporto con il marito mi avevano incuriosita. Questo “Tre” mi è piaciuto decisamente di più. Il romanzo non ha nulla di particolarmente originale: da Jules e Jim a The dreamers siamo abituati a libri e film che raccontano ménages a trois più o meno improbabili, e infatti temevo questo risvolto piuttosto banale della storia. In Tre però non c’è nulla di tutto questo: quella tra Nina, Etienne e Adrien è davvero soltanto una grande amicizia, anche se, come tutte le vere amicizie, non esente da incomprensioni e problemi.
I tre protagonisti sono perfettamente caratterizzati, autentici, con i loro pregi e i loro difetti; rimangono credibili in ogni loro comportamento, coerenti con il loro vissuto. Non ho percepito nessuna nota stonata, tutto ha perfettamente senso per me in questa storia e non poteva andare diversamente.
L’ambientazione forse è ciò che maggiormente mi ha conquistata: il periodo tra gli anni Ottanta e i Novanta è anche quello della mia infanzia e adolescenza, i protagonisti di questa storia hanno solo due anni più di me e, sebbene conosca soltanto alcune delle marche francesi citate nel romanzo, sono bastate per riportarmi a quell’atmosfera alla “Il tempo delle mele” che tutti noi oggi quarantenni ci ricordiamo.
Lo stile delle Perrin è sempre impeccabile, mi sono spesso ritrovata a essere profondamente infastidita nel dover abbandonare la lettura per tornare alla vita reale con parecchia fatica, e questo mi capita soltanto con i romanzi che davvero mi coinvolgono, e non sono più tanti ormai. Come se non bastassero le vicende di Nina, Etienne e Adrien l’autrice ci regala anche un piccolo giallo (che comunque riguarda uno dei tre protagonisti molto da vicino) e un (per me grande, in quanto non l’avevo minimamente capito) colpo di scena a tre quarti di storia, che mi ha fatto dire “Perrin mi hai fregato!” proprio come lo dico spesso al mio amato Bussi.
In conclusione un romanzo intenso, per certi aspetti una sorta di “operazione nostalgia” che però conserva quella giusta dose di originalità da non farlo scadere nel banale o nel ritrito. Una storia avvolgente e per certi aspetti commovente che consiglio a chi ama i romanzi ben scritti che sanno trasportare altrove.
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